"Essere alla frutta" significa essere alla fine, esausti, all'esaurimento di qualcosa. Così non è per l'agroalimentare italiano che, proprio grazie anche a frutta e verdura, si conferma uno dei settori più in salute della nostra economia. L'ortofrutta si colloca infatti stabilmente al secondo posto, dietro il vino, nella classifica delle esportazioni dei nostri prodotti alimentari grazie a una crescita rispetto al 2016 del 3%, corrispondente a un fatturato dell'export pari a 4,9 miliardi di euro, realizzati per il 61% dalla frutticoltura e per il restante 39% dagli ortaggi.

In ambito comunitario la Germania assorbe il 42% della produzione (+5,8%) e la Francia il 14% del totale (+9,5%), mentre verso Spagna, storico competitor, l'export è cresciuto a doppia cifra (12,8%). L'Europa rimane dunque il mercato principale dei nostri prodotti ortofrutticoli, ma le nuove sfide e scommesse scavalcano i confini Ue e riguardano i mercati asiatici, fatti prevalentemente da nuovi paesi emergenti e dal colosso Cina.

È quanto emerso nel corso della 69esima assemblea annuale di Fruitimprese, tenutasi a Roma il 19 aprile scorso, durante la quale si è parlato anche di trend, innovazione e competitività.

Una prospettiva d'insieme per il settore ortofrutticolo dei mercati asiatici e della Cina in particolare è stata offerta da Alessia Amighini, co-direttore dell'Osservatorio Asia Aspi e docente all'Università Orientale del Piemonte, che ha sottolineato come la Cina abbia rapidamente ampliato le importazioni ed esportazioni di frutta fresca e trasformata, e come nella ricerca di una maggiore penetrazione su quel mercato - che nel 2017 ha visto l'export agroalimentare italiano crescere del 15% con un valore di oltre 448 milioni di euro - saranno di primaria importanza l'esito della lotta a colpi di dazi commerciali con gli Usa e il futuro della nuova rotta ferroviaria tra Mortara e Chengdu, che renderà la Cina raggiungibile in 16-18 giorni a fronte dei circa 45 via nave e toccherà paesi a elevato potenziale di crescita.

Tra i trend più significativi, la Amighini rileva uno spostamento dei consumi verso la frutta con un'immagine più naturale e fresca, compresa quella congelata (la cui domanda nell'ultimo decennio è cresciuta del 5% all'anno) e un forte sviluppo del segmento bio e dei superfood.
In termini relativi, - secondo la Amighini - i mercati emergenti come la Cina e l'India stanno diventando più importanti nel mercato globale della frutta. La Cina è il primo produttore al mondo, ma ha anche rapidamente ampliato le importazioni e le esportazioni di frutta fresca e trasformata. Diversi fattori stanno guidando la crescita nel commercio di frutta fresca, per il mondo nel suo insieme e in particolare per la Cina: migliore accesso al mercato, mutevoli preferenze dei consumatori, un ambiente di vendita più professionale, aumento del potere d'acquisto e, non ultimo, la combinazione di logistica migliorata, impianti di stoccaggio e catena del freddo.

"Le mele sono il frutto preferito dai cinesi con oltre un quarto della produzione di frutta locale e si prevede che i loro consumi complessivi raggiungeranno a breve le 25 milioni di tonnellate, pari a dodici volte il raccolto made in Italy" ha detto la professoressa per dare una dimensione del mercato cinese. "Se fosse possibile superare le barriere burocratiche, sanitarie e amministrative che hanno sino ad ora impedito le spedizioni, un aumento del consumo di solo un chilo e mezzo a testa sarebbe sufficiente a esaurire l'intera produzione di mele dell'Italia".

