La Xylella fastidiosa continua ad essere un pericolo non solo per gli oliveti e le piante da reddito dell'agricoltura pugliese, italiana ed europea, ma costituisce in prospettiva un severo problema ambientale, che va ben oltre i confini stessi del settore. Per questo motivo e da tempo si susseguono le ricerche per il controllo degli insetti vettori del batterio - che comunemente vanno sotto il nome di cicaline sputacchine - mediante metodi sostenibili, mitigando l'uso alternativo degli insetticidi di sintesi, e integrando le azioni di controllo in strategie resilienti. La strategia di controllo proposta è già molto sostenibile rispetto alle singole azioni di controllo conosciute e praticate: il diserbo meccanico, che effettuato per tempo consente di evitare che le popolazioni di Philaenus spumarius e altri vettori possano raggiungere lo stato adulto e quindi pungere le piante propagando il batterio, oppure l'utilizzo di insetticidi, che avviene su individui per lo più adulti e comunque in ambienti dove è praticata l'agricoltura.

Recentemente sulla rivista scientifica Insects (Insects 2022, 13, 158) è uscito l'articolo "Zelus renardii Roaming in Southern Italy" a firma di Nada Lahbib, Ugo Picciotti, Valdete Sefa, Sonia Boukhris-Bouhachem, Francesco Porcelli e Francesca Garganese. Si tratta dei risultati di un importante studio, che parte dalla meta analisi della letteratura e presenta diversi esperimenti, sulla concreta possibilità di controllare gli insetti vettori della Xylella mediante un insetto predatore, lo Zelus, che per altro è di recente arrivato nei nostri areali, dove si è ormai ambientato.

Lo studio, condotto dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università di Bari, in collaborazione con la Facoltà di Scienze dell'Università di Tunisi, il Laboratorio per la Protezione delle Piante dell'Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica della Tunisia presso l'Università di Cartagine, il Laboratorio di Fitopatologia, Dipartimento di Scienze Marine e Biologia applicata dell'Università di Alicante e del Ciheam-Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes, Istituto di Agronomia del Mediterraneo di Bari, ha condotto a risultati molto interessanti. AgroNotizie ne ha parlato con il professor Porcelli dell'Università di Bari.

Da una prima lettura dell'articolo sembra di capire che Zelus renardii, ormai ambientato in Italia e in particolare in Puglia, possa essere utilizzato contro gli insetti vettori di Xylella fastidiosa: in che misura e perché, avendone disponibilità, Zelus preda Philaenus spumarius e gli altri insetti Aphrophoridae vettori di Xylella fastidiosa?
"Zelus renardii ha raggiunto ormai tutta Europa provenendo dal Nord America. È stato trovato anche in Tunisia poco tempo fa, dove è arrivato spontaneamente. Della sua presenza non ce ne siamo accorti perché non fa danni e morde l'uomo solo se costretto. Nello stesso modo non sono descritti danni agli ecosistemi. Zelus non attacca e uccide solo i vettori di Xylella, ma anche altre prede alternative regolarmente o stagionalmente presenti negli oliveti. La Bactrocera oleae è un buon esempio per spiegare come Zelus sia attivo verticalmente fra livelli della piramide alimentare ma anche orizzontalmente sul livello trofico delle prede. Infatti, Zelus è pronto ad aggredire qualsiasi insetto disponibile, purché siano prede mobili e di dimensioni vantaggiose per compensare la spesa energetica della predazione. In generale preda insetti che hanno dimensioni comparabili con la propria età: da neonato ad adulto".

 

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Zelus attacca Drosophila in laboratorio

(Fonte: Insects 2022, 13, 158) - "Zelus renardii Roaming in Southern Italy")

 

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Zelus attacca Macrohomotoma gladiata su ficus ornamentale

(Fonte: Insects 2022, 13, 158 - "Zelus renardii Roaming in Southern Italy")


"In pratica, Zelus mediamente attacca e mangia una preda all'ora per i primi 6-8 attacchi. Dopo di che, saziandosi, continua ad attaccare ed uccidere, ma si ciba sempre meno delle prede incontrate, uccidendo sempre più frequentemente e con maggiore efficacia sul controllo delle popolazioni di prede disponibili. Nel caso delle sputacchine, che danneggiano infettando le piante con Xylella fastidiosa, l'efficacia di Zelus è condizionata dal tempo che i vettori hanno a disposizione per infettare piante ancora sane".

