“Per la prima volta – ha detto Zaia - il G8 si aprirà anche ai rappresentanti degli organismi internazionali come Fao, Pam - Programma mondiale degli Aaimenti, Ifad - Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, Banca mondiale e High Level Task Force sulla sicurezza alimentare delle Nazioni unite. Con loro ridisegneremo il futuro dell’agricoltura che sta vivendo il suo Rinascimento dopo anni di oscurantismo politico. Dobbiamo recuperare il tempo perduto, non solo restituendo centralità alla produzione agricola, ma lavorando perché aumenti la produttività dei Paesi in via di sviluppo".
“Per quanto concerne la Pac - ha proseguito - il Governo adotterà quanto prima un importante decreto-legge che prevede l’attribuzione ai produttori delle nuove quote latte negoziate a livello comunitario. Si tratta di 750.000 tonnellate, cui - ha proseguito Zaia - vanno aggiunte circa 85.000 tonnellate di maggior produzione, derivanti dal nuovo metodo di calcolo della materia grassa negoziato a Bruxelles”.
Il decreto prevede l'istituzione del Registro nazionale dei debiti, con la previsione delle penalità di rateizzazione per tutti i soggetti che abbiano debiti di natura agricola con lo Stato. “Per le politiche di sviluppo e sostegno alla competitività delle filiere agroalimentari vorrei sottolineare - ha detto il ministro - l’importanza del disegno di legge sulle disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare che presto sarà in Consiglio dei ministri per l’esame definitivo, a sostegno in questa fase di crisi, del rilancio degli investimenti, della competitività e della tutela della trasparenza per i consumatori e per le imprese". Tassello fondamentale del provvedimento è la promozione della produzione diffusa di energia elettrica da biomasse.
Di fronte all’attuale situazione di crisi Confagricoltura chiede al Governo di tenere in dovuta considerazione il settore agricolo. “Nel contesto delle misure in via di definizione - ha detto il presidente Vecchioni - l’agricoltura rischia di essere sostanzialmente emarginata, se non addirittura penalizzata, con la prospettiva di dover pagare un prezzo aggiuntivo, in particolare in termini di aumento del costo del lavoro”. Confagricoltura rimarca la posizione comune presentata dalle Organizzazioni imprenditoriali sulla revisione degli assetti contrattuali fissati nel Protocollo del 1993, necessaria per rilanciare la competitività e la crescita delle imprese. Nell’ambito dell’accordo quadro, che fissa per tutti i lavoratori le stesse condizioni di base, lasciando spazio a successivi accordi attuativi, l'Organizzazione ribadisce la validità dell’assetto contrattuale agricolo.
“Le imprese - rileva Politi - devono fronteggiare una situazione pesantissima: i costi produttivi sono arrivati a livelli insostenibili, gli oneri sociali sono sempre più gravosi, mentre i prezzi sui campi continuano a scendere in maniera preoccupante e gli adempimenti burocratici creano non poche difficoltà. I redditi scontano i crolli registrati negli ultimi anni. Le risposte del governo sono state parziali, riduttive o sbagliate. La proroga di tre mesi degli sgravi contributivi Inps serve a poco. Non è stato rifinanziato il Fondo di solidarietà contro le calamità naturali. Sul settore pende ancora la spada di Damocle dell’Ici per i fabbricati rurali”.
“Mancano misure adeguate, coraggiose e mirate nei confronti di un’agricoltura - sottolinea Politi - che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente". “La ripresa della nostra mobilitazione risponde alla necessità di dare immediate risposte agli imprenditori agricoli che - sottolinea Politi - non possono continuare ad operare sotto il peso opprimente dei costi e degli oneri sociali e con la mancanza di reali supporti come quello dei finanziamenti contro le calamità naturali. I danni del maltempo dei giorni scorsi ne sono la prova eloquente. Le nostre richieste non riguardano solo l’emergenza. Quello che sollecitiamo è un nuovo progetto di politica agraria. E questo deve essere il compito della Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale che va svolta in tempi rapidi".
"Lo scandalo del latte alla melamina e quello della carne di maiale irlandese alla diossina avrebbero fatto meno paura se in Italia fosse già entrato in vigore l’obbligo di indicare il luogo di origine e provenienza della materia prima agricola utilizzata per tutti gli alimenti". E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere apprezzamento per il disegno di legge presentato dal presidente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora.
Con le mobilitazioni degli ultimi anni la Coldiretti è riuscita ad ottenere l'obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva nonostante le resistenze delle lobbies in Italia ed in Europa. "Ma l'etichetta - sottolinea la Coldiretti - resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta. E’ importante che l’Italia, leader nella qualità alimentare si faccia promotrice in Europa di una nuova normativa più attenta alla trasparenza degli alimenti per favorire i controlli e consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli".
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Fonte: Agronotizie