Numeri che tuttavia impallidiscono nel confronto internazionale dove la soia prodotta ogni anno arriva a toccare 360 milioni di tonnellate, prodotte soprattutto negli Stati Uniti, in Argentina e Brasile. Si tratta tuttavia di soia quasi esclusivamente Ogm (resistente ad erbicidi come il glifosate) che se trova larga applicazione nella zootecnia, non incontra invece il favore dei consumatori che di conseguenza acquistano prodotto europeo, biologico e non.
Nonostante la guerra commerciale tra Cina e Usa abbia fatto crollare il prezzo della soia destinata alla mangimistica, rimangono buone le prospettive per quella destinata al consumo umano. Tuttavia, anche se molti agricoltori si sono dedicati alla soia abbandonando il mais (anche grazie al fatto di poter utilizzare le medesime seminatrici) c'è ancora poca chiarezza su come questa coltura debba essere gestita dal punto di vista fitosanitario.
"La migliore strategia di difesa parte dall'utilizzo di seme certificato che viene analizzato per quantificare la presenza di due importanti patogeni per questa coltura, come il batterio Pseudomonas syringae pv. Syringae, agente della maculatura batterica della soia, e il complesso fungino causato da Diaporthe/Phomopsis, agenti del cancro dello stelo e dell'avvizzimento dello stelo", spiega ad AgroNotizie Ilaria Alberti, ricercatrice del Crea-Ci esperta di colture industriali. "Per i semi prodotti in Italia è il Crea-Dc che provvede alle analisi per il rilascio della certificazione, mentre per quelle di importazione avviene un controllo documentale".
Le fitopatologie della soia: i funghi
Se invece ci si concentra sulle fitopatologie presenti in campo la situazione italiana è in divenire. La relativa giovinezza di questa coltura nel nostro paese non ha permesso di mettere ancora dei punti fermi. Molte malattie presenti al di là dell'Atlantico lo sono anche in Italia, ma si esprimono con differenti modalità e virulenza, mentre la situazione varia di anno in anno.Volendo suddividere le fitopatologie della soia in due classi è possibile individuare quelle a carico della parte alta della pianta, che coinvolgono cioè le foglie e i baccelli, e quelle a carico del fusto e dell'apparato radicale. Nel primo caso troviamo l'Antracnosi della soia (Colletotrichum dematium var. truncatum), la Peronospora (Peronospora manshurica) e l'Alternariosi (Alternaria Spp.). Nel secondo blocco invece Diaporthe phaseolorum var. caulivora e sojae, Phytophthora megasperma var. sojae, Rhizoctonia solani e Sclerotinia sclerotiorum.
Una delle malattie più importanti a carico della soia è la Sclerotinia, una malattia fungina provocata dal fungo Sclerotinia sclerotiorum, che attacca le radici della pianta formando sclerozi scuri, duri e ricoperti da un micelio bianco. Il fungo può rimanere latente nel terreno per anni e la migliore difesa consiste in ampie rotazioni e riduzione degli stress abiotici.
Nelle rotazioni frumento/mais - soia è poi molto comune trovare la presenza di Fusarium spp. che può interessare la parte basale della pianta, causando anche marciumi del colletto e, più difficilmente, sui baccelli. "Il continuo aumento di Fusarium sulle sementi analizzate, deve far mantenere alta l'attenzione, anche per la nota capacità di questo genere fungino di produrre micotossine", puntualizza Ilaria Alberti.
La Diaporthe è invece responsabile del cosiddetto cancro dello stelo (Diaporthe phaseolorum var. caulivora). Il fungo provoca lesioni di colore rossastro, in corrispondenza delle cicatrici del picciolo fogliare. La malattia interessa la parte basale della pianta e predilige temperature tra i 20 e i 22 gradi con umidità elevata. La Diaporthe phaseolorum var. sojae è invece responsabile dell'avvizzimento dello stelo e dei baccelli quando questi iniziano la maturazione.
Il marciume della soia è invece causato da Phytophthora megasperma var. sojae. Considerata a livello globale la malattia più distruttiva, in Italia causa danni limitati. Si sviluppa in condizioni di elevata e persistente umidità del terreno e temperature elevate (25-28 gradi). Letale sulle giovani piante, si traduce in una diminuzione della produzione in quelle adulte. Le zoospore penetrano dalle radici e da lì si diffondono nel resto della pianta con tanta più virulenza quanto più la varietà è suscettibile al fungo.
Ristagni di acqua e piante sotto stress sono anche le causa della diffusione della rizottoniosi, una malattia causata da un fungo (Rhizoctonia solani), presente nel terreno, che attacca le radici della soia provocando la formazione di cancri bruno-violacei.
Come difendere la soia dai funghi
Agrofarmaci registrati sulla soia ce ne sono pochi e comunque anche gli anticrittogamici autorizzati non sono utili al controllo dei cancri del fusto che sono la principale fitopatologia a carico di questa coltura. Se la scelta di un seme certificato e di varietà tolleranti rimane la migliore strategia di difesa, alcune ditte stanno battendo la strada della concia attraverso prodotti antifungini, anche di origine biologica, come il Trichoderma. Si tratta di un fungo che ha la capacità di ostacolare lo sviluppo di malattie fungine ad esempio attraverso la produzione di sostanze antibiotiche oppure andando a competere per le medesime risorse.Oltre alla scelta di un seme certificato e tollerante a specifiche fitopatologie, l'altra strategia di difesa è di carattere agronomico: evitare i ristagni di acqua nel terreno, inserire la soia in ampie rotazioni colturali, evitando di succedere a frumento, e prevenire il verificarsi di stati di stress, nutritivi o ambientali. Buona norma è inoltre il controllo delle infestanti che possono fungere da riserva di inoculo (come del caso della Sclerotinia su Chenopodium e Amarathus).
Avversità della soia: non solo funghi
Al di là delle malattie fungine ad impensierire i produttori di soia oggi è la cimice asiatica (Halyomorpha halys) che è ormai endemica in tutti gli areali di produzione e che può causare seri danni alla coltura. Un insetto contro il quale ad oggi non esistono strategie di difesa efficaci al 100%. Trappole a ferormoni hanno dato prova di essere efficaci per il monitoraggio della popolazione, ma non per la cattura massiva. L'utilizzo di reti sì è dimostrato lo strumento più efficace nel campo della frutticoltura, mentre in colture estensive come la soia l'utilizzo di insetticidi rappresenta l'unica soluzione ad oggi disponibile.A completare il quadro delle avversità della soia c'è la Sindrome del fusto verde, dall'inglese Stay green. Nelle porzioni di campo interessate le piante non vanno a maturazione. Le foglie, invece di entrare in senescenza e cadere, rimangono verdi. Questo comporta l'incompleta formazione del seme, ma anche la sua diminuzione in numero e qualità. Tutti aspetti che riducono pesantemente la produttività. Di questa sindrome non se ne conoscono ancora le cause, che potrebbero essere legate alla presenza di nematodi o di insetti vettori di fitoplasmi.