Dopo una breve introduzione di Daniele Missere (Crpv), Valerio Vicchi (Sfr) ha fatto il punto sulla diffusione della malattia ormai presente in Emilia-Romagna in forma endemica da una decina d'anni. In base ai risultati del monitoraggio, il numero di aziende interessate dal virus si aggira intorno alle 150 unità, in gran parte concentrate in due zone: una nell'Imolese e l'altra nel Cesenate. Si tratta di un numero da alcuni anni sostanzialmente stabile, segno che la malattia, se non può essere eradicata, può essere almeno tenuta sotto controllo. Peraltro lo stesso Vicchi ha presentato alcuni dati che evidenziano come l'estirpazione immediata delle piante individuate affette da Ppv influisca favorevolmente sul controllo del virus.
Annarosa Babini (DiSTA) e Federica Brandi (Cra-Isf) hanno presentato i primi dati sul grado di suscettibilità alla sharka di varietà di drupacee: su 101 varietà di pesco, susino ed albicocco inoculate con il ceppo M, 60 hanno manifestato sintomi su fiori, foglie e/o frutti; 13 sono risultate infette al saggio anche se mostravano sintomi leggeri e poco specifici, mentre 25, alcune delle quali mostravano leggeri sintomi di tipo virale, non hanno evidenziato nessun positivo nelle analisi (Elisa e Pcr) effettuate per identificare Ppv. Oltre alla cv di susino Jojo, per la quale era attesa tale reazione, altre varietà che non sono risultate infette come le cv di pesco Max, Maria Dolce, Alix, Summer Lady o gli albicocchi Harval, Robadà, Goldrich, Pisana, potrebbero avere caratteristiche di forte tolleranza a Ppv.
Molti genotipi affini al ciliegio, o comunque distanti dai Prunus coltivati, sono risultate asintomatiche e il saggio non ha individuato la presenza del PPV che si era cercato di inoculare. Al contrario, alcuni biotipi, usati anche come portinnesti, sono risultati mediamente (P. cerasifera) o molto (Adesoto 101) suscettibili al virus.
La ricerca di piante spontanee o con sintomi di Ppv nel Cesenate ha evidenziato che la presenza del virus su piante senza sintomi di una specie spontanea molto diffusa come il prugnolo accresce la preoccupazione riguardo il permanere delle infezioni di PPV in piante marginali alle coltivazioni, che possono sfuggire ai piani di eradicazione.
Alessandro Liverani (Cra-Isf) ha infine presentato un nuovo progetto di miglioramento genetico del pesco per la resistenza alla sharka, al quale partecipano diverse unità operative a livello nazionale. Obiettivo del progetto è quello di arrivare ad ottenere entro 3-5 anni alcune prime selezioni di pesche e nettarine dotate del carattere di resistenza al virus, partendo da alcuni incroci con Prunus Davidiana considerata unica fonte di possibile resistenza, oltre che all'oidio, anche al Ppv.
L'incontro si è concluso con un intervento di Alberto Contessi (responsabile Sfr) che ha ribadito come gli sforzi (monitoraggio straordinario, ricerca e sperimentazione, Bollino Blu) portati avanti dalla Regione Emilia-Romagna nell'applicare il DM 29/11/96 di lotta obbligatoria abbiano finora consentito di convivere con questa pericolosa e temuta malattia.
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Fonte: Crpv