La proposta di riforma della Pac è brutta e brutta rimane nonostante le controproposte del Parlamento europeo.” Così il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, in occasione dell'incontro promosso dalla Regione Emilia Romagna per fare il punto sui negoziati. Nell'introdurre i lavori l'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, ha messo l'accento sulle criticità che le proposte di riforma della Pac trasferiscono sull'Italia, aumentando i costi e riducendo le risorse. Questo l'effetto che avrebbero i criteri per garantire la sostenibilità ambientale, il cosiddetto greening, che sottrae terreno alle produzioni e aumenta il peso della burocrazia. “Avremmo voluto – ha detto Rabboni – una Pac che premiasse la riduzione degli input chimici, il risparmio delle risorse idriche e dell'energia, senza penalizzare la produzione.” Pesanti poi le critiche rivolte ai criteri di riparto degli aiuti diretti calcolati in base alle superfici agricole, piuttosto che sul valore delle produzioni. Una scelta penalizzante per l'Italia che nella Ue pesa per il 13% in quanto a valore della produzione, pur avendo solo il 7% della superficie agricola dell'Unione. Anche gli aspetti positivi contenuti nella proposta di riforma, come gli impegni mutualistici, la spinta alle organizzazioni dei produttori, i disegni sulla contrattualità nei rapporti di filiera, sono privi di risorse adeguate e rischiano di trasformarsi solo in buoni propositi, ma irrealizzabili.

 

Le controproposte

Quali le possibilità di modificare questo scenario? Questa la domanda rivolta a Paolo De Castro in vista dell'incontro del 23 e 24 gennaio, quando il Parlamento europeo voterà le controproposte alla riforma della Pac disegnata dal Commissario Dacian Ciolos. E che si tratti di una vera e propria controproposta lo dimostrano i 7546 emendamenti presentati dal Parlamento. Un segnale inequivocabile del malessere per una riforma che non ha tenuto in nessun conto gli orientamenti espressi dal Parlamento. Dunque la si vuole quasi riscrivere, iniziando dal criterio di ripartizione degli aiuti, che non può essere quello della superficie. Un altro capitolo delle controproposte mira ad evitare un aggravio della burocrazia, puntando alla semplificazione. Il Parlamento, ha poi anticipato De Castro, voterà a favore del greening, introducendo però alcune importanti modifiche. Nella proposta Ciolos il greening si applica a tutte le aziende di oltre tre ettari di superficie. Il che si traduce in numerosi obblighi, come la diversificazione delle colture e la destinazione a superficie ecologica del 7% dei terreni. La proposta del Parlamento sposta il limite alle aziende di oltre 15 ettari e riduce al 3% l'obbligo di superficie ecologica, percentuale che potrà essere calcolata anche su base regionale, piuttosto che su ogni singola azienda.

 

Di taglio in taglio

Su come sarà la futura Pac pesa infine l'incognita dei tagli delle risorse finanziarie. La prima proposta annunciata dal presidente Herman Van Rompuy prevedeva un taglio di 25,5 miliardi di euro nei sette anni che vanno dal 2014 al 2020, periodo di applicazione della nuova Pac. Il taglio al budget agricolo era poi sceso a “soli” 17 miliardi di euro, ma ora le trattative, come noto, si sono arenate. Le discussioni riprenderanno in febbraio e non è detto che quest'ultima cifra sia confermata. Ulteriori riduzioni del budget agricolo, come peraltro chiedono alcune nazioni, porterebbero però a ridiscutere lo stesso impianto delle controproposte del Parlamento.

 

La Pac non si ferma

A prescindere dalla entità dei tagli, l’obiettivo resta quello di una riforma capace di coniugare l’attenzione all’ambiente con le esigenze di carattere economico e sociale. Con queste premesse è improbabile che si possa giungere ad un accordo sulla riforma della Pac entro giugno 2013, come sarebbe necessario per la sua applicazione dal 2014. “Se non ci sarà un accordo – ha spiegato De Castro – la Pac certamente non scadrà e gli agricoltori continueranno a ricevere i sostegni previsti dalle attuali regole comunitarie, sia per gli aiuti diretti, sia per i Psr.”