Appena due anni fa è stata la brucellosi. Ora le frodi a base di latte di vacca. Un altro brutto colpo all'immagine e alla credibilità della mozzarella di bufala campana (quella che può fregiarsi del marchio Dop). Se ne è parlato molto negli ultimi giorni dopo le dichiarazioni del ministro all'Agricoltura, Luca Zaia, che ha puntato l'indice sul Consorzio di tutela, al quale sono sfuggite le irregolarità commesse da alcuni caseifici (sette sono stati chiusi) del casertano. La frode contestata è quella di aver utilizzato importanti quantità (30%) di latte di vacca al posto di quello di bufala, l'unico ammesso dal disciplinare di produzione. Nessuna conseguenza sulla salute dei consumatori, come ovvio, ma un danno sensibile, quello sì, alla fiducia che i consumatori ripongono sul prodotto a marchio di origine. Ora il rischio è quello di un calo dei consumi che potrebbe arrecare molti danni a questo settore che ha un valore, come fatturato, di 300 milioni di euro. Tanto valgono infatti le 31mila tonnellate di mozzarella prodotte ogni anno dalle 300mila bufale allevate in Italia. Una produzione che è fra i simboli del made in Italy, molto apprezzata anche sui mercati esteri che ne assorbono il 16% del totale.

 

Controlli efficaci

La scoperta delle frodi, che stando agli accertamenti riguardano un quarto delle mozzarelle del campione analizzato, è la prova dell’efficienza dei controlli e del sistema di vigilanza, un motivo in più per dare fiducia al prodotto che si trova in commercio. Anche la decisione del ministro di nominare un comitato di garanzia che si affianchi al lavoro del Consorzio di tutela, è allineata alla politica della “tolleranza zero” dettata dal ministro dell’Agricoltura nei confronti delle frodi. L’obiettivo, ancora una volta, è quello di mettere il consumatore nelle condizioni di acquistare prodotti dei quali sia certa la sicurezza e la qualità. Tanto più, specie nel caso della mozzarella al latte di vacca, che la salubrità e sicurezza del prodotto non è messa in discussione.

 

Polemiche dannose

Alzare i toni della discussione, come avvenuto in questi ultimi giorni, crea invece un clima di sospetto e di diffidenza che può arrecare inutilmente molti danni all’immagine della mozzarella di bufala. Non servono nuovi consorzi di tutela, ma quello esistente deve essere in grado di garantire che il marchio Dop venga apposto solo sui prodotti che hanno seguito senza sbavature il disciplinare di produzione. Chi non rispetta le regole va isolato e privato del marchio. Lo deve fare il Consorzio e lo devono pretendere i produttori “in regola”, che sono i primi a essere danneggiati da ogni comportamento fuori norma. E allora, si chiuda con le polemiche, si persegua chi ha frodato e si dia la possibilità a tutti gli altri, e sono la maggior parte, di lavorare con la serenità necessaria ad affrontare un mercato sempre più difficile. I produttori di mozzarella (quella davvero Dop) ne sarebbero grati. E anche i consumatori.