Lo squilibrio tra fabbisogni interni e produzione nazionale di carne bovina è ormai vicino a un punto di non ritorno. Bisogna intervenire al più presto prima che la situazione diventi irreversibile, con effetti destabilizzanti sui livelli produttivi, occupazionali e sulla bilancia commerciale”. A esprimere preoccupazione sulla tenuta del comparto bovino da carne italiano è il presidente dell’Aia, Nino Andena, che venerdì 16 novembre, nella giornata inaugurale di Agrifood a Verona ha presentato, con il presidente dell’Ismea, Arturo Semerari, il “Rapporto Carne Bovina 2007”. “Questa situazione - ha affermato Andena - deve far riflettere sui rischi dell’eccessiva dipendenza dall’estero e sulla necessità per il nostro Paese di aumentare le proprie capacità produttive zootecniche. Solo in questo modo l’Italia potrà assicurarsi un maggiore livello di autoapprovvigionamento - che per la carne bovina è sceso addirittura al di sotto del 50% - per scongiurare gli effetti di una globalizzazione sfrenata”. A conferma di queste preoccupazioni il Rapporto, promosso da Aia e Ismea e realizzato dall’Osservatorio latte di Cremona e dall’Ismea, evidenzia un ulteriore inasprimento del deficit della bilancia commerciale del settore, che nel 2006, tra animali vivi e carni, ha raggiunto quota 2.867 milioni di euro, con un aumento di oltre 300 milioni (+10%) rispetto all’anno precedente. Espresso in quantità, il disavanzo in equivalente carni si è nel frattempo portato a 630 mila tonnellate. La produzione nazionale di carne bovina, ammontata l’anno scorso a 1,44 milioni di tonnellate (nel 2000 era di 1,61 milioni), dipende quasi totalmente dall’importazione di vitelli da ristallo: il nostro Paese ne acquista dall’estero oltre un milione e mezzo all’anno, di cui 1,2 milioni dalla sola Francia.