E' finalmente completa la 'posizione comune sulla Pac', il documento con le richieste del mondo agricolo italiano da far valere in sede Ue, nel dibattito sulla riforma della Politica agricola comune.
Il rapporto è stato sottoscritto da tutte le organizzazioni del settore, compresi sindacati e mondo cooperativo, con la sola eccezione dell'industria alimentare. Il paper è stato consegnato a Galan in occasione del Forum organizzato dal ministero delle Politiche agricole sul futuro della Pac in cui lo stesso Mipaaf presenta un documento di sintesi sul tema.
Mantenere una dotazione finanziaria adeguata, e far valere nella distribuzione delle risorse criteri che privilegino la qualità e non la quantità, devono essere, secondo le rappresentanze del mondo agricolo italiano, gli obiettivi principali della negoziazione sulla nuova politica comune.
Ma nel suo discorso al Forum Galan ha chiesto di andare oltre, per razionalizzare la spesa: ci vuole "meno burocrazia, meno dirigismo, meno assistenzialismo: sono queste le parole chiave più importanti - ha detto il ministro -: 761mila persone ricevono meno di 1.000 euro,196mila ricevono meno di 200 euro. Tutto questo fa il bene del comparto? Non so quanti politici e amministratori si sentiranno di togliere questo contributo, ci vorrà coraggio ed io ce l'ho".
Il documento delle organizzazioni agricole è in sintonia con quello del Mipaaf. Che, oltre al mantenimento del budget e al no all'adozione di criteri di distribuzione delle risorse che siano esclusivamente basati sulla superficie agricola, individua, a partire dalla Comunicazione della Commissione, altri obiettivi prioritari per gli interessi italiani.
In particolare, il documento del ministero fa riferimento alla necessità che nella cornice della nuova Pac siano previsti strumenti flessibili in grado di dare sostegno al settore nel caso di estrema volatilità dei prezzi; che venga elaborato un Documento quadro nazionale sullo Sviluppo rurale a livello nazionale, per disinnescare la bomba a orologeria del 'disimpegno automatico', attraverso un piano finanziario unico, che assicuri flessibilità pur garantendo l'autonomia dei programmi regionali; che venga accentuata la complementarità tra i due pilastri della pac, onde evitare sovrapposizioni.