Una recente analisi della Commissione europea sulle previsioni economiche del settore zootecnico evidenzia alcune difficoltà che sono di fronte all'avicoltura europea.
Prima fra tutte la diffusione in 18 stati membri di focolai di influenza aviaria, che stanno compromettendo produzione e commerci internazionali.
Nei primi quattro mesi del 2021 la produzione comunitaria è scesa del 4,4% (su base annua), mentre la domanda è prevista in aumento grazie anche alla riapertura della ristorazione collettiva.
Contemporaneamente si è verificato un rallentamento delle importazioni e i prezzi ne hanno beneficiato, con un aumento nel secondo trimestre dell'8% sulla media degli ultimi 4 anni.
Ma l'aumento dei costi di produzione ha eroso i margini dei produttori, che ora sono in difficoltà.


Prima volta a Rimini

E' di fronte a questo scenario che si è aperta dal 7 al 9 settembre la 52esima edizione di Fieravicola, finalmente in presenza dopo l'interruzione dovuta all'emergenza sanitaria.
Nuova la sede, che da Forlì si è trasferita nel quartiere fieristico di Rimini, in concomitanza con il Macfrut.
Scelta che si è dimostrata vincente, tenuto conto della forte affluenza di pubblico (7.500 i visitatori professionali, anche dall'estero) e la qualificata partecipazione di espositori.
A calamitare l'attenzione degli operatori non solo le innovazioni tecnologiche in esposizione, ma anche i numerosi incontri che hanno fatto da cornice alla manifestazione.


Le prospettive

Si è parlato del futuro di questo settore, che in Italia ha un valore di 5,7 miliardi di euro e della necessità di farne meglio conoscere ai consumatori i punti di forza.
Lo ha ribadito Martino Cassandro, presidente della Associazione scientifica italiana di avicoltura, puntualizzando come questo settore sia fra i più virtuosi nei riguardi del benessere animale e nella riduzione dei farmaci antimicrobici.
Cose che il consumatore ignora, come pure ignora che l'allevamento a terra sia il più diffuso e che l'impatto ambientale delle produzioni avicole sia fra i più bassi (appena l'1,8%).
 

Settore "virtuoso"

Di antibiotici si è parlato poi nel convegno della Società italiana di patologia aviare presieduta da Mattia Cecchinato, che ha ricordato l'impegno dei veterinari nel tenere sotto controllo la situazione epidemiologica degli allevamenti.
Sempre più vaccini e meno antibiotici, con l'obiettivo di garantire la salubrità delle produzioni avicole e monitorare con attenzione l'evolvere degli episodi di influenza aviaria ed evitare il suo ingresso in Italia.
Per questo è necessario un costante impegno nell'innalzare i livelli di biosicurezza degli allevamenti, già su valori di eccellenza.


Il nodo proteine vegetali

Non poteva mancare un focus sulle uova, altro fulcro attorno al quale ruotano le produzioni avicole italiane, che vantano una produzione di quasi 13 miliardi di uova per anno.
Anche questo segmento si trova ad affrontare una difficile sfida, compresso com'è fra aumento dei costi di produzione e prezzi di mercato insoddisfacenti.
Per Gianluca Bagnara, intervenuto a Fieravicola nella sua veste di presidente di Assoavi (Associazione uovo italiano), sarebbe opportuna una politica comunitaria di sviluppo delle produzioni di proteine vegetali destinate all'alimentazione degli animali, tenuto conto che il 90% di quelle ora utilizzate sono importate.


Un patto per l'avicoltura

L'occasione di Fieravicola è stata la cornice per la sigla di un importante accordo internazionale che vede protagonisti Assoavi e Unitalia, l'associazione delle filiere agroalimentari italiane presieduta da Antonio Forlini.
Entrambe hanno firmato un accordo di collaborazione con Eurasian poultry association, preludio a un rafforzamento delle relazioni internazionali e dei rapporti commerciali con i 27 paesi euroasiatici che si riconoscono in questa associazione.
Il prossimo passo sarà l'incontro, a maggio del 2022, nel forum internazionale dell'avicoltura.