Il signore che vedete qui ritratto è Ettore Boi, un agricoltore sardo che… "parla ai fichi d'India". Mi ha mandato una serie di lettere a cui rispondo: mi piace la tenacia e la determinazione (tutta sarda) e la lungimiranza (tutta italiana).
Si tratta di quattro mail a cui rispondo con la tecnica "leggo e rispondo in pagina". Buona lettura!

 

"Carissimo direttore, buongiorno!
Ho raggiunto l'età di 70 anni, faccio di tutto per non agire come fanno e hanno sempre fatto i vecchi di tutte le generazioni… cioè criticare i giovani!"

 

Caro Ettore. Io ho compiuto i 56 anni e… capisco l'approccio!

 

"Nonostante l'immane sforzo, mi riesce sempre più difficile".

 

Esatto. La velocità con cui evolvono le situazioni fa sì che ognuno di noi, leggermente attempato, abbia nette difficoltà ad "interloquire con il presente".

 

"Premetto che non sono così stupido da voler fermare la ricerca e le nuove tecnologie che potranno aiutare i giovani agricoltori".

 

Sarebbe tutto inopportuno. Le battaglie contro i mulini a vento sono fuori dal tempo…
Infatti l'espressione "combattere contro i mulini a vento" viene usata per indicare una lotta vana, contro un'illusione che vive soltanto nella nostra immaginazione: il Don Chisciotte della Mancia. Il protagonista del romanzo di Miguel de Cervantes è Don Chisciotte, un personaggio bizzarro che aspira a restaurare la giustizia nel mondo emulando gli eroi dei romanzi cavallereschi, eroi di una realtà tramontata, ma in cui egli crede fermamente.
Uno degli episodi più celebri del romanzo di Cervantes è quello in cui l'eroe, scambiando alcuni mulini a vento per dei giganti che stanno per compiere azioni malvagie, decide di sfidarli a duello.

 

"Ciò che mi rende critico è che stanno abbandonando e trascurando la nostra categoria".

 

Qui dobbiamo definire, molto bene, a chi ci stiamo riferendo.
Sono i giovani ad abbandonare l'agricoltura o chi rappresenta l'agricoltura ad abbandonare la sua base?
Questo cambia molto la tua interpretazione…

 

"Una categoria fatta di piccoli contadini, che ancora crea reddito, dove io mi ritrovo e che oramai sta scomparendo.
Quel contadino che, con uno sguardo attento e competente, sapeva capire la necessità di combattere un patogeno fungino o parassitario e capire se la pianta avesse bisogno o meno di acqua.
Tutto questo verrà sostituito dall'agricoltura 4.0 già 5.0".

 

Parliamone.
L'agricoltura digitale prevede che vengano usate tecnologie che, per capacità di calcolo, per dati disponibili e per elaborazione delle informazioni, sia in grado di prevenire i problemi.
Nella mia storia professionale ho ben compreso che se affrontiamo i problemi dopo che si sono manifestati… rincorriamo la realtà.
Se, invece, li anticipiamo ed iniziamo ad occuparci di essi prima che accadano, li preveniamo. Molto meglio!
Nessun agricoltore è in grado di prevedere un attacco parassitario o un'eventuale avversità agrometeorologica. Satelliti, sistemi predittivi e intelligenza artificiale sì. E se ben utilizzati possono aiutare l'agricoltore a prevenire, prima che a curare.
Un esempio pratico. Mi accorgo che il mio campo è in fase di sofferenza per caldo e siccità quando si appassisce… ma con i dati che dispongo ora potrei saperlo almeno cinque giorni prima e prevenire questo stato di stress che compromette la funzionalità della pianta e il suo risultato produttivo…
20 anni fa… guardavamo Bernacca…
Ora ce lo può dire in Fmis (Farm Management Information System).

