Dopo la prima fumata nera da parte della Commissione Ue sulla proposta di sospensione dei neonicotinoidi, insetticidi sistemici tacciati di essere causa della moria delle api, il caso torna al vertice dell’agenda politica comunitaria di aprile, data in cui la proposta verrà votata dal Comitato d’Appello.
In vista dell'incontro, Agrofarma si augura "che le istituzioni prendano una decisione basata su dati scientifici, confidando in una valutazione oggettiva del caso".
La comunità scientifica internazionale - ribadisce in una nota l'associazione nazionale delle imprese di agrofarmaci - ha confermato che la causa della moria delle api è un fenomeno complesso di origine multifattoriale.
Lo stesso rapporto BeeNet del 2012, finanziato dal ministero dell’Agricoltura, evidenzia come in tutta Italia sia ormai a livelli allarmanti la diffusione di patogeni come virus e Nosema nelle colonie di api. Inoltre, non esistono ad oggi evidenze scientifiche che dimostrino un nesso di causa effetto tra l’impiego di agrofarmaci e lo spopolamento degli alveari.

I neonicotinoidi, come tutti gli agrofarmaci, sono introdotti sul mercato a seguito di un rigoroso iter di autorizzazione - sottolinea Agrofarma -, che garantisce il rispetto di rigidi parametri di compatibilità ambientale. Se utilizzati secondo buone pratiche agricole e le raccomandazioni d’uso riportate in etichetta, non provocano effetti dannosi alle api. I
Anche  le modifiche alle macchine seminatrici, hanno contribuito ad eliminare alla radice eventuali timori per la salute delle api.

I principali produttori mondiali di agrofarmaci si sono impegnati in un piano di ricerche e di miglioramenti tecnologici per ridurre ulteriormente l’emissione nell’ambiente.

In Italia, come dimostrato da un recente studio Nomisma, la produzione di mais ha subìto un decremento del 19% negli ultimi 5 anni, con un danno economico che oscilla tra i 150 e i 200 milioni di euro; tra le cause di questa perdita l’aggravarsi delle infestazioni di parassiti (diabrotica), e la presenza di avversità endemiche come gli elateridi ed i virus, che i coltivatori di mais non possono più contenere dopo il divieto temporaneo di utilizzare sementi conciate con neonicotinoidi. La situazione verrebbe compromessa ulteriormente se venissero vietate anche le applicazioni al suolo (con prodotti granulari e liquidi).

La perdita di raccolto si è acuita a partire dal 2009, anno in cui è stato sospeso con decreto l’utilizzo di questi prodotti e che ha costretto il paese a importare il 21% del mais dall’estero (per il 93% da paesi di origine comunitaria e per il 7% di origine extracomunitaria).

L’adozione di una limitazione europea comporterebbe un drastico aumento delle importazioni di mais di origine extra Ue e  determinerebbe a livello nazionale un forte impatto negativo sul bilancio delle aziende produttrici di mais, in termini di aumenti dei costi di coltivazione.

Questa situazione si aggraverebbe ulteriormente se venissero proibiti gli usi fogliari, di fondamentale importanza per il settore ortofrutticolo. L'Italia è tra i principali produttori europei di ortofrutta con una produzione di 36 milioni di t/anno - su una superficie di circa 1,6 milioni di ettari - che rappresenta ben 1/3 della intera Plv dell'agroalimentare nazionale. Questo settore traina l’export italiano agroalimentare: ortofrutta fresca, trasformata e vino, con un valore di oltre 10 miliardi di euro, rappresentano il 30% di queste esportazioni.

Privare questo settore di mezzi di difesa delle colture efficaci e sicuri come i neonicotinoidi, andrebbe ad accentuare la situazione di difficoltà in cui versa da oltre un decennio, a causa delle ricorrenti crisi di mercato e della più recente contrazione di consumi dovuta alla minore capacità di spesa delle famiglie italiane.

Lo studio Compass dell'Humboldt Forum for Food and Agriculture (gennaio 2013) ha reso evidenti anche i reali benefici economici, occupazionali e di resa derivati dal corretto utilizzo dei neonicotinoidi. Se tali mezzi tecnici non fossero più utilizzabili in agricoltura vi sarebbero, oltre che danni economici per più di 4 miliardi di euro, anche conseguenze sull'occupazione nelle zone rurali dell'Ue.

Agrofarma continuerà a rendersi disponibile ed aperta al dialogo su questi temi con le autorità responsabili, con gli apicoltori e con tutti coloro i quali siano interessati a trovare soluzioni efficaci, che tutelino il complesso degli attori del settore agricolo, confidando in una decisione sul futuro dei neonicotinoidi basata su criteri oggettivi ed esclusivamente scientifici.