All'interno dei sistemi di produzione animale vi è un forte legame tra uso efficiente delle risorse ed intensità delle emissioni di gas serra, fa notare il rapporto 'Tackling climate change through livestock: A global assessment of emissions and mitigation opportunities'. Il potenziale per ridurre le emissioni risiede nel mettere i produttori di bestiame nelle condizioni di passare a pratiche già utilizzate dagli operatori più efficienti.
Secondo la Fao, per avviare il cambiamento occorrono pratiche innovative sostenute da trasferimento di conoscenze, da incentivi finanziari, da normative, da lavoro di sensibilizzazione sul problema e dall'adozione di politiche che agevolino il trasferimento e l'impiego di pratiche e tecnologie efficienti - già adottate da una minoranza di produttori - oltre allo sviluppo di nuove soluzioni.
In tutto, i gas a effetto serra (GHG) associati alla filiera produttiva zootecnica sono responsabili fino a 7,1 gigatonnellate (Gt) di anidride carbonica equivalente l'anno - vale a dire il 14,5 per cento di tutte le emissioni di gas serra prodotte dagli esseri umani.
Le principali fonti di emissione sono: la produzione e la lavorazione dei mangimi (45 per cento del totale), il processo digestivo delle mucche (39 per cento), e la decomposizione del letame (10 per cento). Il resto è imputabile al trattamento e trasporto dei prodotti animali.
Con una domanda di prodotti animali in continua espansione in quasi tutti i Paesi in via di sviluppo, "è indispensabile che il settore inizi a lavorare adesso per raggiungere queste riduzioni, per contribuire a compensare gli aumenti delle emissioni complessive che la futura crescita della produzione zootecnica comporterà" fa notare Ren Wang, vice direttore generale della Fao per il Dipartimento Agricoltura e la Tutela del consumatore.
Potenziale su tutta la linea
Il rapporto della Fao sostiene che il maggiore potenziale di tagli sia nei sistemi di allevamento di ruminanti, a bassa produttività, dell'Asia del Sud, dell'America Latina e dell'Africa. Tuttavia nei Paesi sviluppati - dove le intensità di emissioni sono relativamente basse, ma il volume complessivo di produzione, e quindi di emissioni, è alto - anche piccole diminuzioni d'intensità potrebbero contribuire a risparmi significativi. Questo è il caso per esempio della produzione lattiero-casearia in Europa e nel Nord-America e per l'allevamento dei suini in Asia orientale.
L'allevamento bovino contribuisce per il 65 per cento del totale all'emissione di gas serra del settore zootecnico, ma offre anche il più grande potenziale di riduzione.
Per ulteriori approfondimenti leggi l'approfondimento sul sito della Fao.
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Fonte: Fao