Il tartufo non è solo un pregiato alimento dell'agroalimentare italiano è impresa, investimento e attenzione al territorio, in quanto la sua coltivazione necessita di un ambiente molto sano. È necessario aggiornare la normativa che regolamenta la tartuficoltura, legata ancora a circostanze passate, e si deve tenere conto di questi aspetti.
Sono diverse le proposte di legge in discussione ma, secondo Upa Siena, solo una va nella giusta direzione ponendo una forte attenzione per l'ambiente e per la sostenibilità come richiede la comunità europea. Proprio di questo si è parlato al webinar "Tartuficoltura, l'ora della svolta. A rischio tradizione, sostenibilità e impresa" realizzato dall'organizzazione agricola e che è possibile rivedere online.
Il tartufo, impresa e ambiente
"La coltivazione del tartufo è importantissima per il territorio, è la cartina di tornasole della sanità dei nostri terreni, e ciò dipende da chi gestisce questi terreni. Se poi gli imprenditori invece di essere incentivati vengono ostacolati dalle istituzioni allora diventa un grosso problema", ha detto Simone Lorenzo Signorini, presidente pro tempore di Upa Siena introducendo il tema.
Considerazioni dal campo
Due associati hanno raccontato la loro testimonianza nella tartuficoltura e degli investimenti fatti.
"Servono continuamente lavori di manutenzione nelle tartufaie" ha detto Luca Semboloni.
Mentre Irina Strozzi, che coltiva i terreni a tartufo bianco pregiato con talee di pioppo, ha esposto un'altra criticità della sua attività perché i tartufi sono coltivati in terreni agricoli, ma "nonostante questo l'attuale legge e la nuova normativa che entrerà in vigore a marzo 2024 non facilitano la coltivazione di tartufo perché prevedono il diritto di proprietà del tartufo al tartufaio".
In Italia per ottenere il riconoscimento di tartufaia coltivata è necessario presentare un'istanza di tartufaia con una procedura burocratica complicata e articolata, e ancora più difficile è ottenere la garanzia della proprietà della raccolta dei tartufi e del tartufo stesso.
Inoltre risultano sproporzionate le sanzioni applicate al proprietario rispetto a quelle pressoché nulle per un soggetto che si intrufola illegittimamente in una proprietà altrui e sottrae il prodotto che è il risultato di un investimento importante.
Di cosa ha bisogno la coltivazione del tartufo?
Luca e Irina hanno le idee chiare su ciò di cui necessiterebbe la tartuficoltura.
"Con la coltivazione del tartufo c'è bisogno di manutenere sempre al meglio l'ambiente" ha detto Semboloni.
Secondo Strozzi bisognerebbe applicare le normative europee che riconoscono la coltivazione di tartufo come un'attività agricola vera e propria e quindi regolata all'interno del mercato comunitario. Sarebbe inoltre necessario bilanciare il rapporto ora sproporzionato tra chi è proprietario del fondo e chi invece svolge semplicemente l'attività di raccolta del tartufo.
Secondo Irina è importante tutelare il proprietario, l'unico attore che può garantire la produzione di tartufo, con il diritto di proprietà sul raccolto per metterlo in condizione di rientrare degli investimenti svolti sul terreno. C'è una mancanza di tutela, ha evidenziato Irina, per chi investe, conserva e tramanda la coltivazione del tartufo bianco, nonostante sia un patrimonio per il territorio. "Sono poche le tartufaie e oggi sono a rischio".
La normativa è confacente per sviluppare l'attività?
"La normativa vecchia andrebbe migliorata e quella nuova sembra che ponga maggiori limiti alla coltivazione della tartufaia, piccoli impedimenti ma che non rendono semplice il nostro lavoro. Sarebbe auspicabile un protocollo d'intesa fra i vari enti (comune, regione vari uffici)", questo il commento di Luca Semboloni.
Sulla stessa linea è Irina Strozzi: si tratta di "Una normativa molto limitativa e dissuasiva per chi vuole investire nella coltivazione del tartufo bianco pregiato, quindi sono necessarie modifiche alle normative, che riportino equilibrio".
La proposta della Fita
Investimenti, impresa, attenzione. Questi sono gli aspetti evidenziati dagli agricoltori e sono gli stessi che si trovano nella proposta di legge avanzata dalla Fita, Federazione Italiana Tartuficoltori Associati.