Marco Salvi, presidente di Fruitimprese giunto al suo ultimo giorno di mandato e riacclamato a furor di popolo nel corso dell'assemblea, ha esordito nel suo intervento bacchettando l'Europa, preda a suo dire di una crisi identitaria e incapace di far valere la propria autonomia e autorevolezza,  ancora subordinata al rinnovato asse franco-tedesco e ai condizionamenti della politica estera d'oltreoceano. Salvi ha proseguito ricordando i danni incalcolabili, sia in vite umane che in attività economiche, generati dalle "scellerate politiche, con scopi esclusivamente di interessi nazionali, dei citati attori Stati Uniti, Francia e Inghilterra in Iraq, Libia, Nord Africa e Medio Oriente", auspicando che l'Ue torni al più presto a "riprendere, difendere e divulgare i valori fondanti che hanno consentito settanta anni di pace e sviluppo dei popoli europei e valorizzare gli elementi di coesione con gli altri paesi dell'Europa continentale, a partire dalla Russia".

Partendo dalla questione della guerra dei dazi, Salvi ha evidenziato come il comparto debba tenersi pronto a sfruttare al meglio possibili situazioni favorevoli contingenti, ma che per competere in un mercato globale sempre più complesso e garantirsi spazi di mercato più remunerativi, è sempre più indispensabile investire in innovazione, mentre per far crescere l'economia nazionale, secondo il presidente di Fruitimprese, servono interventi più decisi da parte del Governo sul costo del lavoro, la pressione fiscale e l'efficienza della Pubblica amministrazione.

Un ruolo centrale per il settore ortofrutticolo rimane comunque rappresentato dalle politiche comunitarie della nuova Pac 2020/2027 e quindi dalle Ocm, tra cui quella ortofrutticola divenute ormai uno strumento indispensabile per il mantenimento di un livello base di investimenti articolati della filiera. "In tema di sviluppo, l'innovazione è la chiave di volta, a patto che riguardi tutti i segmenti della filiera, dalla produzione alla promozione" ha spiegato Salvi. "Questo significa lavorare sulle varietà e sulla qualità per distinguersi sui mercati internazionali, sulla valorizzazione di alcune specie, ma anche sul settore logistico e commerciale e concentrarsi, in particolare, su quei consumatori disposti a remunerare adeguatamente i nostri prodotti".

L'innovazione, secondo Salvi, va quindi declinata in aspetti che vanno oltre il solo tema tecnologico e, per essere un elemento vincente, deve riguardare tutti i segmenti della filiera, dalla produzione alla promozione e deve avanzare contemporaneamente in tutti i segmenti del comparto, dall'innovazione  varietale offerta dai programmi di miglioramento genetico, passando per l'innovazione tecnologica e logistica, fino all'innovazione amministrativa, commerciale e comunicativa.
A proposito della sospensione delle attività del tavolo di coordinamento del settore ortofrutticolo, infine, Salvi ha auspicato che derivi solo alle contingenti vicende politiche e che il livello tecnico dei ministeri coinvolti ne assicuri comunque il costante funzionamento, in quanto le esigenze del settore non possono permettersi periodi di inattività istituzionale.

Hanno completato il quadro degli interventi quello di Raffaele Borriello, direttore generale Ismea, incentrato sul sostegno finanziario all'internazionalizzazione delle imprese italiane, e di Paolo De Castro, vice presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
"Per competere nel settore ortofrutticolo - ha detto De Castro - non basta avere prodotti di qualità ma è fondamentale poter contare su un'adeguata organizzazione commerciale, che in Italia è l'aspetto su cui sicuramente dobbiamo puntare di più e che è ciò su cui da tempo Fruitimprese lavora. In questo senso il Regolamento Omnibus, entrato in vigore a gennaio di quest'anno, ha sicuramente segnato alcuni passi avanti importanti, come per esempio le regole sulla concorrenza, ma ovviamente a questo si deve affiancare l'impegno degli imprenditori".
 
Marco Salvi, presidente di Fruitimprese
Marco Salvi, presidente di Fruitimprese
 
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