Giunge dall'Australia è vive a spese degli eucalipti. Il suo nome scientifico è Glycapsis brimblecombei ma è stata presto ribattezzata "Psilla lerp", dato che la traduzione di "Lerp" in italiano è "follicoli", che sono i rifugi di melata sotto i quali l'insetto si ripara. Gli adulti della Glycapsis brimblecombei appaiono di colore verde e sono dotati di ali molto sviluppate grazie alle quali possono compiere spostamenti consistenti. Ciò ne ha facilitato la diffusione.

Come per altri parassiti della medsima famiglia, le sue neanidi secernono anche una melata sulla quale si innestano poi le fumaggini, composte da funghi che proliferano grazie agli zuccheri presenti nella melata stessa. In caso di infestazioni importanti di questa Psilla possono iniziare a cadere dapprima le foglie, giungendo poi al disseccamento dei rami. Si può arrivare perfino alla morte dell'eucalipto, anche se nel giro di alcuni anni. Non solo gli eucalipti devono temere questo insetto d'importazione: la melata imbrattare tutto ciò che si trovi sotto le fronde, come pure risulta possedere una certa causticità perfino sulla pelle dell'uomo. Sono stati riportati infatti alcuni casi di irritazioni cutane in soggetti che sono stati esposti alla "gocciolatura" delle Psille.

Prima di giungere in talia, la Psilla lerp si è diffusa attraverso Nord, Centro e  Sud America, poi è giunta da lì alla penisola iberica, infestando Portogallo, Spagna e Nord Africa. Dalla primavera dello scorso anno ha invaso Sardegna e Campania. La lotta all'insetto si può condurre con mezzi chimici e biologici. Alcuni agrofarmaci efficaci sulle psille, per esempio quelli a base di abamectina, sono da tempo efficacemente utilizzati nelle tecniche di endoterapia e potrebbero rappresentare una soluzione contro questo parassita. Al fianco dei mezzi chimici, però, si può anche ricorrere all'aiuto di altri organismi. Gli antocoridi si sono dimostrati efficaci nella sua predazione, come del resto lo sono nei confronti delle psille del pero.