 

"Ma caro direttore sa quale sarà il danno più grave? Il dialogo tra il vecchio e il giovane che già oggi scarseggia, sparirà del tutto.
Il vecchio non potrà più trasmettere il suo sapere e il giovane non potrà più appenderlo.
A questo punto faccio il vecchio.
Ma davvero il giovane contadino potrà sostituire il piccone e la pala completamente con l'agricoltura 4.0 e 5.0?
Ma davvero la nostra intelligenza normale verrà sostituita da quella artificiale? Atrofizzando la nostra inventiva?".

 

No. Questo mai.
E ne sono fermamente convinto.
L'intelligenza artificiale, come ampiamente documentato, è frutto dell'elaborazione di "dati x algoritmi". Visto che ormai gli algoritmi utilizzati da qualsiasi intelligenza artificiale sono simili (da Chat Gpt, ChatSonic, Contents, Jasper, DeepL Write, Rytr, Elsa Speaks, YouChat) la differenza la fanno i dati.
L'intelligenza artificiale utilizza algoritmi e metodi complessi per costruire sistemi in grado di prendere decisioni autonome e di adattarsi ai cambiamenti basandosi sui dati.
Ciò che rende veramente straordinaria l'Ia è la sua incredibile capacità di apprendere autonomamente e migliorare le proprie prestazioni nel tempo, una caratteristica che la distingue dalle altre tecnologie e la rende così potente.
Ma tutto dipende dai dati che gli vengono messi a disposizione. E in campagna i dati li conosce solo l'agricoltore…


"Continuo a pensare: avanti con la ricerca e le nuove tecnologie, ma attenzione a chi, come me, non è preparato. Ci dovete lasciare il tempo, prima di morire, di poter dare ancora il nostro contributo, grazie al quale, forse ci sarà ancora una speranza per le generazioni future di percepire una pensione…
Avanti con la ricerca ma salviamo il contadino!".

 

L'agricoltore è l'unico che può lasciare il dato giusto per interpretare la realtà… sarebbe bello creare sistemi che permettano a chi sa di fornire informazioni a chi vorrebbe imparare.

 

"Caro direttore, ho fatto una vita da commerciante e Dio, come ha concesso ad altri grandi (non capisco per quale merito anche a me…), ora mi ha dato la possibilità di fare il contadino. Professione che esercito da ormai circa vent'anni".

 

Non cerchiamo di indagare e spiegare ciò che Dio vede per noi… rispetto a Dio l'intelligenza artificiale è un burattino…

 

"Ho sposato la filosofia del 'ritiro del contadino turco', dove nel 'Candido di Voltaire', con pochi iugeri risolveva tre grandi mali della vita: la noia, il vizio e il bisogno".

 

Dobbiamo spiegare… torniamo a Voltaire...

Con "Candido o l'ottimismo", Voltaire replica a Rousseau e ai filosofi ottimisti e mostra le varie forme di male presenti nel mondo: naufragi, terremoti, male proveniente dagli uomini, dalla loro violenza (guerra, fanatismo, schiavitù), dalla loro furbizia, dalla loro falsità.
Secondo Voltaire non sono i ragionamenti dei metafisici dei filosofi che porranno fine a questi mali.
Nella conclusione Voltaire ci propone una soluzione di morale pratica: il ritiro del contadino turco e soprattutto il lavoro, sorgente del progresso materiale e morale, renderà gli uomini più felici, allontanando i tre grandi mali della noia, del vizio e della miseria.

 

"Ho tanti dubbi in questa agricoltura innovativa, poiché vedo la realtà dell'agricoltura sarda ed entro in confusione…".

 

Dal mio punto di vista non dovremmo ritirarci nella nostra realtà, ma innalzarci e guardare l'agricoltura dall'alto. O meglio, i diversi tipi di agricoltura.

