Servono fatti tangibili per aiutare il settore della suinicoltura italiana: i produttori sono in grave emergenza e migliaia di imprese rischiano di chiudere. E' quanto sottolineato dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori in occasione del Tavolo di filiera convocato al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Ormai - avverte la Cia in un comunicato - il periodo dei Tavoli e delle intese interprofessionali mai rispettate deve finire. "Il ministero ha convocato un Tavolo a cui partecipano tutti gli attori del comparto suinicolo per proporre un nuovo 'Piano di settore della filiera suinicola'. Ma già nel lontano dicembre 2007 si era arrivati alla firma di un 'Protocollo di intesa della filiera suinicola' che conteneva, all'articolo 2, le azioni del Piano di settore. Tuttavia, la situazione non è cambiata. Lo scenario in questi anni si è aggravato ulteriormente. Gli allevatori hanno continuato a produrre in perdita: circa 20 euro a suino. Nessun provvedimento concreto è stato attuato".

"Le criticità da affrontare sono note da tempo. Per prima cosa - ricorda la Cia - l'accesso al credito, in modo da dare finalmente alle imprese di allevamento la capacità di proseguire l'attività, adeguando le strutture alle nuove esigenze del mercato".

"Gli allevatori - sottolinea la Cia - sono pronti a confrontarsi sui temi della diversificazione produttiva (quanti e che tipo di suini produrre), ma l'industria di macellazione e trasformazione deve cessare di scaricare sul prezzo del suino i propri problemi di commercializzazione con la Grande distribuzione organizzata (Gdo). In questo senso il ministero deve impegnarsi per sostenere le forme di concentrazione del prodotto degli allevatori che portino alla definizione di nuove modalità contrattuali di filiera".

Anche per quanto riguarda l'etichettatura di origine delle produzioni secondo la Cia occorre procedere in modo spedito con interventi credibili che permettano concretamente, in etichetta, di far conoscere al consumatore la provenienza di ciò che mangia.

Dobbiamo, inoltre, dare voce reale alla parte agricola all'interno dei Consorzi di Tutela per un rinnovato loro ruolo per la difesa del 'made in Italy' e per la esportazione dei nostri prodotti di qualità all'estero.