"Ricerca, innovazione, competitività e cultura sono il motore dello sviluppo del paese dell'Unione europea. La ricerca, infatti, costituisce l'imprescindibile avvio di ogni processo e caratterizza il patrimonio di tutte le aree del sapere che, tramite essa, garantiscono il loro avanzamento". Sono le parole del professor Giorgio Cantelli Forti, presidente Accademia nazionale di agricoltura, all'inaugurazione del 212° Anno accademico, svoltasi ieri, 15 aprile 20109, al Palazzo dell'Archiginnasio di Bologna, giornata che ha visto inoltre la nomina di 36 nuovi accademici.

Il presidente ha inoltre sottolineato che dal secolo scorso, sia lo sviluppo scientifico che tecnologico, sono andati correlandosi al progressivo benessere e alla salute della collettività, come dimostra l'incredibile aumento della vita media e della qualità della stessa. "Infatti - ha aggiunto Cantelli Forti -, analizzando attentamente il binomio salute-benessere è possibile affermare che un fondamentale contributo è venuto dal miglioramento alimentare, inteso come riduzione di un fattore di rischio primario per ogni popolazione. Oggi è possibile scegliere materie prime in grado di garantire un'alimentazione corretta, di qualità e sicura. Meno sotto i riflettori mediatici e con meno enfasi l'avanzamento scientifico e culturale delle Scienze agrarie e veterinarie hanno determinato tutto questo. In prospettiva la ricerca multidisciplinare tra le Scienze agrarie e le Scienze della vita si presenta vincente per garantire ulteriori contributi alla qualità della vita tramite strategie sempre più mirate alla salute dell'uomo e alla tutela dell'ambiente".
 
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La parola è passata alla senatrice Elena Cattaneo, che ha illustrato ai presenti come tecnologia e innovazione scientifica siano alla base della salute umana e della produzione di cibo sicuro e accessibile. "Il nostro presente, complice la pervasività dei nuovi strumenti di comunicazione, si caratterizza dalla diffusione costante di una rappresentazione della realtà in cui si alimentano contraddizioni e profonde distorsioni. Tra queste vi è una 'narrazione al consumatore' che vorrebbe ridefinire il nostro quotidiano, cominciando dal contestare ciò che mangiamo e da come lo produciamo, basandosi sull'affermazione-feticcio naturale=buono"

"Eppure - ha continuato la senatrice -, la storia dell'uomo è un susseguirsi di metodi e tecniche affinati nelle epoche e nei secoli per difendersi ed emanciparsi dalla natura. Eppure, la natura ci ha 'regalato' virus, malattie, carestie, catastrofi - ha spiegato la professoressa Cattaneo -. L'uomo, oggi, ha imparato a proteggersi da alcune di queste minacce grazie alle preziose conquiste che la scienza ha raggiunto con fatica e che ha messo a disposizione di tutti noi. Grazie ai vaccini evitiamo malattie che fino a poche decine di anni fa minacciavano la sopravvivenza di tutti noi ad ogni latitudine e sappiamo come mettere al sicuro anche chi non può vaccinarsi. Grazie alla tecnologia e all'innovazione abbiamo imparato anche a proteggere le nostre piante dai virus e dai batteri e anche come produrre più cibo e fare in modo che sia sicuro e accessibile. Queste conquiste della scienza hanno rivoluzionato alcune branche della medicina, permesso di evitare sofferenze e di salvare vite. Nessuno, o quasi, in tema di tecnologie genomiche per la cura e prevenzione di malattie dell'uomo ha mai coltivato dubbi, frapposto limitazioni artificiose alla ricerca e all'accesso alle conquiste nel settore".

"Quando si è trattato di liberare le tecnologie e gli avanzamenti conoscitivi utili a produrre il cibo di cui ci nutriamo e di cui, nei prossimi decenni, ci sarà sempre più bisogno si è avuta la più grande levata di scudi, nutrita dalla diffidenza verso la scienza, di cui abbia memoria - ha dichiarato la senatrice -. Fino alla fine degli anni '90 l'Italia era all'avanguardia della ricerca in biotecnologie e genetica applicate alle piante. Sapevamo come salvare il mais dalle fumonisine, le mele dalla ticchiolatura, il pomodoro dai virus, varie piante dall'aggressione di funghi, addirittura aumentando la produzione ed eliminando i semi e con questi il timore della diffusione di alcuni tipi di piante Ogm. Poi tutto è andato letteralmente in fumo. Da allora, nonostante i numeri raccontino di un paese dipendente dall'estero per le principali commodities e di una bilancia agroalimentare sempre più in affanno, la politica si è comportata come uno struzzo non volendo più né vedere né sentire le prove della scienza e, anzi, incoraggiando una narrazione romantico-bucolica del 'ritorno alla madre terra e alla natura' che ha classificato gli agricoltori in buoni (chi pratica l'agricoltura biologica e biodinamica) e 'cattivi' (chi utilizza metodi integrati), dipinti come avvelenatori che, incuranti della "Natura", hanno "inquinato l'economia e il pianeta".
 
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