Vi ricordate il 2008? Non fu un anno memorabile per il buon andamento dell’economia mondiale. Fu anche l’anno delle primavere arabe (prima osannate, poi oggi chissà…). E fu l’anno dell'impennata dei prezzi agricoli.

Due fenomeni (per la serie: non tutti sanno che…) strettamente legati. Le "Primavere arabe" furono all’inizio vere e proprie rivolte del pane, causate dal rincaro del grano dovuto alla chiusura delle esportazioni russe.

Veniamo ad oggi: la Russia (super potenza energetica, ma oggi anche agricola) ha chiuso le esportazioni di grano fino a luglio. Limitazioni alle esportazioni sono messe in atto anche da altri grandi produttori come l’Ucraina, la Romania, il Kazakistan. Non di solo grano vive il mondo – e così paesi produttori ed esportatori di riso come l’India e il Vietnam hanno iniziato a controllare i flussi con l’estero.

C’è chi trema: secondo il World food program dell’Onu, sono ben trenta i paesi a rischio crisi alimentare nel mondo.
C’è chi è previdente: l’Egitto, che ha imparato la lezione del 2008 e si è messo sul mercato internazionale da subito. Fra marzo e aprile ha riempito i magazzini con grano francese (e alla Borsa di Parigi esultavano) e russo.
C’è chi non ha problemi: paesi ricchi come il Giappone, Taiwan ed Emirati Arabi hanno iniziato a comprare commodity sui mercati internazionali per far scorta. Ed è gente che non bada a spese.

Questo per dire che il petrolio del secolo si chiama cibo. Meditate gente, meditate.