Alla fine è prevalsa la tesi sostenuta dal Commissario europeo alla Salute, John Dalli, e dunque via libera alla carne e ai prodotti alimentari ottenuti a partire da animali clonati e soprattutto dalla loro progenie. La discussione è stata accesa, con da una parte il Parlamento Europeo, disponibile ad accettare le carni clonate purché ne fosse indicata in etichetta la presenza, e la contrarietà del Consiglio, preoccupato per le conseguenze che una tale imposizione avrebbe creato nei commerci internazionali. Perché indicare la presenza in etichetta comporterebbe la conoscenza dell'albero genealogico di ogni bovino e di ogni suino destinato al macello. Un controllo difficile da realizzare  nella Ue e ancor di più nei paesi abituali nostri fornitori. Sull'argomento già Agronotizie della scorsa settimana è intervenuto ricordando che il problema non coinvolge direttamente gli animali clonati, ma solo la loro progenie. Perché sarebbe un non senso clonare un animale spendendo decine di migliaia di euro per poi farne bistecche. L'unico interesse della clonazione è la replicazione di grandi riproduttori, capaci di trasferire nei loro discendenti caratteristiche produttive eccellenti. E sono questi ultimi, dunque la progenie, a finire sulle nostre tavole.

 

Preoccupazioni e certezze

Quali sono i rischi per i consumatori? A detta di Efsa che è stata più riprese chiamata ad esprimersi in proposito, non ci sono rischi ad utilizzare carni di animali clonati, e tanto meno se si tratta della loro progenie. Anche se poi le certezze, è sempre Efsa a dirlo, diminuiscono a causa della esiguità degli esami e dei risultati sin qui condotti. Ma si sa, in biologia è difficile districarsi con assoluta certezza fra il no e il sì.

Intanto l'apertura di Bruxelles ha suscitato molte proteste a iniziare da Gianni Pitella, capo delegazione parlamentare nella trattativa che insieme alla relatrice Kartika Liotard ha firmato una dichiarazione nella quale definisce “frustrante che il Consiglio non abbia voluto ascoltare l'opinione pubblica ed accettare misure fortemente necessarie per proteggere i consumatori ed il benessere animale".

 

Tutti contrari

In Italia Coldiretti si è espressa ricordando che la maggior parte dei consumatori (come intuibile) è contraria alla clonazione. La commercializzazione di prodotti ottenuti da animali clonati, è ancora Coldiretti a rilevarlo, pone un problema di scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della biodiversità. Posizione analoga quella espressa da Cia che ha ribadito il suo dissenso alla clonazione sia sotto il profilo della sicurezza alimentare, sia sotto il profilo etico.

 

Evitare polemiche

Non è la prima volta che le decisioni prese a Bruxelles vengono messe in discussione e ciò è sicuramente un bene. Un dibattito aperto e franco non può che essere utile a sciogliere dubbi e perplessità. Purchè, come per gli Ogm, non si cada nel preconcetto e nella contrapposizione fra favorevoli e contrari. Lasciamo che gli studi e le ricerche vadano avanti e che gli organismi scientifici, come l'Efsa, possano continuare il loro lavoro e sciogliere, se vi sono, gli ultimi dubbi. Poi si decida di conseguenza. Senza inutili polemiche che possono solo confondere i consumatori che reagiscono nell'unico modo possibile, rifuggendo la carne, con l'inevitabile crollo dei prezzi di mercato. Ed è questo che, nell'interesse degli allevatori, bisogna evitare. Cloni o non cloni.