Le biomasse d’origine agricola sono, per l’India, una fonte energetica di vitale importanza. Oltre il 50% dell’energia utilizzata nei territori rurali e oltre il 40% di quella erogata nelle aree urbane proviene da residui agricoli e forestali. Le tecnologie qui utilizzate per la conversione energetica di queste materie combustibili sono tuttavia ancora poco efficienti nonostante il livello di maturità oggi disponibile sui mercati: gli impianti sfruttano appena il 10% della potenzialità energetica della biomassa (si può arrivare al 90%) e le emissioni di Co2 conseguenti alla combustione potrebbero essere notevolmente ridotte. Questi dati, che emergono da indagini specifiche realizzate da centri di ricerca indiani come il Teri, The energy and resource institute, il Tifac, Technology information, forecasting & assessment council, e la Nsso, National sample survey organisation, sono stati diffusi nel corso del workshop sul tema “Biomass: a valuable resource for sustainable development”, promosso da FederUnacoma e Itabia e svoltosi ieri pomeriggio nell’ambito di Eima Agrimach, la rassegna internazionale della meccanizzazione agricola in svolgimento a New Delhi.

La quantità di biomasse residuali disponibili in India - secondo uno studio svolto dal Tifac su dieci Stati del Paese - corrisponde annualmente a circa 623 milioni di tonnellate, comprendenti paglie di riso e di grano, bagasse di canna da zucchero e lolla di riso, cotone, leguminose, residui di bambù.  Negli ultimi anni l’India ha attivato diversi programmi governativi per promuovere le tecnologie più idonee all’impiego sostenibile delle biomasse, e su questi temi si sono incentrate le relazioni dei partecipanti al workshop, nell’ordine Lidia Szpyrkowicz, consigliere scientifico dell’ambasciata italiana a Delhi, Sangita Kasture, del dipartimento biotecnologie del ministero indiano della Scienza e tecnologia, Neta Sharma, coordinatore del progetto Enea “Sahyog”, Priyangshu Manab Sarma e Piyush Joshi del Teri, Neera Bhalla Sarin e Indu Shekhar Thakur della Jawahallal University, e Vito Pignatelli, presidente di Itabia.

L’impiego delle biomasse come risorsa energetica può dunque alimentare una consistente industria dell’energia, significativa anche per le ricadute in termini di occupazione. L’indotto che deriva dalle filiere produttive connesse alla bioenergia è infatti in grado di generare un numero di posti di lavoro, a parità di energia prodotta, circa 100 volte superiore rispetto a quelli possibili nel settore dei combustibili fossili.