Gli allevatori sardi di ovini sono ancora lì a chiedersi i motivi del trattamento subito a fine anno, quando sbarcati per dirigersi a Roma, sono stati bloccati e rispediti a casa, senza poter far sentire le loro ragioni sotto alle finestre del “Palazzo”, come avrebbero voluto. Una protesta che prendeva le mosse dalla crisi che imperversa sul settore e che ancora non molla la presa. Quella protesta, che il movimento dei pastori sardi aveva annunciato come composta e civile, non c'è stata, ma in compenso l'accaduto ha trovato larga eco sui media, televisioni comprese, permettendo di far conoscere le richieste dei pastori ancor più e meglio che se la protesta si fosse svolta nei modi consueti. Una visibilità che non ha però portato ai risultati sperati e la crisi è ancora tutta lì, con il prezzo del latte ovino che non ne vuole sapere di tornare su livelli remunerativi . Ed è ancora pesante il surplus di pecorino che affolla i magazzini di stagionatura e che non trova sbocchi di mercato dopo il crollo delle esportazioni, specie quelle indirizzate ai mercati statunitensi, principali consumatori del pecorino. Una situazione difficile per non dire drammatica per molti allevatori e in particolare per quelli della Sardegna, regione dalla quale esce la maggior parte del latte ovino prodotto in Italia.

 

Le risposte

Della crisi del mondo della pastorizia si parla da tempo e non sono mancati impegni, in particolare da parte della Regione Sardegna per trovare soluzioni, a iniziare dal sostegno al prezzo del latte (purché conferito in forme organizzate), aiuti diretti agli allevatori (ma le risorse sono modeste) e “governo” della produzione incentivando utilizzi del latte diversi dalla trasformazione in pecorino. Interventi importanti e non sempre semplici da attuare, ma che hanno il “difetto” di avere ricadute non immediate sui mercati. Gli allevatori, con il portafoglio vuoto e i creditori alla porta, avrebbero invece bisogno di risposte celeri. Tanto che l’urgenza della crisi ha indotto il Parlamento ad affrontare l’argomento con una interrogazione rivolta al ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan.

 

L'intervento di Galan

Nella sua risposta Giancarlo Galan  si è detto consapevole dell’importanza di questo settore e delle difficoltà che gli allevatori stanno attraversando e ha ricordato che già nello scorso novembre, su iniziativa dello stesso ministro, sono stati stanziati 4 milioni di euro per sostenere il rilancio della filiera ovicaprina. Il ministro ha voluto ricordare l’azione relativa ai formaggi ovini da destinare agli indigenti, come avvenne per la crisi dei formaggi grana. L’intervento complessivo assomma a 14 milioni di euro e un primo bando per un ammontare di 7 milioni di euro per l’assegnazione di mille tonnellate di prodotto è già in corso di assegnazione da parte di Agea.

Non è mancato un cenno al Tavolo di filiera dove il ministero ha contribuito alla messa a punto del contratto quadro grazie al quale potranno essere più trasparenti i rapporti commerciali oltre che premiata la qualità e una produzione che non abbia gli attuali picchi stagionali, ma sia meglio distribuita nell’anno.

Il Consorzio di tutela del Pecorino Romano ha già presentato un progetto di promozione sul mercato europeo, tutte iniziative che si affiancano ai provvedimenti dalla Regione Sardegna con una specifica legge regionale dedicata agli interventi straordinari per il settore ovicaprino. “Per assicurare la massima attenzione alla questione – ha concluso Galan in risposta all'interrogazione parlamentare – nel mese di febbraio è mia intenzione convocare una nuova riunione del Tavolo di filiera nazionale.”

Sarà un’occasione, si spera,  per imprimere un’accelerazione agli interventi in favore del settore. Che ci sia bisogno di fare in fretta lo impone la gravità della situazione.