La giornata di studio è stata promossa ed organizzata dall'Accademia in collaborazione con il Mipaaf, l'Associazione nazionale città del castagno, il Centro di studio e documentazione sul castagno, la delegazione regionale dell'Anci - Associazione nazionale dei comuni e la Regione Toscana.
La giornata è stata aperta dal presidente dell'Accademia Giampiero Maracchi, con un ringraziamento al numeroso pubblico intervenuto e al viceministro Andrea Olivero che ha presenziato ai lavori della mattinata.
L'importanza delle nuove tecnologie per il censimento dei castagni, il tema principale della giornata, è stata sottolineata da Orazio Ciancio, presidente dell'Accademia italiana di scienze forestali, ricordando però che, fino ad oggi, non è mai stata fatta molta ricerca scientifica sul castagno.
Il censimento dei castagni è il primo e fondamentale passo per la realizzazione di un inventario castanicolo, uno strumento che per Elvio Bellini, presidente del Centro di studio e documentazione sul castagno, ha un'importanza strategica per la tutela di questa pianta. La più antica pianta da frutto della montagna e un albero che rappresenta una vera e propria antica civiltà, e che oggi rischiamo seriamente di perdere.
E riguardo l'importanza che riveste oggi il castagno, Ivo Poli, presidente dell'Associazione nazionale città del castagno con cui l'Accademia dei Georgofili ha stipulato un protocollo di intesa alcuni mesi fa, ha sottolineato come il castagno da frutto venga erroneamente considerato marginale nella frutticoltura italiana, quando in realtà è l'albero da frutto più comune e diffuso in Italia, dal Nord al Sud, occupando oltre 800mila ettari.
L'importanza attuale del castagno sta anche nel rapporto identitario che questa pianta ha con il territorio della montagna, come ha fatto notare Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora (Gr) e rappresentante di Anci Toscana, specificando che la tutela di questa pianta non deve limitarsi alla sua conservazione, ma anche alla sua valorizzazione.
Ma anche a livello economico il castagno rimane una coltura importante dell'agricoltura italiana. Con circa 30mila aziende estese su una superficie di 52mila ettari, l'Italia è il secondo esportatore mondiale di castagne, dopo la Cina.
Non solo, la castanicoltura italiana realizza il 64% dei prodotti castanicoli Dop e Igp di tutta l'Unione europea e il 15% dei prodotti ortofrutticoli e cerealicoli a marchio.
Tuttavia, come fa notare Piermaria Corona, del Crea-Foreste e legno, la realtà produttiva è molto differenziata e il settore sta vivendo una progressiva crisi produttiva legata ai problemi di sostenibilità economica della coltura ed accentuata dalle emergenze fitosanitarie, prime tra tutte il cinipide galligeno.
Corona ha richiamato così la necessità di una rivalorizzazione di questo settore, valorizzazione che richiede la necessità di acquisire dati conoscitivi sulla sua effettiva consistenza del patrimonio castanicolo a livello locale, per poter avere un quadro nazionale chiaro e consentire la corretta utilizzazione delle misure dei Piani di sviluppo rurale.
E in questa direzione il Crea ha da tempo promosso attività di ricerca per il monitoraggio delle risorse castanicole, con particolare riferimento all'impiego di dati da telerilevamento.
Da qui la giornata è proseguita con altre relazioni, moderate dal professor Raffaello Giannini dell'Università di Firenze, che hanno illustrato le potenzialità applicative delle più recenti tecniche di rilevamento forestale per l'inventariazione e il monitoraggio delle risorse castanicole, sulla base di casi di studio condotti in Toscana.
In particolare è stato fatto riferimento all'impiego di dati telerilevati da piattaforme aeree e satellitari per la mappatura dei boschi di castagno e all'uso di banche dati e di strumenti tecnologicamente avanzati per la caratterizzazione strutturale e socio-economica dei castagneti da frutto.
Al termine delle relazioni tecniche è intervenuto l'assessore regionale all'Agricoltura, Marco Remaschi, che ha sottolineato come la castanicoltura toscana sia un mondo molto vasto che necessita di un processo di innovazione e crescita per poter garantire di mantenere la presenza dell'uomo in certi territori interni e montani.
E per garantire questa presenza, fondamentale anche per il presidio del territorio, Remaschi ha ribadito che si deve prestare attenzione nei confronti della ricaduta economica per chi opera nella filiera agroalimentare del castagno.
A tirare le conclusioni della giornata di studio è stato il viceministro Andrea Olivero che ha confermato l'interesse del ministero nei confronti della castanicoltura come settore chiave per lo sviluppo delle aree montane e l'importanza della gestione del patrimonio forestale per mantenere la biodiversità e la popolazione in certe zone.
Olivero ha anche evidenziato come i moderni metodi di rilevamento presentati nel corso della giornata siano perfetti per la pianificazione nel medio-lungo periodo, come richiesto proprio dal settore forestale.
Il viceministro ha sottolineato anche il fatto che la tutela paesaggistica è necessaria, ma non deve essere interpretata come conservazione immobile, come una museificazione della realtà. Il bosco è un bene rinnovabile che è e deve continuare ad essere una grande risorsa per la comunità.