L’obiettivo è stato quello di avere una visione il più completa possibile del mercato sudafricano e cercare di avviare una serie di contatti sul fronte della tecnologia e delle proiduzioni ortofrutticole. Pertanto sono state organizzate visite a grossi gruppi di produttori ortofrutticoli della distribuzione e della lavorazione.
Il Sudafrica rappresenta un interessante mercato per lo sviluppo di nuovi rapporti commerciali ed anche per la valutazione di possibilità di investimento per le imprese italiane, considerando che è la prima economia del continente africano.
Il settore agroindustriale sudafricano, in particolare, si è guadagnato una indiscutibile fama di qualità nei mercati internazionali, principalmente per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli e per la sua capacità di esportare regolarmente.
"Abbiamo trovato un notevole interesse – commenta Milanese - anche perché ci siamo presentati come un gruppo di aziende, capaci di coprire l'intera filiera ortofrutticola, dalla coltivazione al packaging, una formula già sperimentata con successo in altre trasferte". Come dire, non solo l’unione fa la forza, ma oggi sul mercato sempre più globalizzato occorre “fare rete”.
C’è stato, quindi, un forte interesse anche per le tecnologie di cui dispongono le imprese di Mediterranean Fruit Company (26 aziende che coprono tutta la filiera e sono espositori a Macfrut, che si terrà a Cesena dal 26 al 28 aprile) in quanto anche nei nuovi stabilimenti visitati si è riscontrata la presenza di macchinari datati che implicano una necessità di rinnovo.
Da parte delle imprese italiane vi è un interesse “verso” le produzioni del Sudafrica perché sono disponibili in controstagione (ovvero in periodi completamente diversi dai tempi della produzione e relativa immissione sul mercato delle varietà italiane).
Così, l’unione di prodotto sudafricano e italiano consente di rispondere in maniera adeguata ad una delle più importanti richieste della distribuzione moderna in questa fase di globalizzazione: disporre nei propri scaffali di prodotto (dalle pesche all’uva, dal cavolo alle pere) per un periodo di tempo il più lungo possibile.
Sta diventando consuetudine – da parte dei grandi gruppi della distribuzione operanti a livello internazionale - acquistare solo da clienti che garantiscono quantitativi di ortofrutta adeguati e per quasi tutto l’anno.
Una risposta a queste esigenze può venire dalla disponibilità di prodotto sudafricano. però a questo punto occorre che anche le tecnologie siano al livello di quelle italiane e romagnole in primis. Di qui la rilevanza della missione di Mediterranean Fruit Company che ha “portato” le imprese di attrezzature al domicilio dei grandi gruppi sudafricani e li ha spinti a venire a Macfrut per vedere dal vivo il know how che verrà esposto.
Nel corso della missione ci sono stati incontri e contatti con Capespan e Colors Fruit (sono colossi della distribuzione, che acquistano direttamente dai produttori, ed esportano con marchio proprio), visite ad aree di produzione (ad esempio mele e pere vicino a Città del Capo), stabilimenti (Kromco, Kaap Agri, Novo Pack, tanto per citare) e ad aziende agricole. Fra gli incontri va segnalato anche quello con Fresh Produce Exporters Forum.
La missione è importante non solo per gli eventuali scambi commerciali del momento, ma soprattutto per il prossimo futuro. Si consideri che negli ultimi 30 anni la produzione ortofrutticola ed agricola sudafricana è raddoppiata, ma non ha raggiunto l’autosufficienza.
Quindi c’è spazio – considerando lo sviluppo non sempre lineare che si ha in questo continente - anche per le produzioni ortofrutticole romagnole e non solo per le attrezzature. Basti pensare che la produzione di pesche e nettarine del Paese africano è sulle 220.00 tonnellate e le albicocche non raggiungono le 100mila tonnellate.
In foto: da sinistra, Enea Pagliarani (Apofruit Italia), Federico Milanese (MFC-Macfrut), Jacopo Apolloni (Sorma), Michele Papa (Unitec), Mauro Marchetti (Intesa).
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Fonte: CesenaFiera