Un ettaro coltivato a susini sequestra 12 tonnellate di carbonio all'anno. È uno dei dati forniti durante la "Conferenza europea sulla ricerca e l'innovazione nel settore ortofrutticolo", organizzata da Areflh, Assemblea delle regioni europee, frutticole, orticole e floricole. A sottolineare questo risultato, non privo di implicazioni, Alberto Levi dell'azienda modenese Monte Ré che produce prugne secche.

Levi, durante l'evento, ha anticipato alcuni risultati di un progetto sperimentale che sta conducendo sui suoi terreni, grazie a un innovativo strumento messo a punto dalla Nature 4.0 di Riccardo Valentini, il Tree Talker.

Con l'approvazione da parte del Parlamento Ue degli obiettivi di riduzione di emissioni di anidride carbonica e con la prospettiva di raggiungere la neutralità entro il 2050, conoscere esattamente quanto carbonio un frutteto è in grado di stoccare e poterlo certificare prelude alla possibilità di vendere sul mercato i crediti di carbonio a chi ha necessità di comprare crediti per neutralizzare le emissioni che non riesce ad abbattere. I frutticoltori, e più in generale gli agricoltori, potrebbero vedere, in futuro, una nuova fonte di entrate in azienda, dovuta alla certificazione del servizio che i loro alberi forniscono al pianeta.

Andiamo con ordine: Riccardo Valentini, membro dell'Intergovernmental panel on climate change, professore dell'Università della Tuscia e Premio Nobel nel 2007, ha presentato durante la conferenza Areflh un innovativo strumento che, applicato all'albero, permette di misurare in tempo reale una serie di parametri utili alla gestione di un frutteto.

Fra le tante misurazioni possibili anche quella che riguarda il sequestro di carbonio: lo strumento si chiama Tree Talker appunto. "Abbiamo sviluppato una tecnologia - ha detto Valentini - per monitorare in continuo l'attività della pianta, misura parametri biologici, la trasmissione della luce sulle foglie, per esempio, la crescita del tronco ecc. Possiamo vedere i dati in continuo. I dati poi sono trasmessi, tramite tecnologia IoT, dall'albero a un central unit server ed elaborati in tempo reale. Quando l'albero fa la fotosintesi fa un grande servizio alla società e all'ambiente, immagazzina carbonio. L'idea, in futuro, ma siamo a una fase solo scientifica, è quella di inserire questo dato in blockchain. L'agricoltura non ha mai fatto troppa attenzione al fatto che, assieme alla produzione di frutta, i frutteti sequestrano carbonio e questo è un servizio per la società".
 
Il Tree Talker, sviluppato dalla Nature 4.0, è già applicato in un castagneto sperimentale che si trova sugli Appennini sopra Bologna, di proprietà di Fondazione Carisbo. Lì, con il coordinamento tecnico scientifico dell'Accademia nazionale di agricoltura, si sta portando avanti il progetto "Castagni Parlanti", nell'ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 regionale - Tipo di operazione 16.1.01 - Gruppi operativi del partenariato europeo per l'innovazione. Contemporaneamente Alberto Levi della Monte Ré sta misurando con i Tree Talker il sequestro di carbonio nel suo frutteto, su 15 ettari. "L'intenzione - ha raccontato l'imprenditore agricolo - era di utilizzare i dati raccolti come strumento di marketing: volevo comunicare al consumatore delle nostre prugne secche che mangiando frutta prodotta in Italia, migliorava l'ambiente nel nostro Paese".

Poi, continuando il ragionamento, Alberto Levi ha aggiunto: "Negli ultimi anni però, a causa degli impegni presi dagli Stati del mondo per contenere il climate change si è attivato un mercato dei crediti di carbonio (un titolo equivale a una tonnellata di anidride carbonica non emessa o assorbita Ndr). I valori sono passati da pochi dollari a 45/50 dollari la tonnellata. Dai dati raccolti nel primo anno di applicazione di quindici Tree Talker, che sono stati posizionati in 5 ettari di frutteto, è risultato che è stato sequestrato carbonio pari a 12 tonnellate per ettaro. La misurazione nei frutteti è molto più semplice e attendibile rispetto a un castagneto o una foresta perché si tratta di piante assolutamente omogenee. Lo scopo del progetto è di vedere se sia possibile valorizzare i crediti misurati".

Il calcolo, anche se non preciso, sarebbe così presto fatto: un ettaro di susini equivarrebbe a 600 euro. La prospettiva potrebbe quindi essere interessante. "L'Accademia d'agricoltura - ha continuato Levi - ha pensato di estendere il mio progetto a venti frutteti diversi, in venti zone d'Italia, vorremmo poter misurare quanto carbonio sequestrano i 270mila ettari della frutticoltura italiana. Quando questo progetto si concluderà speriamo di poter trovare un mercato che dia un valore a questi crediti e quindi migliori il reddito degli agricoltori".