Una
"filiera leggera" dei
mezzi tecnici che salvaguardi gli imprenditori agricoli, ma anche tutti i protagonisti della filiera a monte dell'attività agricola in senso stretto, dalla situazione di squilibrio dei mercati che nuoce a tutti i livelli. E' questa la proposta di
Confagricoltura secondo la quale, infatti, la crisi alimentare e finanziaria e le prossime decisioni comunitarie determineranno un ricorso più ragionato ai mezzi tecnici in un quadro di convenienze economiche degli operatori cambiato: un nuovo sistema degli incentivi, un mercato caratterizzato da un'elevata volatilità dei prezzi e da una tendenza al rialzo dei costi;, un quadro normativo che tende a limitare le opzioni per gli imprenditori.
"Oggi le imprese di Confagricoltura, che sono e vogliono rimanere protagoniste del mercato agroalimentare nazionale - si legge in una nota
- hanno necessità di mezzi tecnici adeguati alle loro esigenze e con un buon rapporto costi/benefici".
Per quanto riguarda la meccanizzazione serve uno sforzo maggiore in termini di programmazione, spesso oggi non indirizzata in maniera adeguata agli obiettivi di diretto interesse per le imprese e attuata con misure non coordinate e una semplificazione delle procedure burocratiche di accesso agli incentivi, oggi peraltro limitati alle misure di sviluppo rurale.
Occorre, inoltre, individuare una idonea strategia per sostenere gli agricoltori nell'adeguamento del parco macchine alle norme di sicurezza, prevedendo strumenti nazionali a supporto di questi investimenti come, ad esempio, la rottamazione o il ricorso al credito.
Relativamente ai
fertilizzanti, le questioni centrali sono quelle della disponibilità e dei costi. La crisi internazionale che ha aumentato la volatilità delle quotazioni delle materie prime agricole e dei prezzi dell'energia - continua
Confagricoltura - ha indotto una certa variabilità nella disponibilità e quindi nelle quotazioni dei prodotti per la fertilizzazione delle piante.
Il problema principale è che la volatilità dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli è maggiore di quella dei fattori di produzione, che tendono ad incorporare i maggiori costi di produzione e a mantenerli nel tempo.
Per i
fitofarmaci, oltre ai problemi già evidenziati per i fertilizzanti sull'aumento dei costi di produzione, c'è la questione della riduzione dei principi attivi ammessi, che potrebbe determinare difficoltà per le nostre filiere se è vero, come ha stimato
Nomisma, che l'approvazione delle nuove normative europee porterebbe ad un calo della produzione cerealicola nella Ue del 25-30 per cento, con una pericolosa riduzione del tasso di autoapprovvigionamento. Il tutto in una situazione già squilibrata a livello internazionale, dove nei Paesi extraeuropei è permesso utilizzare principi attivi da noi già vietati o in procinto di essere vietati.
"In questa situazione, che richiede maggiore stabilità - conclude l'organizzazione -
è corretto evitare scambi di reciproche accuse e intensificare invece i rapporti tra i vari soggetti coinvolti. In un'ottica di scenario, dove certamente tutti abbiamo da guadagnare nel mantenimento del nostro sistema produttivo agricolo. Perché le forti oscillazioni dei prezzi e dei costi determinano solo un effetto: la compressione del potenziale produttivo e una maggiore dipendenza dai Paesi terzi".
Nei giorni scorsi Confagricoltura ha fornito le proprie indicazioni al Governo per superare la
questione cerealicola. Oggi si confronta con gli altri operatori del comparto dei mezzi tecnici, dalla produzione alla distribuzione, per verificare quali azioni in comune possono essere messe in atto per ridare competitività al sistema.