Il negoziato sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) infervora gli animi. Se il Commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos parla di “idee pericolose che circolano”, il presidente della Commissione Agricoltura all’Europarlamento (Comagri) Paolo De Castro blinda sulle tempistiche: “nessuna proroga, si vota entro dicembre”.
E da Bruxelles, dove ha incontrato Ciolos, il ministro alle politiche agricole Mario Catania fa il punto su alcuni dei più importanti elementi in discussione.

Dove colpiranno i tagli

Il Congresso degli agricoltori europei organizzato a Budapest da Copa-Cogeca, l’organizzazione delle cooperative, ha rappresentato l’occasione per far emergere alcuni punti critici del negoziato. “Sento di nuovo circolare idee pericolose – ha detto senza mezze parole  Ciolosalcuni credono che la Pac possa continuare ad avere lo stesso margine di manovra che aveva nel passato, ma voglio essere chiaro: non è più così”.
Ciolos ha così sollevato il problema di quegli Stati membri che vogliono far pesare i tagli al bilancio agricolo esclusivamente al cosiddetto secondo pilastro di questa politica: lo sviluppo rurale, ovvero i programmi che sostengono progetti di ristrutturazione e investimento, per non toccare gli aiuti diretti al reddito degli agricoltori (per Ciolos, “blindandoli di modo da renderli intoccabili”).
“Non fa una piega che il Commissario difenda una struttura armonica della politica, con primo pilastro a sostenere i produttori e secondo a contribuire allo sviluppo del settore – risponde il ministro Catania alla critica – ma per noi la priorità è ottenere soluzioni che corrispondano il più possibile all’interesse degli agricoltori italiani”.
Il governo, dunque, non è favorevole a priori a una soluzione o a un’altra, ma lavora per ottenere, in concreto, una dotazione finanziaria che rispetti le esigenze delle aziende sul proprio territorio.

Come ridistribuire gli aiuti tra Paesi europei

Lo stesso discorso viene fatto rispetto a un altro aspetto del dossier, quello che riguarda il pareggiamento della distribuzione degli aiuti nei diversi Stati membri.
La proposta della Commissione europea prevede l’abbandono del parametro in uso nel nostro Paese (un criterio storico per il quale ogni agricoltore riceve l’aiuto in base alla produzione effettuata in passato) a favore del criterio della superficie, per cui a ogni ettaro corrisponde un certo sostegno finanziario.
“Al di là degli approcci ideologici, al di là delle affermazioni di principio su questo o quel criterio, la cosa fondamentale è che si trovino soluzioni alternative che tutelino i nostri agricoltori”, spiega Catania. L’Italia sembra per ora ben posizionata nell’intento di far riconoscere, accanto al principio della superficie, anche altri fattori rilevanti come la produttività, elemento indispensabile per un territorio dove anche piccole superfici vengono coltivate con alte rese.

A chi indirizzare gli aiuti europei?

Rispetto alla situazione attuale, in cui gli aiuti vanno a chiunque abbia disponibilità di superfici agricole o idonee all’agricoltura, la riforma vuole condurre a una circoscrizione del sostegno esclusivamente ai soggetti che possono essere considerati agricoltori a tutto tondo.
Questo principio, contenuto nella proposta della Commissione europea, è sostenuto dal governo italiano, eppure diversi parametri tecnici tradurrebbero questo concetto in pratica in modi molto diversi.
“C'è il problema che la posizione della Commissione è tecnicamente sballata – spiega Catania, che però dopo l’incontro col Commissario è parso rassicurato – ora sono convinto che avremo una soluzione che sarà tecnicamente estesa in modo corretto''.
Per l’Italia, i destinatari dei pagamenti diretti potrebbero essere ridotti anche dell’8-10% rispetto al parco attuale: un “dovere morale”, per Catania, in una situazione di restrizione delle risorse.

Tempistiche

Nonostante le controversie, il presidente Comagri Paolo De Castro non manca di sottolineare che “su alcuni concetti di fondo la convergenza è ampia''.
E intanto, sprona ad accelerare il passo, ribadendo l’inamovibilità del voto Comagri a fine novembre-inizio dicembre: circostanza possibile, però, solo se i Ventisette troveranno prima l’accordo sul budget 2014-2020, sul quale la riforma Pac dovrà poggiare.
Rimanere nei tempi è indispensabile per approntare le modifiche in modo da poterle applicare fin da gennaio 2014: “Se non ce la facessimo – precisa però De Castro – gli agricoltori europei non perderebbero nulla, perché verrebbe prorogata la politica attuale”.