 

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Stando sempre a questo ultimo studio comparativo, sembra trovare conferma l'elemento che lo strumento da adottare per utilizzare Zelus nel controllo delle sputacchine sia quello di programmi di biocontrollo inondativi, quindi non dei lanci puntuali di pochi esemplari diffusi nell'ambiente, ma la diffusione di molti esemplari in aree ristrette: per programmi su vasta scala potrebbero servire delle biofabbriche?
"Negli oliveti e negli altri frutteti Zelus va utilizzato come se fosse un insetticida. Per l'olivo il momento ideale è quello della prefioritura che coincide con la presenza dei primi adulti delle sputacchine sulle piante, in questo modo giocoforza il rilascio di Zelus deve essere quello a carattere inondativo. Inoltre, una diffusione di Zelus in tempi diversi impatterebbe con l'eccessiva povertà alimentare dell'ecosistema oliveto. Un vantaggio di Zelus è che si presta ad essere allevato facilmente sia su prede vive che su diete artificiali. Inoltre, nelle nostre sperimentazioni in laboratorio Zelus riutilizza le carcasse delle prede abbandonate, comportamento questo che sicuramente facilita l'allevamento che è importante per effettuare dei lanci consistenti per il biocontrollo inondativo di Zelus già 'addestrati' a predare. Le biofabbriche sono la base per poter effettuare l'allevamento massale e quindi servirebbero allo scopo. Nel caso sarebbe facile utilizzare aree marginali per queste attività ad elevata specializzazione e densità di conoscenza, imprimendo una spinta anche sociale opposta all'abbandono dei territori".

L'articolo parla anche di buone possibilità di controllare e ridurre la Bactrocera oleae, con quali possibili benefici effetti sulla coltivazione dell'olivo, considerato anche che non è più possibile utilizzare il dimetoato?
"Zelus mangia parecchi insetti che infestano l'olivo - non solo la mosca - a patto che siano insetti mobili: prays, tignola dell'olivo, cotonello dell'olivo. Non entrerei nel merito della sostituzione di un'azione di controllo chimico di sintesi, ma il vantaggio nel controllo della mosca olearia ed altri insetti nocivi capaci di spostamenti in massa nei frutteti sembra un'opzione molto interessante".

Le evidenze sia della letteratura raccolta nello studio che le ricerche mettono in luce che Zelus non avrebbe ricadute negative sugli insetti utili, come per esempio l'ape da miele: in caso di lanci inondativi tali risultati non rischiano di essere inficiati da una eventuale scarsità di prede nocive?
"Zelus non è un predatore delle api, questo è un dato forte che emerge dallo studio della letteratura e dai risultati di laboratorio ottenuti in condizioni di stress: i due si incrociano e si ignorano, nulla accade. L'ape sicuramente può essere una preda occasionale magari su rosacee, ma non certo su olivo che è impollinato dal vento. Per quanto riguarda altre prede stiamo indagando in Spagna con un nostro dottorando che sta approfondendo l'argomento in cotutela con l'Università di Alicante".

In conclusione, da questo studio è possibile partire per una programmazione del controllo delle sputacchine che vada oltre le operazioni di diserbo o l'uso di insetticidi?
"L'opzione Zelus si inserisce come azione di biocontrollo in una strategia integrata già presentata in diverse pubblicazioni (DOI 10.3390/pathogens10081035; DOI 10.1371/journal.pone.0232363; DOI 10.1038/s41598-019-44997-4). L'obiettivo è rivedere le singole azioni di controllo, fisiche, chimiche di sintesi e non, biologiche e quelle che verranno, e riassemblare la strategia di controllo integrato per i fitofagi dell'olivo. Questo per aderire essenzialmente alle impostazioni della Politica Agricola Comunitaria 'Farm to fork', con la mitigazione dell'utilizzo di insetticidi chimici di sintesi, nella speranza di poter costruire una strategia Integrated Pest Management resiliente e sostenibile e forse, ancora meglio, antifragile".

Che cosa significa antifragile?
"Una strutturazione del controllo integrato tale da reagire agli stress rafforzandosi e opponendo una reazione adattativa capace di minimizzare gli eventi negativi, conducendoli in una nuova condizione funzionale al mantenimento dell'utilità dell'ecosistema controllato".