Sono stati presentati lunedì 30 agosto 2010 i risultati del progetto, coordinato dal centro di ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach - Istituto agrario di San Michele all'Adige, riguardare la decodificazione del genoma del melo, in particolare della varietà Golden Delicious

Uno risultato straordinario sul piano scientifico, che apre le porte anche a ricadute importanti per tutto il mondo agricolo. Si potranno ad esempio ottenere in tempi rapidi nuove varietà di melo, accelerando i tempi del miglioramento genetico convenzionale e ottenendo piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti e in grado di produrre frutti più salubri e gustosi. 

Alla conferenza stampa tenutasi lunedì hanno preso parte il presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il presidente della Fondazione Mach, Francesco Salamini, il vicepresidente Gabriele Calliari, il responsabile del Centro ricerca e innovazione, Roberto Viola, il coordinatore del progetto, Riccardo Velasco ed Ennio Magnani, presidente di Apot

"Siamo orgogliosi di questo risultato che conferma la straordinaria qualità dello staff di ricerca di San Michele - ha detto Dellai - Un risultato dal quale traggono beneficio anche gli altri due filoni di attività dell'istituto, quello della didattica e quello della produzione. Ci attendiamo ora che il mondo agricolo sappia capitalizzarlo. Esso rappresenta un esempio importante di quell'economia della conoscenza che è la strada maestra da percorrere negli scenari della globalizzazione, e specie in una stagione di crisi quale è questa che stiamo attraversando. Ci attendiamo che il Trentino non solo continui a produrre mele di qualità, ma diventi un vero e proprio distretto della mela e del melo, un polo internazionale di riferimento per tutte le problematiche inerenti a questo frutto. L'auspicio è che qualcosa di analogo possa prendere corpo anche per quanto riguarda il vino e la vite".

I risultati del progetto, durato due anni e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, sono riportati in un articolo scientifico firmato da 85 autori pubblicato on line ieri su Nature Genetics, prestigiosa rivista scientifica che all'importante risultato di portata mondiale dedicherà anche la copertina della versione cartacea di ottobre. Clicca qui per leggere l'articolo per esteso.

Ha aggiunto Dellai: "Risultati del genere rappresentano uno stimolo fortissimo ad andare avanti sulla strada di un'economia basata sempre di più sulla conoscenza e sull'innovazione, cosa tanto più importante in momenti di difficoltà generale come quello che stiamo attraversando. Sappiamo infatti che la crisi perdura, che la ripresa è ancora lontana, che dobbiamo continuare ad investire con fiducia in ciò che conta davvero per il futuro, a partire dalla ricerca e dall'alta formazione". 

"Questo risultato - ha proseguito Dellai, raccogliendo uno spunto del presidente Salamini - premia anche l'ente pubblico, che in questa partita ha fatto la sua parte, nella consapevolezza che ricerca e conoscenza sono oggi vere e proprie infrastrutture a servizio dell'intero sistema, e consolida il ruolo della Fondazione Mach come 'cuore' dell'agricoltura trentina, un cuore che potrebbe rappresentare in futuro anche un luogo fisico dove il mondo agricolo possa ritrovarsi e confrontarsi. Posso altresì confermare che è nostra intenzione fare nascere in valle di Non un Centro di San Michele dedicato alla mela, che faccia incontrare ricerca, didattica, produzione."

Il presidente della Fondazione Mach Salamini ha parlato a sua volta di "un passo importante verso un'agricoltura sempre più sostenibile e di qualità, un passo che fa di San Michele un punto di riferimento mondiale per quanto riguarda melo e vite. Le ricadute concrete arriveranno, ed in parte stanno già arrivando perché è da dieci anni che lavoriamo nel campo del miglioramento genetico; ora però potremo farlo partendo da una base di conoscenza enormemente aumentata."

 

Il progetto
Nel corso del 2007 e 2008 sono state prodotte le sequenze del dna di melo (circa 13 miliardi di nucleotidi sequenziati) e nel 2009 i ricercatori hanno effettuato l'assemblaggio e la ricostruzione del contenuto ordinato dei geni dei 17 cromosomi del melo. Le sequenze coprono 17 volte il genoma del melo con oltre l'82% del genoma assemblato nei cromosomi ed oltre il 92% dei geni ancorati ad una precisa posizione dei cromosomi. Le sequenze del Dna sono disponibili da lunedì 30 agosto sulle banche dati internazionali, liberamente consultabili da parte della comunità scientifica.

 

Le scoperte
Il sequenziamento del genoma del melo ha consentito di fare nuove scoperte e aumentare il grado di conoscenza sulla pianta del melo e sulla sua storia. In particolare:

• il melo coltivato è stato addomesticato 3-4000 anni fa a partire da un progenitore selvatico recente, Malus sieversii, specie ancora diffusa nei boschi tra il Kazakistan e la Cina;

• il genoma del melo ha subito una duplicazione databile a circa 50 milioni di anni fa, che ha portato i suoi cromosomi dai 9 dell'antico progenitore americano ai 17 attuali;

• il numero dei geni, 57 mila, è il più elevato riportato per i genomi di piante finora considerate. Tra questi geni la pubblicazione individua il completo assetto dei 992 geni responsabili della resistenza alle malattie: un arsenale potenzialmente molto utile al miglioramento genetico;

• è disponibile un elenco di tre milioni di posizioni del genoma (marcatori molecolari) utilizzabili come riferimento per orientarsi nel genoma e scoprire le funzioni dei suoi geni;

• sono state identificate alcune famiglie di geni correlabili con lo sviluppo del pomo, nome botanico del frutto del melo e dei suoi parenti stretti (ad es. pero, cotogno, sorbo).

 

Le ricadute
Il risultato è di portata mondiale. Si potranno ottenere in tempi rapidi nuove varietà di melo, accelerando i tempi del miglioramento genetico convenzionale e ottenendo piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti e in grado di produrre frutti più salubri e gustosi. 

L'obiettivo è costituire varietà di mele che riducano gli interventi agrotecnici, realizzando così una frutticoltura più sostenibile: un filone di ricerca che l'Istituto agrario di San Michele all'Adige persegue da alcuni anni. Il sequenziamento del genoma del melo amplifica di almeno mille volte le conoscenze relativamente a questa importante pianta agraria, in particolare le sue proprietà nutrizionali, l'impatto ambientale, l'esplorazione della biodiversità, gli studi filogenetici ed evolutivi.

 

Per altre informazioni visitare i siti:
www.applegenome.org
genomics.research.iasma.it