Bruxelles ha mantenuto la promessa. A più riprese ci hanno detto che se i nostri allevamenti di galline ovaiole non si fossero messi in regola con le nuove norme sul benessere animale, sarebbe scattata la procedura di infrazione. La scadenza era quella del primo gennaio 2012 e molti allevamenti non l'hanno rispettata. Alcune stime indicano in circa il 30% gli allevamenti che ancora non hanno adeguato le loro gabbie ai nuovi dettati della norma comunitaria. Tutti o quasi hanno però siglato l'impegno a completare entro il 2013 l'aggiornamento degli impianti. Cosa, si sperava, che avrebbe evitato all'Italia di incorrere nelle “ire” di Bruxelles. Ma le nostre promesse non sono bastate e il 25 aprile la procedura di infrazione ha preso il via, con deferimento di Italia e Grecia (l'unico altro Paese ancora inadempiente) alla Corte di giustizia della Ue.

13 anni di attesa

La normativa comunitaria, come già ricordato su Agronotizie, risale al 1999 con l'emanazione della direttiva 74/99. Questa prevede che le galline ovaiole siano allevate in gabbie più ampie (almeno 750 centimetri quadrati per animale) e fornite di nido, lettiera e posatoi. L'Italia ha atteso quattro anni prima di tradurre in una normativa nazionale (Dlgs 267/03) gli indirizzi imposti da Bruxelles. Pur essendo passati dieci anni da quella legge, mancherebbero ancora gli ultimi dispositivi necessari per applicare le sanzioni da comminare agli allevatori “fuori legge”. Sanzioni, lo ricordiamo, che vanno da 1550 a 9300 euro, alle quali Bruxelles vorrebbe aggiungere persino il ritiro delle autorizzazioni a produrre. Per rimediare, seppure tardivamente, il Governo Monti ha inserito nel disegno di “legge europea”, emanato il 18 aprile, anche un comma dedicato alle ovaiole e ai loro allevamenti. Vedremo se Bruxelles sarà soddisfatto di questa soluzione in extremis (che dovrà poi essere discussa dalle Camere del nuovo Governo Letta) e se interromperà o meno la procedura di infrazione.

Allevatori abbandonati

Tutti gli altri paesi membri della Ue, con l'eccezione della Grecia, si sono adeguati alle norme sul benessere delle galline ovaiole o abolendo del tutto le gabbie o sostituendole con altre più grandi e “arricchite” (sabbia e altri materiali). E' anche vero che in altri Paesi gli allevatori sono stati “accompagnati” in questa costosa rivoluzione degli allevamenti. E' accaduto ad esempio in Francia, dove gli istituti di credito sono stati messi nelle condizioni di aprire linee di credito destinate agli allevatori per aggiornare gli impianti di allevamento. Nulla si è fatto in Italia.