La Commissione europea ha approvato oggi un pacchetto legislativo che permette agli Stati membri di limitare o proibire coltivazioni Ogm. Gli Stati si assumeranno la completa responsabilità di autorizzare, restringere o proibire la coltura di Ogm sulla totalità o una parte del proprio territorio per ragioni sociali, economiche e morali.
Questa impostazione, che esclude la possibilità di scegliere di non coltivare Ogm per ragioni legate alla tutela della salute e dell'ambiente, eviterà contrasti in sede Wto.
Lo ha annunciato il Commissario alla Salute, John Dalli. "Non ci sarà nessuno scambio" - ha assicurato il Commissario - tra questa libertà data agli Stati membri ed una accelerazione delle procedure di autorizzazione" che rimangono di competenza della Commissione europea e continueranno ad essere basate sulla valutazione scientifica.
A giudizio di Dalli "non è una rinazionalizzazione della politica Ogm , è solo il riconoscimento che gli Stati membri hanno il diritto di organizzare le coltivazioni in modo da rispondere alle proprie esigenze. Ad esempio se un Paese vuole spingere le coltivazioni biologiche, non deve essere possibile ostacolarlo".
Il pacchetto approvato si compone su una comunicazione, una nuova raccomandazione sulla coesistenza delle culture geneticamente modificate con le culture convenzionali e/o biologiche e una proposta di regolamento che prevede una modifica della legislazione relativa agli Ogm. Sul regolamento è prevista la codecisione con il Consiglio e Parlamento europeo. Due consigli, in settembre ed ottobre, si occuperanno della questione.
La nuova raccomandazione sulla coesistenza dà un più ampio margine di manovra agli Stati membri, tenendo conto delle loro specificità locali, regionali e nazionali in occasione dell'adozione di misure sulla coesistenza delle colture. Il regolamento proposto modifica la direttiva 2001/18/ce in modo da permettere agli Stati membri di restringere o proibire la cultura del Ogm sul loro territorio.
"L'esperienza acquisita finora nel settore degli Ogm - ha aggiunto il commissario - mostra che gli Stati membri hanno bisogno di un più ampio margine di manovra per organizzare la coesistenza tra le colture geneticamente modificate e gli altri tipi di colture. La concessione di una vera libertà, che permette la presa in considerazione di ragioni diverse da quelle fondate su una valutazione scientifica dei rischi per la salute e l'ambiente, impone anche di modificare la legislazione attuale. Tengo a precisare che il sistema d'autorizzazione su scala dell'Unione europea, che riposa su basi scientifiche rigorose, rimane interamente al suo posto."
Le linee direttive non vincolanti che compaiono nella nuova raccomandazione sulla coesistenza delle colture riflettono meglio la possibilità data agli Stati membri dalla legislazione in vigore (articolo 26 bis della direttiva 2001/18/ce) di adottare misure tendenti ad evitare la presenza accidentale di Ogm nelle culture convenzionali e biologiche. Permettono anche l'instaurazione di misure tendenti a mantenere il tasso di Ogm nei prodotti alimentari e nei prodotti per l'alimentazione degli animali convenzionali a livelli inferiori alla soglia d'etichettatura dello 0,9%. D'altra parte, la nuova raccomandazione precisa che gli Stati membri possono stabilire zone Ogm-free e forniscono loro migliori orientamenti per l'elaborazione della coesistenza delle colture. In cooperazione con gli Stati membri, ha aggiunto Dalli,"l'Ufficio europeo per la coesistenza continuerà ad elaborare pratiche esemplari in materia, come pure orientamenti tecnici su questioni connesse".
La proposta di revisione della direttiva 2001/18/ce mira a garantire una sicurezza giuridica agli Stati membri che prendono una decisione riguardante una coltura geneticamente modificata per ragioni diverse da quelle fondate su una valutazione scientifica dei rischi per la salute e l'ambiente. A tale scopo, la commissione propone l'inserimento di un nuovo articolo (26 ter), che sarebbe applicabile all'insieme degli Ogm la cui coltura sarà autorizzata nell'Ee, sia ai sensi della direttiva 2001/18/ce, sia a titolo del regolamento (Cee) n.° 1829/2003.
Gli Stati membri saranno in grado di restringere o proibire la coltivazione di Ogm sulla totalità o una parte del loro territorio senza invocare la clausola di salvaguardia. Le loro decisioni non dovranno essere autorizzate dalla Commissione, ma saranno obbligati ad informarla questa e gli altri Stati membri un mese prima dell'adozione delle misure in questione. Dovranno anche rispettare i principi generali dei trattati e del mercato unico, e non contraddire gli obblighi internazionali dell'Ue. Nello stesso tempo, il sistema d'autorizzazione dell'Ue, fondato sulla valutazione scientifica dei rischi per la salute e l'ambiente, sarà mantenuto e migliorato, cosa che garantirà la tutela dei consumatori ed il funzionamento regolare del mercato interno delle sementi geneticamente modificate e non, e dei prodotti alimentari e prodotti per l'alimentazione degli animali geneticamente modificati. La proposta legislativa sarà adottata secondo la procedura di codecisione tra il Parlamento europeo ed il Consiglio.
"Il nuovo quadro legislativo comunitario sugli Ogm finirà per aumentare la confusione, creando disparità di trattamento tra gli agricoltori dei vari Stati membri e disorientando i consumatori", lamenta Confagricoltura.
"Non ci è piaciuto l'atteggiamento pilatesco della Commissione che se ne lava le mani e non decide su un tema su cui andava fatta chiarezza – è il commento di Confagricoltura – Attendevamo da Bruxelles soluzioni univoche per tutti gli Stati membri". "Alla fine – sottolinea ancora Confagricoltura – si è acuito il 'paradosso degli Ogm' che li vuole importati dall'estero ma non coltivati, come avviene oggi in Italia e in Europa".
"Finalmente una risposta chiara all'annoso problema degli Ogm in agricoltura. La Commissione Ue ha impresso una svolta molto importante alla sua strategia in materia di biotech. Un atteggiamento che dimostra buonsenso nei confronti dei cittadini europei e rispetto della sovranità nazionale". Così si è espresso il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi. "E un fatto estremamente positivo che - aggiunge Politi - il governo comunitario non abbia voluto imporre la coltura del biotech in Europa e, invece, abbia voluto riconoscere l'autonomia dei singoli Stati. Una proposta che non è azzardato definire storica e che prende atto della forte opposizione dei cittadini europei agli Ogm, dimostrata più volte"
"Una proposta, quella Ue, che rafforza la posizione del nostro Paese, dove - rimarca Politi- c'è una precisa legge che impedisce di seminare prodotti biotech e che, quindi, ogni violazione, va perseguita e condannata".
"Davanti a questo scenario non possiamo che ribadire - afferma il presidente della Cia - che l'agricoltura italiana, tipica e diversificata, non ha certo bisogno degli Ogm e che è possibile produrre colture proteiche libere da biotech, con beneficio per l'ambiente, la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori".
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie