Sole, vento, acqua, geotermia, biomasse. E' questo ormai il petrolio della maggior parte dei Comuni italiani: l’89% del totale ha scelto di utilizzare almeno una fonte verde sfruttando le potenzialità del proprio territorio: sono ben 6.993 su circa 8 mila.

Un salto impressionante dall’anno scorso quando erano 5.580, ma soprattutto dal 2008, meno della metà (3.190). Numeri, tabelle, cartine del nuovo rapporto Comuni Rinnovabili  2010 di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gse-Gestore Servizi Energetici e Sorgenia, presentato a Roma, raccontano la storia di un'Italia che ha scelto di cambiare.

Grazie agli impianti installati sono stati creati nuovi posti di lavoro, portati nuovi servizi e create nuove prospettive di ricerca applicata oltre, naturalmente, ad aver ottenuto un maggiore benessere e qualità della vita. Queste esperienze dimostrano che lo sviluppo sostenibile nel Belpaese non solo è possibile, ma che è una scelta lungimirante e conveniente, che può innescare uno scenario virtuoso di innovazione e qualità nel territorio.

Lo dimostrano le storie dei Comuni del solare (6.801), in netta prevalenza, seguiti da quelli del mini idroelettrico (799), delle biomasse (788, dei quali  286 utilizzano biomasse di origine organica animale o vegetale), dell’eolico (297 con una potenza installata pari a ben 5.148 MW) e della geotermia (181). Vedi dati.

Nel rapporto, Legambiente indica in dettaglio gli interventi indispensabili, a partire dal Piano di azione nazionale per le rinnovabili che il governo dovrà presentare a Bruxelles entro giugno 2010, passando per la semplificazione delle procedure per l’autorizzazione dei progetti. 

Va definito uno scenario certo, ammonisce Legambiente. La priorità va al prolungamento degli incentivi in conto energia per il fotovoltaico e in fase di scadenza. Ma altrettanto urgente è dare certezza agli interventi di risparmio energetico (con il 55% di detrazione fiscale) che termineranno nel 2010. Bisogna poi investire sulla rete energetica per adeguarla a una generazione sempre più efficiente e distribuita. Infine, bisogna innescare un meccanismo per fare in modo che il mercato energetico premi veramente efficienza e concorrenza nell’offerta ai cittadini e alle imprese.