Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, ha salutato così le istituzioni, gli associati e i numerosi presidenti di Confagricoltura provenienti da tutto il Meridione intervenuti nel pomeriggio di venerdì alla Masseria Ciura di Massafra, dove si è svolto il convegno su “Agrumicoltura: evoluzione e prospettive, il mercato e gli scenari geopolitici”.
Durante il convegno sono emerse proposte operative intese ad evitare la crisi del comparto agrumicolo, sul quale incombe la forte pressione delle importazioni: la revisione degli accordi di libero scambio con il Marocco, aumento delle misure compensative, l’innovazione varietale, maggiori investimenti in promozione ed educazione alimentare, il rilancio dell'aggregazione.
"Il confronto tra produttori di Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia – ha sottolineato in apertura Lazzàro – è utile per verificare le condizioni e le difficoltà in cui essi operano sui mercati italiani e stranieri, soprattutto a causa delle forti speculazioni sui prezzi e della concorrenza spietata di Paesi come Spagna e Turchia, oltre a casi specifici come l’embargo dell’Ue alla Russia, in cui equilibri di natura geopolitica sono costati alla Puglia un tonfo del 13 per cento nelle esportazioni: un risiko giocato sulla nostra pelle. Ma questo dialogo a più voci – ha rimarcato - è fondamentale anche per studiare contromosse in grado di riportare sia i consumi sia l’export a crescere, assicurando così redditi congrui alle imprese produttrici".
Gli agrumi (arance, mandarini, clementine e limoni in particolare) sono tra le colture più importanti per il nostro Paese sia in termini agricoli, rappresentano il 9% della produzione lorda vendibile e l'11,8% delle aree investite rispetto al totale dell’ortofrutta, sia in termini di consumo, con il 9,5% a volume e il 13,4% a valore sull'acquisto domestico di frutta e verdura.
Un punto di forza per la Puglia (7% della produzione nazionale) che, assieme a Sicilia (54%) e Calabria (31%), rappresentano il cuore dell’agrumicoltura italiana con oltre il 90% delle aree coltivate ad agrumi sul territorio nazionale.
Da tenere d’occhio, però, è il trend nazionale caratterizzato da diversi indicatori con segno meno: l'annata 2014-2015 si è chiusa con 148.157 ettari investiti, una produzione di 3,3 milioni di tonnellate ed una bilancia commerciale negativa per 178,8 milioni di euro (dati Italiafruit News).
A controbilanciare tale tendenza discendente, va segnalato l'aumento positivo dei prezzi medi delle ultime tre annate a scapito, tuttavia, della remunerazione del prodotto. Insomma, la forbice tra prezzo allo scaffale e quello alla pianta è sempre più larga e grava interamente sul mondo produttivo.
Ed è partendo da questo scenario che si è articolato il confronto durante il convegno, in particolare rispetto agli sviluppi futuri e alle criticità attraversate dal settore. Onofrio Giuliano, componente di Giunta di Confagricoltura, ha sottolineano proprio "il ruolo fondamentale delle Regioni del Sud nella produzione di agrumi".
"Si tratta – ha detto – di una straordinaria opportunità d’impresa per il nostro Sud, Sardegna compresa. Per questo il nostro impegno deve essere fortemente orientato alla difesa e conservazione di questa opportunità, anche in un’ottica europea, giacché l’Italia è assieme alla Spagna il più grosso produttore d’Europa sia in termini di ettari coltivati che di valore".
Gerardo Diana, presidente della Federazione agrumicola di Confagricoltura ha puntato il dito su un paio di questioni cruciali a livello internazionale: "La Corte di Giustizia europea – ha ricordato – recentemente ha annullato, almeno in parte, l’accordo di libero scambio col Marocco, che prevedeva l’ingresso di merci marocchine sui mercati europei con dazio azzerato, un po’ come successo per l’olio d’oliva tunisino. Come Confagricoltura abbiamo chiesto alla Mogherini, che guida la politica estera della Commissione Ue, di cogliere al volo questa bocciatura per farne motivo di revisione degli accordi, soprattutto per quanto riguarda il principio ispiratore, che per noi dev’essere l’assoluta reciprocità: sia dal lato dei costi sul mercato del lavoro sia sul versante, spinoso, dell’utilizzo di prodotti fitosanitari".
Non va sottovalutato, sempre restando in tema di piazze commerciali internazionali, il forte stress che viene generato dal complesso scenario Ue-Russia-Turchia, con un doppio embargo, quello europeo alla Russia (con un conseguente blocco indiretto anche sui prodotti italiani) e quello russo alla Turchia: "Queste tensioni – ha rimarcato Diana – hanno conseguenze pesanti, soprattutto perché comportano il riversarsi sui nostri mercati di grandi quantità di prodotto spagnolo e turco che impatta in modo dannoso su un’annata di sovrapproduzione per i nostri agrumi e, al contrario, di bassissima crescita dei consumi. La soluzione, a nostro avviso, sta in un doppio intervento dell’Ue: l’aumento delle misure compensative per far crescere il plafond di prodotto che può accedere ai benefici comunitari e, su un versante più politico, dove è necessario farci giocare una partita ad armi pari con i nostri competitors, con i quali servono regole chiare, certe e uguali per tutti".
In chiusura Giandomenico Consalvo, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, ha concluso il convegno focalizzando l’attenzione su un principio: "Dobbiamo finirla – ha scandito - di commiserarci e cominciare a raccontare in giro per il mondo quanto di bello e buono sappiano fare noi italiani". Uno slogan che vale come una chiamata all’azione per tanti agrumicoltori. In diverse direzioni, tutte convergenti sull’obiettivo di far crescere il settore: "Dobbiamo valorizzare il prodotto – ha chiarito Consalvo – attivando risorse su campagne di promozione e sull’educazione alimentare finalizzata ad un consumo consapevole. E dobbiamo saper parlare sia ai consumatori italiani sia a quelli stranieri ai quali bisogna raccontare le qualità e la salubrità dei nostri agrumi che, è un dato certo e riconosciuto, sono più sani rispetto a quelli degli altri Paesi".
Ma è necessario lavorare di più e con più convinzione sul versante dell’aggregazione: "Non siamo ancora in grado di fare massa critica – ha spiegato Consalvo – e perciò dobbiamo utilizzare strumenti come le Op, organizzazioni di produttori, e le risorse messe a disposizione dall’Ue. Ed è compito di organizzazioni come la nostra sensibilizzare i produttori in questa direzione strategica per poter aggredire ed essere competitivi su nuovi mercati".
Infine, il capitolo più delicato: "Abbiamo bisogno - ha sottolineato Consalvo - di innovazione varietale, soprattutto per contrastare l’aggressività della concorrenza spagnola. Grazie ai Psr abbiamo la possibilità e i mezzi per adeguarci e saper rispondere alle richieste del mercato. Valorizzare e promuovere il prodotto, aggregare i produttori e innovare: è questa la ricetta che proponiamo ai nostri produttori".