Continuano le buone performance dell'export agricolo. Secondo i dati diffusi dall'Istat, le esportazioni a novembre 2012 hanno continuato la loro corsa al rialzo, facendo segnare un +6,5% rispetto al mese di novembre 2011, a fronte di un +2,5% nelle importazioni.
Sempre a novembre 2012 si registra, rispetto allo stesso mese del 2011, un incremento tendenziale per le esportazioni (+3,6%), mentre le importazioni sono in marcata diminuzione (- 8,2%).

"Era andata male nel primo quadrimestre 2012, con una punta negativa ad aprile (-14,3% rispetto al corrispondente mese del 2011) - sottolinea Confagricoltura -, poi è cominciata una lenta risalita e, nei primi 11 mesi dell’anno, si è quasi del tutto recuperato il terreno perduto  (-0.2% rispetto a gennaio-novembre 2011)". 
La situazione dei consumi interni, però, non sembra offrire spiragli di miglioramento. "e le imprese agricole - continua l'organizzazione - accentuano il processo di internazionalizzazione per compensare con l’export la flessione del mercato nazionale".

La maggior parte delle esportazioni – sottolinea Coldiretti - interessa i Paesi dell’Unione europea per un valore stimato di 23,3 miliardi (+3%) ma il made in Italy cresce anche negli Stati Uniti con 2,6 miliardi (+10%) e nei mercati asiatici dove si è avuto l’incremento maggiore con un +21% (2,5 miliardi).
A livello generale, l’aumento dell’export rispetto allo scorso anno è stato del 2% .
Il prodotto più esportato resta il vino, con 4,5 miliardi (+7%) davanti all’ortofrutta fresca (3,9 miliardi di euro), che resta sostanzialmente stabile così come l’olio (1,2 miliardi). Aumenta, invece, la pasta che rappresenta una voce importante sulle tavole straniere con 2,1 miliardi (+7%).

Nonostante le difficoltà del settore, che sconta un’assoluta mancanza di politiche “ad hoc” - fa presente la Cia - Confederazione italiana agricoltori - e aumenti incredibili dei costi produttivi e degli oneri fiscali, l’agricoltura si dimostra molto vitale ed economicamente strategica per il Paese.
Soltanto l’export di frutta e verdura vale 4 miliardi di euro l’anno, ma c’è ancora un enorme margine di crescita sui mercati stranieri, tanto più che la domanda mondiale, sostenuta proprio dai paesi Bric, è passata da 70 a 170 miliardi di dollari in pochi anni.