Bari, Roma, Cremona, Milano, Napoli. Ecco le tappe lungo le quali si è snodata la protesta agricola di questi giorni. Una protesta contro la manovra finanziaria, avara di risorse per i campi. Ma anche una protesta contro le quote latte. Meglio, contro la decisione di favorire i “furbetti” della mangiatoia, che si sono visti regalare il rinvio nel pagamento delle multe. Peccato che in tutto questo protestare ci si sia dimenticati dell’agricoltura, ma abbiano prevalso le logiche di divisione, gli schieramenti e le appartenenze all'una o all'altra “fazione”.
Così Coldiretti era a Roma il 20 luglio, con la vacca Onestina come mascotte.
Confagricoltura, quasi a sottolineare la distanza della propria posizione, anche in termini di “chilometri”, sceglieva Cremona per agitare le sue bandiere.
Intanto la Cia mobilitava i “suoi” per recarsi a Roma, anche lei da sola e avendo come mascotte l'asino Agreste. E in ognuna di queste occasioni tutti a chiedere gli stessi sostegni per l'agricoltura, tutti a dire no al rinvio delle multe, che premiano i furbi e “gabbano” gli onesti. Simili persino le “mascotte”.
Ma questo andar divisi non serve ad un'agricoltura sempre più debole. Debole perchè divisa nelle sue rappresentanze sindacali, frammentata nelle espressioni della cooperazione, dispersa nelle sigle delle sue tante forme associative. E quando in troppi vogliono essere protagonisti si corre il rischio che la necessità dell'apparire prenda il sopravvento sull'impegno del fare. Così sembra accaduto anche questa volta.

 

I motivi della protesta

Ma torniamo ai motivi delle proteste, già anticipati su Agronotizie della scorsa settimana, con al centro la mancanza di risorse destinate all'agricoltura e in particolare la mancata proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali. E poi il no al rinvio delle multe per le quote latte. Strana vicenda, quest'ultima. A quanto pare sono pochissimi gli allevatori che ne trarranno beneficio, ma ha fatto indignare tutti gli altri, che sono migliaia. Forse anche chi l'ha voluta non ne aveva valutato sino in fondo la portata. Perchè il rinvio a fine anno delle multe in scadenza il 30 giugno non riguarda, come sembrava in un primo tempo, tutti gli allevatori, ma solo quelli che hanno aderito alla rateizzazione prevista con la la legge 33/2009, appena un centinaio. Gli altri, anche loro alle prese con multe e rate, sono gli oltre mille allevatori che hanno ottenuto di rateizzare il loro debito avvalendosi di un'altra legge, la 119/2003, che già prevede la scadenza del 31 dicembre. Che dunque non avranno nessun vantaggio dal rinvio deciso in questi giorni. Insomma tanto rumore per nulla, o per davvero poco. Ma la protesta continuerà a settembre, sostengono in molti. Chissà se per allora sarà più chiara la vicenda delle multe e se, come pare, ci sarà una risposta alla proroga per la fiscalizzazione degli oneri sociali. Altri motivi per protestare non mancheranno di certo, ma questa volta, ci auguriamo, evitando di andare divisi e mirando con attenzione ai problemi da mettere in piazza e agli slogan da gridare sotto le finestre del “Palazzo”. E ce n'è uno che si è sentito poco in questi giorni. Che fine hanno fatto i 45 milioni che avrebbero dovuto andare agli allevamenti “in regola” con le multe? Ma, per favore, se si tornerà in piazza a protestare lo si faccia uniti. Altrimenti è meglio restare a casa.