La quantità di biomasse residuali disponibili in India - secondo uno studio svolto dal Tifac su dieci Stati del Paese - corrisponde annualmente a circa 623 milioni di tonnellate, comprendenti paglie di riso e di grano, bagasse di canna da zucchero e lolla di riso, cotone, leguminose, residui di bambù. Negli ultimi anni l’India ha attivato diversi programmi governativi per promuovere le tecnologie più idonee all’impiego sostenibile delle biomasse, e su questi temi si sono incentrate le relazioni dei partecipanti al workshop, nell’ordine Lidia Szpyrkowicz, consigliere scientifico dell’ambasciata italiana a Delhi, Sangita Kasture, del dipartimento biotecnologie del ministero indiano della Scienza e tecnologia, Neta Sharma, coordinatore del progetto Enea “Sahyog”, Priyangshu Manab Sarma e Piyush Joshi del Teri, Neera Bhalla Sarin e Indu Shekhar Thakur della Jawahallal University, e Vito Pignatelli, presidente di Itabia.
L’impiego delle biomasse come risorsa energetica può dunque alimentare una consistente industria dell’energia, significativa anche per le ricadute in termini di occupazione. L’indotto che deriva dalle filiere produttive connesse alla bioenergia è infatti in grado di generare un numero di posti di lavoro, a parità di energia prodotta, circa 100 volte superiore rispetto a quelli possibili nel settore dei combustibili fossili.
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Fonte: FederUnacoma