Novanta tra i più importanti studiosi in materia di ecologia e di aree umide, provenienti da 20 Paesi europei, oltre che da Stati Uniti e Giappone, si sono riuniti nei giorni scorsi all’impianto idrovoro Cà Bianca di Chioggia, nel veneziano, in occasione dell’appuntamento annuale realizzato dalla Sezione europea della Society of Wetland Scientists, Sws, organizzazione “no profit”, fondata nel 1980 per promuovere la conoscenza degli ambienti umidi.

In Italia esistono oltre 1000 impianti di fitodepurazione a flusso “sottosuperficiale” (prevalentemente utilizzati per il trattamento delle acque reflue domestiche) e svariate decine di zone umide a flusso superficiale  gestite soprattutto da Consorzi di bonifica), comprendenti anche i più moderni “sistemi flottanti” per la depurazione di acque di drenaggio agricolo e per il finissaggio di impianti di depurazione convenzionali (il cosiddetto “affinamento” indispensabile per l’utilizzo in agricoltura delle acque reflue, come sollecitato dalle normative). Oltre che per le prestazioni depurative, questi sistemi sono apprezzati per la multifunzionalità: sono ricchi di flora e fauna selvatica, bene inseriti nel contesto paesaggistico, possono acquisire valenza paesaggistica scegliendo specie vegetali adeguate, producono ragguardevoli quantità di biomassa da utilizzare per la produzione energetica.

L’incontro di Chioggia è un riconoscimento internazionale all’impegno dei Consorzi di bonifica per la qualità delle acque nell’ambito del virtuoso rapporto con il mondo agricolo: l’irrigazione, gestita dagli enti consortili, è determinante nel rimpinguare le falde anche con tecniche innovative come le aree di infiltrazione e i pozzi bevitori”. Questo il commento di Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, Anbi, che sottolinea anche come la qualità delle acque sia uno degli obiettivi prioritari indicati dalla Commissione europea che ha pubblicato la comunicazione relativa a “Blueprint”, cioè un “Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”. Il piano si propone come un approccio strategico basato su tre pilastri: migliorare l’attuazione della politica idrica dell’Unione europea; integrare maggiormente gli obiettivi di politica idrica in settori strategici (l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti) con i Fondi di coesione e strutturali; colmare le attuali lacune, in particolare in merito agli strumenti necessari per incrementare l’efficienza idrica.

Blueprint fa riferimento al “Partenariato europeo per l’Innovazione relativa all’acqua Pei. “Tale partenariato tra Commissione Ue/Stati membri/stakeholder/istituti di ricerca – sottolinea il direttore generale Anbi, Anna Maria Martuccelli - dovrà affrontare le carenze del sistema europeo di ricerca in modo da accelerare le innovazioni nel settore acque per raggiungere un uso sostenibile ed efficiente delle risorse idriche”.