Italo Placidilli, segretario della Fita, ha ripercorso le varie tappe della normativa relativa ai tartufi e ha spiegato come si è arrivati alla realizzazione della proposta di legge da parte della Federazione coinvolgendo anche le associazioni degli agricoltori tenendo in considerazione le esigenze dei tartuficoltori, limando e inserendo quelle che erano le richieste degli agricoltori. "È stato lungo e faticoso fare un testo per portarlo a livello nazionale, lo abbiamo dato al sottosegretario La Pietra lo scorso 27 ottobre".
Nella proposta di legge della Fita c'è l'abrogazione della Legge 572 e l'auspicio che vengano fatti gli adempimenti necessari affinché il tartufo sia riconosciuto in Italia come prodotto agricolo. Secondo Palcidilli deve essere fatta una legge nazionale, poi un tavolo tecnico a livello nazionale che verifica le leggi regionali e le varie norme.
Tra i temi della proposta inoltre tutela e habitat, i criteri con cui gestire il territorio, i diritti di proprietà dei frutti del bosco e il riconoscimento delle tartufaie naturali e coltivate, le norme generali di ricerca e raccolta, oltre agli aspetti che riguardano la produzione e la vendita delle piantine micorizzate.
Fita ha inoltre organizzato un'iniziativa di sensibilizzazione verso l'ambiente nelle scuole e l'istituzione in ogni regione di una consulta regionale con la rappresentanza di tutte le associazioni.
I tartufi e i cambiamenti climatici
Paolo Valdambrini, presidente Associazione Tartufai Senesi, parlando del tartufo bianco ha spiegato che i cambiamenti climatici provocano una diminuzione sensibile del prodotto e la produzione di tartufo si sta spostando verso l'Est Europa, dalla Croazia alla Romania.
Il tartuficoltore si impegna per ottemperare gli effetti dei mutamenti climatici, ma si rischia un sempre maggiore calo di produzione, con i conseguenti risvolti negativi sul territorio che punta molto sulla promozione del prodotto. "Servono normative precise senza limitazioni".
"Il tartufo deve essere raccolto da professionisti, non da tutti. Il tartufo è un fungo ipogeo che ha bisogno di acqua e sole, deve essere coltivato, devono essere fatti vari lavori agricoli. Nasce in fondovalle, in aree boscate, terreni a bosco misto che sono terreni agricoli. La tartuficoltura è un'attività agricola vera e propria, non un hobby" ha concluso Valdambrini.
La proposta dal punto di vista dell'economia e del diritto
Il tartufo si coltiva o si cerca? La legge dice che ci sono due vie e devono essere regolamentate in modo diverso. Vincenzo Lenucci, direttore Confagricoltura Politiche di Sviluppo Economico, ha ribadito la necessità di aggiornare il quadro normativo e valorizzare anche in termini economici il settore della tartuficoltura.
Nella proposta di legge c'è un quadro completo dalla prima produzione, agricola o naturale, alla raccolta, alla trasformazione e alla commercializzazione del prodotto.
Antonio Vincenzi, avvocato dello Staff di Presidenza e Direzione Generale Coordinamento Attività Aree di Confagricoltura ha dato una lettura di diritto sottolineando i tratti innovativi, oltre all'esigenza di introdurre modifiche sostanziali a un quadro normativo di riferimento che risale a circa 40 anni fa, che aveva una visione statica della tartuficoltura e che trascurava la capacità imprenditoriale. Quest'ultima trova invece spazio in questa proposta di legge che intende tutelare la filiera del prodotto agricolo, cioè la capacità degli imprenditori agricoli di poter collocare sul mercato la propria produzione.
È una proposta di legge molto articolata, non di immediata applicazione: richiederà tempi di attuazione non brevi, specie sul versante amministrativo.
Con Gabriele Zanazzi di Confagricoltura si è infine ripassata la storia della normativa relativa al tartufo e si è fatto il punto sulla situazione attuale e su quale sarà il percorso futuro.
Scopri la locandina del webinar
Questi sono solo alcuni estratti dal webinar, guarda tutto l'incontro disponibile sul canale YouTube di Upa Siena
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Fonte: Upa Siena