Il settore della bieticoltura saccarifera italiana sta vivendo un periodo di rinascita con importanti opportunità per i produttori delle aree un tempo vocate. Data la riduzione delle superfici, se paragonate al passato, e le azioni di garanzia del prezzo minimo, unite ai contratti stipulati con le aziende di trasformazione del prodotto, emerge la necessità di coltivare le bietole con una tecnica agronomica che sia il più possibile mirata all’ottimizzazione delle risorse e con obiettivi produttivi da reddito. Questo significa buone o alte produzioni e una polarizzazione, ovvero la percentuale di saccarosio totale contenuta, in linea con le richieste dei trasformatori.

Al fine di ottenere questi risultati è importante avere una tecnica colturale attenta a ogni aspetto.
La tecnica irrigua ha un ruolo chiave sulla produttività e sull’accumulo del saccarosio nella barbabietola e in questo Netafim vanta un’esperienza ventennale.

La Beta vulgaris var. saccarifera è considerata una coltura miglioratrice del suolo, consigliata nelle rotazioni per innalzare la resa della coltura seguente, ha ciclo breve di soli 5-6 mesi ed è tollerante a suoli alcalini.

Il fabbisogno idrico teorico si colloca tra 3.500-4.500 m3/ha in assenza di piogge, normalmente viene coltivate in aree con pluviometria consistente pertanto il bilancio idrico vede un reintegro, mediante irrigazione, attorno ai  1000-1500 m3/ha. Bisogna considerare che stress idrici gravi si ripercuotono negativamente sul titolo zuccherino, quindi i turni irrigui dovranno essere quanto più ravvicinati possibile.



Un apparato fogliare sano svolge un efficiente processo di fotosintesi il quale permette di produrre saccarosio in quantità superiori alle esigenze della pianta che lo convoglia alla radice per l’accumulo. Con apparato fogliare danneggiato e presenza di gravi stress idrici, l’attività fotosintetica delle foglie diminuisce in misura rilevante, una successiva abbondante disponibilità idrica, stimolerà la barbabietola a sostituire le foglie danneggiate. 

Il “lavoro” svolto in questa fase di sostituzione delle foglie smobilita parte del saccarosio accumulato nella radice, questa complessa serie di processi fisiologici dà origine al fenomeno, della retrogradazione. La più frequente causa di innesco della retrogradazione è la carenza idrica, o meglio lo stress idrico, associato ad alte temperature, che si verifica normalmente tra giugno e luglio. Lo stress idrico comporta rallentamento nell’elaborazione del saccarosio, ma anche più rapida senescenza dell’apparato fogliare e la “disidratazione” della radice.

L’irrigazione a goccia, gestita con razionalità e cioè basata su un avvio tempestivo (su indicatori oggettivi) e su bilanci idrici commisurati ai fabbisogni colturali, è lo strumento agronomico capace di prevenire problemi di perdita di polarizzazione.

L’irrigazione a goccia con sistemi Netafim, è ormai noto, rappresenta una pratica colturale in grado di assicurare elevate produzioni e costanza di risultati negli anni in tutti i bacini di coltivazione. Questa sua peculiarità è intimamente collegata a parametri climatici (piogge, temperature, ventosità, ecc.) ed alle caratteristiche idriche e pedologiche dei terreni (tessitura), che  influenzano la disponibilità d’acqua e le esigenze irrigue della barbabietola. La fase in cui la coltura è maggiormente sensibile è quella di massimo sviluppo fogliare, che si colloca nei mesi di giugno e luglio.
In seguito, apporti idrici eccessivi possono causare incrementi di peso delle radici, ma anche cali del titolo zuccherino a seguito dei ricacci fogliari, per questo motivo la restituzione idrica dovrà essere accurata, uniforme e razionata per evitare una eccessiva stimolazione vegetativa.



Dalle numerosissime prove irrigue condotte sulla coltura in Italia negli ultimi lustri risultano:
- incrementi produttivi variabili dal 30-50%
- nessun abbassamento di polarizzazione, ma anzi, stabilizzazione
- miglioramento della resa media di saccarosio

In particolare impianti a bassa pressione sono preferibili rispetto ai sistemi tradizionali di somministrazione dell’acqua a pioggia con rotolone (fonte I.A. n°48 da ANB, 2001), fu ANB (associazione nazionale bieticoltori) che definì la tecnica del “poco e spesso” come la più razionale, principio su cui si basa, come abbiamo visto l’irrigazione a goccia Netafim. È da sottolineare positivamente che il temuto binomio “irrigazione = crollo di polarizzazione” non si è mai verificato anzi la polarizzazione media della tesi irrigua si è assestata su valori uguali o superiori alla tesi con pratica tradizionale. I risultati ottenuti nelle prove sono riassumibili in un notevole incremento della PLV, del peso delle radici, del contenuto in saccarosio, della purezza del sugo denso in trasformazione quindi più saccarosio estraibile.

Le esperienze ci dicono che la microirrigazione a goccia si candida per diventare il miglior metodo irriguo per la barbabietola da zucchero con prospettive di miglioramento nei consumi idrici e Netafim, grazie alla sue esperienza è competenza, è in grado di garantire un raccolto dalla resa elevata, efficienza del consumo idrico e risparmio idrico/energetico.