Con il Natale che si avvicina a grandi passi portando con sé cenoni e cesti regalo, i riflettori sono puntati sull'agroalimentare made in Italy: secondo le prime stime della Cia, tra la Vigilia e Santo Stefano si spenderanno 3,2 miliardi di euro per cibo e bevande: solo l'1% in meno del 2010. Una prova tangibile che gli italiani non vogliono rinunciare ai piatti della cucina natalizia, preferendo invece fare economia su doni (-3,5%) e viaggi (-7%).

Ma un'altra minaccia grava sul un prodotto made in Italy, tra i più apprezzati da adulti e bambini: il cioccolato.

La Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora per continuare ad utilizzare la denominazione 'cioccolato puro' sulle etichette, in violazione del diritto europeo, come indicato nella sentenza contro l'Italia della corte di giustizia Ue del 25 novembre 2010.

La Corte di Giustizia - spiega la Coldiretti - aveva condannato l'Italia per avere autorizzato la denominazione 'cioccolato puro' sulle etichette per i prodotti a base di solo burro di cacao per distinguerli dai prodotti che contengono grassi vegetali come succedanei.

Quello della Commissione europea è, oltretutto, un comportamento contradditorio, come denuncia Coldiretti: ha infatti aperto al 'formaggio senza latte', sostituito parzialmente dalla caseina e dai caseinati per ottenere formaggi a pasta filata, e al 'vino senza uva', ottenuto dalla fermentazione di frutta come lamponi e ribes.

"Le contraddizioni delle scelte politiche europee sono evidenti - conclude la Coldiretti - anche nelle norme che riguardano l'indicazione in etichetta l'origine dei prodotti agricoli impiegati che è obbligatoria per la carne bovina, ma non per quella di maiale, per la frutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi". L'etichetta resta anonima, ricorda Coldiretti, per circa il 50% della spesa degli italiani.

 

L'inganno è servito

Coldiretti ha analizzato nel dettaglio le leggi europee relative all'agroalimentare: "A subire gli effetti di queste normative comunitarie sono stati numerosi altri prodotti - denuncia Coldiretti - con profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all'insaputa dei consumatori".

Oltre al già citato 'formaggio senza latte', è senza dubbio il vino il settore più colpito. In alcuni Paesi del Nord Europa è permesso aumentare la gradazione del vino tramite l'aggiunta di zucchero, con una pratica molto utilizzata che Coldiretti definisce un 'trucco di cantina'. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei Paesi del Mediterraneo e in Italia, dove Coldiretti e altre organizzazioni si battono per "affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall'uva".

Polemiche anche per il vino senza uva, arrivato con la riforma europea di mercato del settore vitivinicolo del 29 aprile 2008 (Reg. 479/08) che ha autorizzato la produzione e la commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva come lamponi e ribes. L'Unione europea ha anche dato il via libera all'invecchiamento artificiale del vino attraverso l'utilizzazione di pezzi di legno al posto della tradizionale maturazione in botti di legno, secondo quanto previsto dal Reg. (CE) 11 ottobre 2006, n. 1507/2006.