Il progetto è nato da una partnership tra la ben nota Huawei e Baofeng Group, internet provider cinese. Nel 2014 le aziende hanno messo mano ad un'area di circa 100 chilometri quadrati nella regione semidesertica dello Ningxia, una provincia al Centro Nord del paese.
Inizialmente il terreno è stato coltivato ad erba medica in modo da migliorarne la struttura e il contenuto in sostanza organica. Si è poi proceduto all'istallazione dei pannelli fotovoltaici su supporti alti 2,9 metri. Pannelli in grado di generare energia elettrica ma soprattutto di modificare in maniera positiva il microclima a livello del suolo.
Secondo i tecnici locali infatti l'ombra generata dalle coperture fotovoltaiche e la resistenza al vento prodotta dalla struttura sono in grado di ridurre del 30-40% l'evaporazione dell'umidità dal suolo. Percentuale che sale all'85% se il terreno viene coperto da una coltura. E infatti sotto i pannelli solari sono coltivati mirtilli, goji e altre bacche.
In questa regione semidesertica l'acqua è fornita attraverso un sistema di irrigazione a goccia che provvede anche alla distribuzione dei nutrienti. L'ombra prodotta dei pannelli crea le condizioni ideali per lo sviluppo delle piante, mentre l'altezza dei pannelli permette l'ingresso in campo di trattori specializzati per le lavorazioni del terreno, la raccolta e la difesa fitosanitaria. Quest'ultima potrebbe rappresentare un'incognita visto che le miscele contenenti agrofarmaci potrebbero depositarsi sulla superficie dei pannelli riducendone l'efficienza.
Gli impianti agrofotovoltaici interessano anche gli Stati Uniti dove, secondo alcune stime, entro il 2030 dovrebbero essere impiantati circa 1,5 milioni di ettari di pannelli a cui verranno abbinate delle colture come mais e riso. In Europa la tedesca BayWa ha costruito in Olanda cinque campi prova in cui ai moduli solari sono state associate coltivazioni di mirtilli, uva spina, lamponi, fragole e more.
E in Italia? Anche nel nostro paese esistono alcune esperienze in tal senso. Tuttavia l'agrofotovoltaico non ha ancora preso il volo. Si tratta tuttavia di una tecnologia che potrebbe aiutarci a raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 che prevede di installare nuovi pannelli fotovoltaici nei prossimi dieci anni per una potenza pari a 30-35 Gw.