In estrema sintesi:

  • agricoltura di sussistenza (tipica delle produzioni agricole dei Paesi del terzo mondo);
  • agricoltura industriale (quella in cui si guarda alla massimizzazione del reddito basandola sulle economie di scala, tipica delle Americhe, dell'Asia e di chi, disponendo di grandi superfici, pone particolare attenzione al quantitativo di prodotto e non alle sue qualità intrinseche);
  • agricoltura di eccellenza (e qui giochiamo a casa nostra. Europa. Ed in particolare in Italia).

 

"Allora mi rifugio nelle certezze del vecchio contadino turco, ma capisco che per tanti contadini sardi c'è solo il caos. Un caos che è sfociato nella rivolta in tutta Europa.
Giustificata da una mancanza totale da parte delle associazioni e istituzioni (come avrà notato sui trattori si vede solo la bandiera italiana) che dovrebbero guidare, consigliare e rassicurare tutti gli agricoltori".

 

Qui dobbiamo essere molto pratici. Se la tua associazione non ti rappresenta… cambia associazione. Non cercare di fare da solo. Da solo non riuscirai ad affrontare i problemi italiani, europei e mondiali…

 

"Invece continuano a imporre leggi ferree. Hanno scaricato sul contadino tutte le responsabilità. Anche nell'uso dei fitofarmaci, obbligando tutti al certificato di abilitazione all'acquisto ed utilizzo dei prodotti fitosanitari, portando quindi alle conoscenze, le conseguenze e le difficoltà di gestire anche una sola bottiglia, rendendo unico responsabile il contadino.
Lasciandolo solo a combattere tutte le avversità.
Non solo quelle atmosferiche o parassitarie, ma anche quelle che continuano ad aumentare come cavallette, storni, cornacchie, pappagalli, cinghiali e altri animali dannosi, che diventano un problema, poiché nessuno si preoccupa se prolificano sempre più.
Vede oggi quando ci troviamo di fronte a un problema insormontabile, continuiamo a correre, non riuscendo a risolverlo e creandone degli altri".

 

Parliamone un attimo…
L'agricoltore produce generi alimentari.
I tuoi fichi d'India vengono commercializzati e… uno dopo l'altro, entrano a far parte della catena alimentare dei tuoi consumatori.
Caro Ettore… per lo Stato e per la Commissione Europea, tu sei un produttore di alimenti.
Esattamente come lo è l'amministratore delegato di un'industria di pasta, di bevande o di passata di pomodoro.
Se da loro esigono sicurezza… lo esigono anche da te.
E per controllarti… hanno bisogno di sapere ciò che fai.
Per questo ti chiedono il certificato di abilitazione (sei un professionista…) e l'elenco dei trattamenti che fai in campo…
Noi che produciamo apparteniamo al 3% dei votanti e… l'altro 97% vuole sapere cosa mangia e come è stato prodotto…
Se non glielo diciamo… vuol dire che abbiamo qualcosa da nascondere… bene ma non benissimo!

 

"Dovremmo fermarci, pensare al contadino turco, cercare e trovare una soluzione. Quella più semplice e più equa.
Basterebbe che al contadino, invece di creargli problemi tecnici e burocratici, lasciassimo il solo compito di lavorare la terra. Ne sarebbe felice e si sentirebbe appagato e realizzato".

 

Questo è ciò che succede nell'ambito cooperativo. L'agricoltore produce e conferisce. La cooperativa concentra la produzione e vende sul mercato garantendo la sicurezza e la tracciabilità.

 

Due domande:

  • ma ci fidiamo delle cooperative che vendono il nostro prodotto o lo riteniamo "il male minore"?
  • siamo in grado di dire alla nostra cooperativa, realmente ed in trasparenza, quello che facciamo in campo???

 

"Un altro problema che mi crea tanti dubbi è l'uso di tutti questi nuovi prodotti, che dovrebbero essere usati per migliorare la terra.
Organismi descritti come bio, vegetali cis genetici, biostimolanti, prodotti che azotano il terreno, batteri e funghi, decantati e descritti come unica soluzione per portare benefici alla terra e ai prodotti che si coltivano.
Ma siamo sicuri, nel tempo, di non fare ancora più danni di quelli fatti finora?".

