Nelle scorse settimane è intervenuto il commissario Ue all'Agricoltura, Phil Hogan. Commentando i risultati del rapporto su Politica agricola comune e cambiamenti climatici, realizzato da esperti esterni per la Commissione europea, il commissario Hogan ha inviato un messaggio sferzante. La Pac, senza tanti giri di parole, "deve fare di più e presto" per il clima.
Il documento - presentato alla fine di maggio - dipinge un quadro contrastato sul ruolo della Pac per tagliare le emissioni, come informa anche l'Ansa. I pagamenti verdi della Pac, che condizionano l'erogazione del 30% degli aiuti diretti agli agricoltori all'applicazione di alcune pratiche agronomiche rispettose dell'ambiente, nel 2016 hanno ridotto le emissioni di gas serra del 2%.
Il sostegno di aiuti accoppiati non sempre - dice il rapporto - risponde alle esigenze ambientali. Se impiegati a vantaggio di colture quali le leguminose, ad esempio, riducono le emissioni. Se utilizzati per la zootecnia, no.
Il Wwf Europa, per bocca del responsabile delle politiche climatiche dell'organizzazione, Jabier Ruiz, chiede di "mettere la mitigazione del clima al centro della futura politica agricola".
L'agricoltura, operando sotto il cielo, è uno dei settori economici più esposti ai cambiamenti climatici, con impatti che investono tutta Europa. Prova ne è lo spostamento verso Nord di determinate culture. Secondo gli studiosi, infatti, pascoli, grano e orzo potrebbero espandersi nell'area boreale. Al contrario, nell'area meridionale dell'Europa potrebbero trovare il proprio habitat naturale colture africane e tropicali, ma anche coltivazioni estive potranno essere condotte in inverno. Il fabbisogno idrico dovrebbe aumentare, provocando la situazione di conflittualità tra i diversi utilizzatori dell'acqua. Allo stesso tempo, in futuro potrebbe aumentare l'imprevedibilità delle condizioni meteorologiche e si potrebbero verificare eventi climatici catastrofici con maggiore intensità o maggiore frequenza.
Così, se negli anni l'agricoltura ha saputo contenere le emissioni di gas a effetto serra, addirittura riducendole del 21% nel periodo 1990-2014, è innegabile che le sfide ambientali e l'esigenza di proteggere le risorse naturali come il suolo, l'aria e l'acqua, sono più attuali che mai.
Il dibattito è aperto e nella nuova Politica agricola comune post 2020 la Commissione europea intende assicurare sempre maggiore centralità ai temi ambientali, impostando traguardi sempre più ambiziosi (in linea con gli accordi di Parigi sul clima, ma non solo), prevedendo piani strategici nazionali e regionali orientati agli obiettivi ambientali.
Allo stesso tempo - informa Milkcoop, il mensile delle filiere cooperative lattiero casearie - la Commissione europea spinge per aumentare il bilancio destinato a ricerca e innovazione finalizzati allo sviluppo delle filiere agroalimentari del territorio rurale, con lo scopo di ridurre le emissioni agricole e l'impatto ambientale.
Il disegno della nuova Pac, che dovrà essere discussa dal nuovo Parlamento, Consiglio e Commissione, ha previsto che ogni singolo Stato membro definisca un piano strategico della Pac, analizzando la situazione sul territorio secondo il modello Swot (punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce).
Anche le questioni ambientali come emissioni, energia, uso di agrofarmaci dovranno rientrare nell'analisi del piano nazionale. Il greening dovrebbe andare in pensione, almeno nell'attuale configurazione, alla luce - se non proprio di un fallimento completo - di un mancato risultato positivo in termini concreti. E l'ambiente verrà tutelato introducendo nuove misure di condizionalità, lo strumento cioè che vincola i pagamenti della Pac all'osservanza degli obblighi ambientali cogenti.
Accanto ai regimi ecologici previsti nel Primo pilastro della Politica agricola comune, i quali saranno erogati alle imprese agricole per gli impegni ambientali aggiuntivi, altri benefit saranno contenuti nel Secondo pilastro, legato allo sviluppo rurale. Saranno mantenuti, almeno secondo il disegno attuale, gli aiuti a superficie per lettera o per animale.
Anche gli impegni cosiddetti agroambientali, per quanto volontari per gli agricoltori, rappresenteranno un supporto al reddito e alla crescita verde. Saranno obbligatori, invece, gli strumenti della nuova condizionalità rafforzata, nei quali anche i cambiamenti climatici troveranno il loro spazio.
Il rispetto dell'ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici trova già misure operative. È il caso del progetto internazionale Geco2 per la lotta ai cambiamenti climatici, che è stato presentato a Ravenna nei giorni scorsi.
Il progetto, che si concluderà nel giugno 2021, può contare su un finanziamento transnazionale (Italia-Croazia) di quasi 2,5 milioni di euro. Ne dà notizia Legacoop Romagna, che spiega la finalità del progetto: far partire un mercato volontario di emissioni equivalenti di anidride carbonica (CO2), basato sul settore agricolo.
"Le popolazioni che vivono sul mare Adriatico sono state particolarmente esposte a forti ondate di calore, lunghi periodi di siccità, piogge distruttive e venti devastanti - ha dichiarato Vittorio Marletto, responsabile dell'Osservatorio sul clima di Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia dell'Emilia Romagna), coordinatore del progetto -. L'accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici ha disposto l'eliminazione delle emissioni dovute ai cambiamenti climatici entro la metà del secolo, ma per contenere l'aumento della temperatura globale abbiamo bisogno di contromisure immediate, prima che sia troppo tardi".
I partner di Geco2 sono Arpae (capofila del progetto), Ciheam Bari, Regione Molise, Regione Marche, Rera Sd per il coordinamento e lo sviluppo della Contea di Spalato Dalmazia, Agrra - Zara (Zara), Agenzia di sviluppo rurale della Contea di Dubrovnik Neretva e Legacoop Romagna.
Non è tutto. Solo pochi giorni fa il ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha firmato il Piano strategico che stanzia 315 milioni di euro per finanziare progetti esecutivi di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico.