"Oggi fare agricoltura non conviene più, eccetto alle aziende più strutturate". È passato più di un anno da questa provocazione di Massimo Giansanti, presidente di Confagricoltura ma il tema della sopravvivenza delle imprese agricole legato alla capacità di "strutturarsi" (e cioè di innovare, di coinvolgere professionalità specifiche anche sul fronte consulenziale, ma anche aumentare di dimensioni, magari aggregandosi) è ancora quanto mai attuale. A rafforzare questa tesi sono anche i dati relativi al primo settore italiano.


Prendendo spunto dal 7° censimento generale dell'agricoltura italiana, presentato dall'Istat nell'estate del 2022, infatti, è interessante notare quale sia stata l'evoluzione del tessuto imprenditoriale agricolo nel corso degli anni: a ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole: erano oltre 3,13 milioni nel 1982 (che il censimento prende a parametro, per la confrontabilità dei dati raccolti nel 3° censimento generale dell'agricoltura). Conti alla mano questo significa che sono scomparse, di fatto, circa 2 aziende agricole su 3 (il 63,8%) con un crollo marcato negli ultimi vent'anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni.

 

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Questo significa che in Italia l'agricoltura sta scomparendo? No di certo: dal 1982 a oggi il primo settore nel nostro Paese è però andato incontro a un notevole processo di concentrazione imprenditoriale: sempre rispetto al 1982, le flessioni della superficie agricola utilizzata (Sau) e della superficie agricola totale (Sat) sono state molto più contenute rispetto al numero di aziende (rispettivamente -20,8% e -26,4%). Analizzando i dati, quindi, scopriamo che la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di Sau (da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di Sat (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda). Analizzando anche i tempi più recenti, prendendo a riferimento i censimenti del 2010 e del 2020 le aziende si sono numericamente ridotte del poco più del 30% (487mila in meno) ma Sau e Sat sono calate in modo ben più contenuto (rispettivamente -2,5% e -3,6%). 
 
Quindi meno aziende ma più grandi: sempre il censimento ci evidenzia come nel 2020 fossero appena 2 aziende su 10 ad avere meno di un ettaro di Sau mentre l'incidenza delle imprese "medie" (con più di 10 ettari di Sau ma meno di 100) avesse raggiunto oltre il 20% (era l'8,9% nel 2000). 


Perché questa tendenza? il censimento rileva numerosi indicatori importanti ma, tornando alle parole del presidente di Confagricoltura citate in apertura, la sintesi è che "strutturandosi si sopravvive". E probabilmente si cresce anche. Ma cosa significa strutturarsi? In sintesi estrema potremmo dire che un'azienda agricola strutturata è un'impresa che, fra le altre cose:

  • investe in innovazione (tecnologica, digitale ma anche sul fronte delle attrezzature) per poter rispondere alle sfide del mercato e del campo;
  • investe sulla professionalizzazione dei propri operatori (o si rivolge a consulenti esterni esperti e formati) per essere sempre in linea con le normative nazionali ed europee e costantemente aggiornato sulle novità e opportunità che si affacciano sul settore agricolo;
  • guarda al futuro, anche in campo (cioè, ad esempio, punta su varietà innovative e maggiormente redditizie, sceglie coltivazioni che siano più resistenti al cambiamento climatico o alle fitopatie, opera per migliorare la produttività in modo sostenibile);
  • approccia il settore anche in termini di aggregazione (attraverso l'adesione a Op, reti di imprese o altre forme) per aumentare la competitività e il "peso" sul mercato. 

Chiaramente questi sono alcuni esempi di un tema molto più ampio. Esempi che, però, ancora una volta trovano riscontri nei dati rilevati dal censimento: nel 2020, il 15,8% delle aziende agricole attive in Italia utilizzava il computer o altre attrezzature informatiche e digitali: una quota 4 volte superiore al dato del 2010 quando la percentuale si fermava al 3,8%. Ad essere informatizzate era il 78,2% delle grandi aziende e il 44,7% delle medie, contro appena l'8,8% delle piccole e 2 su 3 di queste aziende innovative (il 65,4%) erano parte di organizzazioni di produttori, reti di imprese o sono associate ad altre organizzazioni.


Insomma, chi si struttura sopravvive, chi rimane nella propria "aurea mediocritas" rischia di faticare molto di più. In questo contesto, una piattaforma come QdC® - Quaderno di Campagna® rappresenta un grande partner per l'azienda che punta a crescere e a strutturarsi: la piattaforma di Image Line® offre numerosi servizi che permettono di semplificare la burocrazia necessaria alla gestione dell'impresa agricola, di gestire il registro dei trattamenti fitosanitari nell'ottemperanza di norme, disciplinari e regolamenti, di gestire il proprio magazzino così come di rispettare le scadenze dei patentini e dei controlli funzionali delle attrezzature. Ma non solo: utilizzare QdC® - Quaderno di Campagna® significa anche fare affidamento su un pool di tecnici esperti che si occupano dell'aggiornamento costante della piattaforma e sono in grado di accompagnare l'imprenditore agricolo nell'affrontare tanti problemi e difficoltà che si possono incontrare in campo.


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