La produzione di oli d'oliva italiani si preannuncia più scarsa, quest'anno, con prospettive comunque favorevoli sul piano qualitativo. Lo rileva l'Ismea che, in collaborazione con Cno e Unaprol, ha formulato una prima stima sulla nuova campagna, che aprirà ufficialmente i battenti a novembre.

Nell'annata 2011/12 - rivela l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - la produzione italiana di oli di oliva di pressione dovrebbe attestarsi al di sotto delle 502mila tonnellate, facendo segnare su base annua una contrazione di circa il 5%.

La componente climatica, caratterizzata da siccità e temperature elevate, ha ostacolato lo sviluppo di alcuni patogeni dell'olivo, come la mosca, favorendo implicitamente la qualità. Ma in molte zone, soprattutto in quelle aree dove non si è potuto intervenire con irrigazioni di soccorso, il caldo ha anche causato fenomeni di avvizzimento della drupe, con conseguenti cadute dei frutti in fase di maturazione.

Il quadro produttivo, a livello territoriale, rivela situazioni differenziate, con risultati migliori nelle regioni del Mezzogiorno. In controtendenza rispetto al dato complessivo di previsione, le stime Ismea segnalano incrementi produttivi in due importanti poli del Sud, rappresentati da Calabria (+4%) e Sicilia (+10%). E anche in Puglia, che per volumi è seconda solo alla Calabria, le previsioni indicano una riconferma dei livelli produttivi del 2010.

Nel bilancio complessivo, queste tre regioni hanno fortemente attenuato le perdite riscontrate in altre aree del Paese, in particolare in Campania, dove è atteso un meno 25% rispetto al 2010, e in tutte le regioni del Centro Italia, che nel complesso dovrebbe ridurre di circa un terzo la produzione.

Sul dato negativo del 2011 hanno anche influito alcuni fattori considerati ormai strutturali. Oltre al clima - spiega l'Ismea - i frequenti fenomeni di abbandono degli oliveti o di non raccolta, determinati dalle perdite di reddito a carico degli olivicoltori, hanno contribuito a ridurre la produzione, scesa quest'anno su livelli nettamente inferiori al dato storico sia di medio che di lungo periodo.

Coldiretti sulla base delle previsioni Ismea sottolinea che "in alcune zone i raccolti si sono ridotti fino a valori anche del 50 per cento. Il caldo ha provocato - sottolinea la Confederazione - un anticipo di maturazione delle olive con una diminuzione delle rese anche se la qualità viene giudicata buona. Il risultato è - precisa la Coldiretti - che è già possibile in alcune zone cominciare ad assaggiare l'olio novello, in vendita sino a non più di 4 mesi dall'estrazione, che si caratterizza per un gusto spiccato fruttato quasi piccante, ha una maggiore quantità di sostanze antiossidanti polifenoliche e una minore acidità. La dieta mediterranea, della quale l'olio d'oliva è una componente centrale, è da tempo associata a molteplici effetti benefici per la salute, riducendo rischio di infarto e ictus, alcuni tipi di tumore e di demenza. L'Italia - conclude la Coldiretti - è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate".

 

"La campagna di raccolta e di spremitura delle olive per il 2011 metterà a disposizione dei consumatori italiani e dei tanti clienti internazionali che scelgono i nostri eccellenti prodotti un olio extra vergine di oliva di primissima qualità". E' questo il commento di Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori, Cno, dopo la diffusione delle prime stime di Ismea sulla produzione di olio di oliva per l'annata 2011

"C'è un calo produttivo che colpisce in particolare alcune regioni del Centro Italia, prosegue Sicolo, ma la qualità è eccellente e tale da consolidare il primato degli oli italiani nel mercato internazionale e da soddisfare i raffinati gusti dei consumatori italiani più esigenti che vogliono acquistare un prodotto speciale".

Il mercato dell'olio in Italia è piuttosto differenziato e il consumatore dispone di una ampia possibilità di scelta, tra Dop, Igp, biologico e altre specialità messe a disposizione dagli olivicoltori nazionali, dalle loro organizzazioni di produttori, dalla cooperazione e dall'intera filiera dell'olio di oliva. 

"C'è però un problema, - avverte il presidente di Cno - il settore sta soffrendo da alcuni anni una crisi di mercato dura e persistente. L'olivicoltura è un patrimonio nazionale importante dal punto di vista economico e occupazionale, ma anche in termini paesaggistici, ambientali e sociali. Da qualche tempo denuncio la criticità della situazione - ha concluso Sicolo - chiedendo interventi adeguati ed in linea con le esigenze, primo tra tutti la tutela della qualità e del lavoro degli olivicoltori italiani".

 

E' cresciuta del 3% la quota di esportazione dei Paesi produttori di olio di oliva verso i Paesi esteri nella campagna 2010/2011: il flusso commerciale è stato di oltre 670mila tonnellate a fronte di una produzione di olio di oliva che ha superato di poco 3milioni di tonnellate. Stati Uniti, Cina, Brasile e Canada i Paesi dove si è importato di più, escludendo lo scambio fra i Paesi membri della Ue.

"Il dato dimostra che l'olio di oliva è sempre più un prodotto globale capace di catturare nuovi consumatori in mercati ricchi e in espansione" ha affermato Elia Fiorillo, presidente del Consorzio di garanzia dell'olio extra vergine di oliva di qualità, Ceq. "Anche fuori dall'abituale contesto di consumo si assiste a una domanda crescente. Sta all'Italia - ha aggiunto - lavorare affinché questa richiesta sia diretta soprattutto verso un prodotto extra vergine italiano di alta qualità. Un obiettivo intorno al quale vanno concertati gli sforzi di tutti gli attori della filiera, se vogliamo presidiare come paese questo processo di espansione. I margini di sostituzione delle quote di consumo dei grassi con l'olio di oliva sono talmente elevate da consentire a tutti gli imprenditori del settore italiano di occupare posti in prima fila. Il Consorzio Ceq è da tempo impegnato in Italia, e ora anche all'estero, per diffondere una cultura del prodotto che possa supportare l'espansione e la competizione delle imprese italiane sui mercati più promettenti".

L'Italia contende il primato quantitativo della Spagna sul piano della qualità. Nella campagna 2010/2011 la Spagna si è confermata leader mondiale delle esportazioni, con le sue 225mila tonnellate, seguita dall'Italia con 160mila tonnellate (al terzo posto la Tunisia: 100mila tonnellate di export). "Sugli scaffali dei Paesi emergenti – ha aggiunto Fiorillo – i colori spagnoli sono sempre più frequenti. I produttori iberici, forti anche di un programma promozionale unitario coordinato dalla propria organizzazione interprofessionale, possono contare su una comunicazione che tocca ben 15 mercati di consumo. In Italia, le ataviche divisioni ideologiche ci stanno facendo ignorare quello che sta avvenendo sui mercati internazionali. O faremo seriamente squadra per difendere il made in Italy o il declino ci travolgerà" ha concluso Fiorillo.