Non ci si aspettava nessuna decisione per il latte. E così è stato. L’incontro dei ministri dell’agricoltura a Bruxelles di lunedì 5 ottobre era “informale”, e quindi privo di ogni carattere decisionale. Il suo compito, infatti, era quello di dare una risposta “politica” ai problemi del latte, lasciando al “normale” Consiglio dei Ministri, che si terrà a Lussemburgo il 19 e 20 ottobre, il compito di prendere le decisioni del caso. La risposta politica c’è stata, ma non è piaciuta. Non è piaciuta soprattutto alle migliaia di allevatori che guidati dall’Emb (European Milk Board, una delle maggiori rappresentanze sindacali del settore) hanno manifestato rumorosamente il loro dissenso sotto le finestre del “Palazzo” europeo.

 

La Ue senza soldi

Gli allevatori speravano in una qualche forma di sostegno per far fronte agli attuali prezzi di mercato che non coprono nemmeno le spese di produzione. Ma nelle casse della Ue non ci sono denari, il Commissario Mariann Fischer Boel è stata quanto mai esplicita su questo punto. Servirebbero cinque miliardi di euro per dare al prezzo del latte una "spinta” di 3-5 centesimi. La Ue disponeva di soli 600 milioni, che ha già speso. Bisognerebbe chiedere ai ministri delle Finanze dei singoli Paesi di aprire i cordoni della borsa. Richiesta, ovviamente, improponibile. Dunque bisogna “arrangiarsi” con le poche risorse a disposizione. Che sono quelle già proposte nei mesi scorsi, in altre parole aiuti all’ammasso del latte in polvere e del burro (che non danno nessun vantaggio all’Italia), aumento degli aiuti de minimis (sino a 15mila euro per azienda, ma devono uscire dalle casse dei singoli Stati, auguri…), accelerazione dei tempi di erogazione degli aiuti diretti (a ottobre anziché dicembre). Insomma, solo pannicelli caldi e per di più inefficaci per la zootecnia italiana. Come di poca utilità è la proposta di offrire ai singoli Paesi la possibilità di acquistare quote dismesse che andrebbero ad alleggerire il peso delle multe. L’Italia, finalmente, dovrebbe già essere con i conti a posto per i prossimi anni.

 

Il gruppo di “alto livello”

Alle proposte già discusse, Bruxelles aggiunge ora la mobilitazione di un gruppo di esperti ad alto livello che sotto la direzione di Jean Luc Demarty (direttore generale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale) avrà il compito di studiare mezzi e misure per dare al settore del latte stabilità e trasparenza anche all’indomani della scomparsa delle quote latte, obiettivo confermato per il 2015.
Il timore è che fra analisi, discussioni e confronti, questo “gruppo di alto livello” offra le risposte alla crisi quando ci sarà rimasto ben poco da salvare della zootecnia da latte in Europa e soprattutto in Italia. E lo stesso timore che pesa sulla altrimenti apprezzabile proposta, tutta italiana, di mettere l’origine sulle etichette del latte e dei formaggi. Sicuri gli effetti positivi, ma tardiva la loro efficacia.

 

Le opinioni

Che ci sia bisogno di fare in fretta lo ribadisce la Cia che chiede un’azione congiunta di tutte le istituzioni, a livello nazionale, regionale e comunitario. Per Confagricoltura gli interventi a sostegno delle aziende “non possono prescindere – si legge in un comunicato - dal considerare come elemento discriminate l’accertato e integrale rispetto di tutte le disposizioni normative europee e nazionali”. Insomma, niente aiuti a chi non ha pagato le multe. Per Coldiretti, fedele alla linea vicina al consumatore che ispira la sua azione, la risposta alla crisi sta soprattutto nell’etichetta e nella dichiarazione di origine. Come detto, bella l’idea ma lenti gli effetti.

 

Grazie Irlanda

In aiuto degli allevamenti italiani è però arrivata l’Irlanda con il suo referendum che ha detto sì al trattato di Lisbona. Non c’entra nulla con il latte, ma rappresenta un’importante svolta politica destinata a dare maggiore forza al Parlamento europeo. E dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo è uscita all’unanimità la proposta di aprire all’ammasso privato dei formaggi. Un parere che ora ha un peso assai più rilevante nelle decisioni che saranno prese dal Consiglio dei ministri Agricoli della prossima settimana. Ora è improbabile che questa proposta possa essere ignorata e per l’Italia potrebbe rivelarsi una risorsa preziosa per dare sostegno al prezzo dei formaggi e quindi del latte. Il nostro ministro dell’Agricoltura sta raccogliendo su questa proposta l’appoggio di altri Paesi e in particolare di Francia, Spagna, Germania e Polonia. Lo ha ricordato lo stesso ministro Zaia al termine della riunione informale a Bruxelles, parlando di una “Road Map” che prevede anche la disponibilità di risorse economiche per favorire l’abbandono dell’attività zootecnica da parte delle aziende marginali. Sarà anche necessario, sostiene Zaia, offrire a ogni Stato la possibilità di regolare la produzione interna di formaggi, in particolare a marchio Dop. In vista della abolizione del meccanismo delle quote occorrerà anche trovare un nuovo modo di regolare domanda e offerta di latte. Meglio affrettarsi.