“I nostri sistemi vengono posizionati lungo i limiti del campo e quando un animale si avvicina emettono ultrasuoni con una frequenza di 20-27 Khz ed una potenza di 120 decibel”, spiega ad AgroNotizie Fabio Vignoli, titolare dell'azienda. “Gli umani non percepiscono nulla, mentre per gli animali il rumore è assordante, come il colpo di un fucile ad un metro di distanza”.
Un colpo sufficiente a farli fuggire. Nelle prove in campo i caprioli e i cinghiali sono stati attirati grazie a bacche di edera e granturco sgranato. I caprioli, giurano in azienda, dopo che si imbattono negli emettitori non si fanno vedere per tre settimane. I cinghiali, ben più difficili da spaventare, invece girano alla larga per un giorno o due, poi si ripresentano. Ma puntualmente vengono messi in fuga dagli ultrasuoni. Il segreto sta nel fatto che ogni volta il dispositivo modula e distorce il suono, in modo che gli ungulati non si abituino.
Ma come funziona esattamente il sistema? Escape+, questo il nome dell'apparecchio, viene installato su un palo al limitare del vigneto. E' completamente autonomo perché è alimentato da un piccolo pannello solare e da batterie interne che gli permettono di comunicare con lo smartphone dell'agricoltore e gli altri dispositivi in campo. Oltre all'emettitore di ultrasuoni c'è un sensore a raggi infrarossi che si aziona quando un corpo caldo di una certa massa si avvicina entro 25 metri. Escape+ dunque non parte se passa un riccio né un trattore. Inoltre nel caso venga rubato ha al suo interno un gps che avverte il proprietario del furto e gli indica la posizione in cui si trova. Anche in caso di guasto un messaggio di allerta viene inviato al proprietario.
Facendo l'esempio di un vigneto (ma il tipo di coltura non è rilevante) di un ettaro, bisognerebbe dunque installare quattro emettitori di ultrasuoni e quattro sensori ad infrarossi ulteriori per coprire tutto il perimetro del campo. “Molti agricoltori ci chiamano dalla Liguria, dove i cinghiali sono una vera piaga”, racconta Vignoli. “Sono preoccupati perché le vigne crescono su terrazzamenti, su superfici a diversi livelli. Ma i nostri sistemi possono essere orientati e montati su pali di altezze differenti per garantire una copertura totale”.
Un sistema che sembra funzionare, tanto che anche il Consorzio del Chianti classico ha dato il suo patrocinio. Ma quanto deve spendere un agricoltore per mettere la sua uva al sicuro? Per adesso non è possibile dare una risposta, visto che il lancio sul mercato avverrà a breve e i prezzi non sono ancora stati fissati. Ma Vignoli ci tiene a fare una promessa: “Ci impegniamo a garantire un prezzo uguale o inferiore rispetto a quello che gli agricoltori devono pagare per i recinti elettrificati, con il vantaggio che nel nostro caso la manutenzione è quasi nulla”.