 

Questo è rischio del volere seguire le richieste del "cittadino votante e pagante".
Che non sa cosa vuole ma è trainato da slogan.
Facciamo un esempio.
Se ti dico: "Vuoi tu cittadino produrre riducendo l'uso della chimica e produrre in modo più naturale, salutare e biologico?".
La risposta, ovviamente, è: "Sìììì".
Ma nessuno sa cosa voglia dire realmente "naturale, salutare e biologico".
Ne ho parlato alcuni anni fa in questo articolo.
Diciamo che… fa riflettere.
Noi produciamo in base a ciò che vuole il consumatore che ci paga… e non su cosa vorrebbe la natura che ci supporta nella produzione…

 

"Subentra sempre in me il contadino turco di Voltaire, anzi quello sardo: "lassa su mundu cumenti esti" (lascia il mondo com'è).
Le racconto un fatto: un giorno acquistai un prodotto naturale estratto dal legno, non ebbi mai il coraggio di usarlo, di alterare la fertile terra che lavoro, che a suo tempo è stata coltivata da mio padre e da mio nonno Ettore.
Ho avuto paura di cambiare qualcosa di "magico" che la natura ha creato nel corso dei secoli e che continua a preservare con il suo naturale equilibrio".

 

Nulla di "magico"… si entra nell'esoterismo che, credimi, non mi appartiene!
Basta restare nel "logico".
La terra è viva. La terra è fertile. La terra è feconda. La terra nasce per produrre.
Se la rispetti ti premia.
Se la violenti… si ricorda di te… di chi sei e di cosa fai… e ti farà sempre soffrire!

 

"Adesso basta sentire polemiche di un ignorante che non vuole accettare le innovazioni. Ma un'ultima cosa me la conceda, lei che può esprimere la sua opinione più competente, più equa e più ascoltata della mia.
Faccia eliminare, almeno quando si parla di agricoltura, il nuovo termine che oggi si comincia a usare: "salto quantico".
La natura ha avuto e ha bisogno dei suoi tempi fisiologici per evolversi e, se la lasciamo in pace e tranquilla, anche per guarire da tutti i suoi mali".

 

Bravo Ettore.
Definiamo il significato di "salto quantico"
Un salto quantico è il passaggio repentino di un sistema da uno stato quantico ad un altro. Il processo è definito "salto" in quanto discontinuo, vale a dire che il sistema non attraversa una continuità di stati intermedi.
Il fenomeno non è previsto dalla teoria fisica classica (in cui si assumono grandezze continue) e, tantomeno, nell'agricoltura.
In agricoltura questo passaggio è semplicemente impossibile. Tutto è basato sulle stagioni, sulla biologia e sul miglioramento… se salti quanticamente non fai più agricoltura. Fai altro…

 

"Ieri durante una trasmissione che parlava dei problemi dell'agricoltura italiana, ho sentito parlare di suicidio tra gli agricoltori.
Questa mattina andando alla ricerca di questo argomento su Google, ho potuto constatare che anche i vostri bravi giornalisti si sono interessati a questa problematica. Un appunto, non capisco perché mi siano sfuggiti questi articoli dal momento che ricevo e leggo regolarmente il vostro giornale…
Si tratta di articoli datati 14 dicembre 2023 di Matteo Bernardelli (Salute mentale e agricoltura) e di Duccio Caccioni del 24 gennaio 2024 (L'agricoltura cambia).
Oltre a toccare il problema del ricambio generazionale (che non c'è), tocca l'argomento del grosso latifondista australiano pieno di debiti. Termina il suo articolo dichiarando: a me non piace l'effetto Australia.
Neppure a me piace l'Australia… e tanto meno l'America.
Anni fa mi capitò di vedere dei documentari girati in America, dove venivano lavorati sconfinati appezzamenti di terreno, con mezzi enormi.
Questi filmati mi facevano venire il voltastomaco.
È questa l'agricoltura che vogliamo oggi?".

