Secondo un’indagine svolta dal Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) di Reggio Emilia, l’applicazione della direttiva nitrati determinerà un aumento del 12% del costo di produzione della carne suina. Lo studio che si è svolto in alcune province dell’Emilia-Romagna e della Lombardia, calcola il maggior costo da sostenere da parte degli allevamenti che ricadono nelle zone vulnerabili, sia che aumentino la loro superficie di spandimento, sia che adottino tecniche di riduzione delle emissioni di azoto nei liquami. Secondo i risultati dell’indagine, il costo di un kg di carne suina prodotta in un allevamento a ciclo chiuso con 300 scrofe, potrebbe passare da 1,29€/kg a 1,44€/kg (+12%) nel caso in cui l’azienda trovi un terreno di spandimento a 30 km di distanza oppure salire a 1,375 €/kg (+6,6%) nel caso in cui il terreno disti solo 15 km. Se invece l’azienda decidesse di adottare interventi per la riduzione dell’azoto nei liquami il costo potrebbe aumentare a 1,42 €/kg (+10%).
La soluzione proposta per fronteggiare questo problema è quella di migliorare l’efficienza degli allevamenti: secondo gli esperti del CRPA, passando dagli attuali 20,6 suinetti medi svezzati per scrofa all’anno a 23 suinetti, il costo di produzione scenderebbe da 1,29€/kg a 1,19€/kg, consentendo all’allevatore di sostenere i maggiori costi di gestione dei liquami prodotti. Tuttavia la simulazione non tiene conto delle conseguenze negative che l’eventuale aumento della produzione suinicola nazionale avrebbe sui prezzi dei suini da macello.