"Se non verranno introdotti maggiori elementi di flessibilità nel nuovo sistema di autorizzazione degli impianti vitivinicoli si rischia di dar vita a un sistema estremamente rigido che creerà solo inutile burocrazia". L’allarme viene dal Coordinamento del Settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative (oltre 400 cooperative rappresentate, metà della produzione di vino del Paese), guidato dal presidente Adriano Orsi, che si è insediato venerdì scorso a Roma.

Mentre a Bruxelles si sta lavorando alla stesura degli atti esecutivi del nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli, i produttori italiani temono che nel passaggio dal vecchio al nuovo regime non ci sia quella gradualità necessaria per preservare gli oltre 50.000 ettari di diritti d’impianto ancora in portafoglio per il nostro Paese.

Dalle bozze dell’atto delegato – spiega Orsi - emergono definizioni e requisiti che rendono di fatto inutilizzabili i criteri di priorità sulla base dei quali verranno concesse le nuove autorizzazioni ad impiantare. Una quota consistente di tali diritti potrebbe inoltre non essere convertita in autorizzazione ad impiantare vigneti, nel caso in cui l’Europa decida che durante il periodo transitorio (2016-2020) non sia garantita la possibilità di trasferire i diritti da un produttore all’altro”.

“Per evitare che tale potenziale venga disperso, sono state diverse le iniziative adottate da Fedagri insieme alle altre Organizzazioni rappresentative della filiera: è stato chiesto al ministero delle Politiche agricole di continuare a sostenere le ragioni del Vigneto Italia, per scongiurare seri danni alla competitività dell’intero comparto. Allo stesso tempo e con gli stessi obiettivi – ha proseguito Orsi – abbiamo lavorato con i colleghi europei in sede di Copa Cogeca”.

Al termine dell’incontro, il presidente del Coordinamento vitivinicolo Orsi ha proceduto a nominare quale suo vicario Carlo Dalmonte, presidente di Caviro e, in qualità di vice presidente, Ritano Baragli, presidente della Cantina sociale Colli fiorentini.