 

No. In Italia no. Anche per una semplice questione legata alle nostre superfici.
La Sau italiana è, complessivamente, di circa 13 milioni di ettari.
Sai quante specie agrarie coltiviamo? 350. Compresi i tuoi amati fichi d'India. Passando dagli asparagi agli zucchini.
Sai quanta superficie di mais, riso e grano c'è nel mondo (dati 2022)? Ecco qui i dati:

Frumento: 219 milioni di ettari
Mais: 203 milioni di ettari
Riso: 165 milioni di ettari

Noi non produciamo frumento. Noi non produciamo mais. Noi non produciamo riso.
Noi produciamo frumento, mais e riso italiano che dobbiamo vendere come una speciality nazionale e non come una commodity il cui valore è dettato dal prezzo.
Se capiamo questo… vinciamo.
Ma dobbiamo capirlo tutti…
Ma dobbiamo lavorare assieme…

 

"Sa… non so bene se gli agricoltori che scioperano abbiano capito questo.
Qui torniamo al contadino di Voltaire, che con pochi iugeri risolveva gran parte dei suoi problemi.
Lo iugero era l'unità di misura di superficie usata dall'antica Roma. Era l'area di terreno che con un giogo di buoi era possibile arare in una giornata di lavoro.
Iugerum dal latino iugum (giogo).
La sua superficie era di circa in un quarto di ettaro.
Poi è arrivata la giornata piemontese quasi doppia e via via fino ad arrivare a un ettaro 10mila metri quadri.
L'uomo è l'agricoltura, è sempre cresciuta anche in termini di superficie, ma sempre con molta calma.
Penso che oggi si sia toccato ogni limite e ancora si parla di aumentare, di produrre di più".

 

Dal mio punto di vista, in Italia, non dovremmo produrre di più.
Ma dovremmo produrre meglio.
E comunicare alle filiere quello che facciamo.
Così saranno disposte a riconoscerci il valore di ciò che produciamo..

 

"La popolazione attuale è di circa 8 miliardi di persone, già oggi si produce per 12 miliardi, consideriamo che lasciamo morire di fame circa 1 miliardo e mezzo di persone. Consumiamo le energie rinnovabili di un anno in circa sei mesi".

 

Proprio per questo dovremmo vendere in base al valore di ciò che produciamo (speciality) e non per il prezzo che viene fissato dai mercati (commodity).

 

"Il segreto per migliorare le piante, oltre le conoscenze scientifiche, è l'amore. 
Così si esprimeva Luther Burbank".

 

Condividiamo con i nostri lettori la sua esperienza: qui la pagina della Treccani e qui la pagina di Rete Semi Rurali.

 

"Non era certo uno che voleva fermare la tecnologia, ma capiva, anche l'importanza di far andare in parallelo le due cose: l'innovazione e l'amore.
Penso che quest'ultima si sia persa".

 

Caro Ettore.
Mi occupo di divulgazione e digitale per l'agricoltura dal lontano 1988.
Sono innamorato del mio lavoro e lo faccio con passione.
Solo per questo trovo ancora il tempo per ascoltare, capire e condividere.
Grazie per la tua condivisione.
In aprile sarò in Sardegna… e ti verrò a trovare.
Avremo cose da dirci e futuri da immaginare.
Grazie del tuo tempo!

 

"Grazie ancora per la sua attenzione, le auguro una buona giornata.
Saluti da Ettore, l'uomo che sussurra ai fichi d'india.
P.s.: che presunzione pensare di dare consigli".

 

Non credo sia presunzione dare consigli… penso che sia umiltà trovare il tempo per ascoltarli e condividerli!

 


Le mail del signor Boi sono state editate per chiarezza e brevità.

 

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