I bicchieri soltanto di vetro, parlare le lingue straniere ('of course') e sbarcare sulla rete digitale con tutti i filari. Sono alcuni dei punti principali contenuti del decreto dedicato alle Linee guida sull'enoturismo, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, con l'obiettivo di organizzare il settore, portando integrazione e omogeneità, per farlo 'diventare grande'; cuore del provvedimento (definito 'Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica') un vero e proprio esercizio di stile: sviluppare, anche grazie a nuove 'regole', e favorire il connubio 'vino-turismo'.

Un percorso che si snoda principalmente intorno alla ricerca della qualità, con l'obiettivo di rendere l'enoturismo un sistema integrato, tra condivisione e diffusione della ricchezza culturale del nostro paese: promozione delle produzioni vitivinicole, conoscenza del vino e delle indicazioni geografiche (Dop, Igp, Stg), coinvolgimento delle persone nei diversi territori favorendo per esempio delle visite guidate ai vigneti (anche per esempio la vendemmia didattica), alle cantine, raccontando la storia e la cultura del vino. Dovrà poi accompagnarsi - abbinandosi nella vista, nei sapori, negli odori - alle caratteristiche principali del territorio, sviluppando legami ancora più forti con i prodotti e le aziende locali, che guardano alla gastronomia per esempio.

Le Linee guida prevedono requisiti e standard minimi per l'esercizio dell'attività enoturistica, che è tale soltanto se connessa a un'azienda agricola. Caratteristiche principali dovranno essere, oltre naturalmente al rispetto delle norme igienico-sanitario e di sicurezza: l'apertura settimanale o stagionale di un minimo di tre giorni (compresi prefestivi e festivi); possibilità di prenotazione delle visite (meglio se informatizzata); le lingue straniere che dovranno esser parlate e scritte (almeno tre) sui materiali informativi, la gestione di un sito o almeno di una pagina web aziendale; informazioni sulla zona di produzione e sulle Dop. E poi, i bicchieri di vetro, anzi i calici - rigorosamente e soltanto di vetro - per la degustazione nelle cantine.
Mentre a vigilare sulle Linee guida saranno le regioni che potranno anche attivare corsi di formazione per le aziende e gli addetti.

Gli operatori sembrano soddisfatti del provvedimento. "Accogliamo con grande soddisfazione l'intesa trovata tra il governo e le regioni sul decreto sull'enoturismo - osserva Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini, ricordando quanto ci si sia 'spesi in questi anni' - riteniamo molto significativo che le istituzioni abbiano riconosciuto la bontà e la valenza delle nostre proposte. Siamo certi che, attraverso questa nuova opportunità, l'intero comparto trarrà grandi benefici soprattutto in termini di valorizzazione dei territori".

Con questo provvedimento - aggiunge Nicola D'Auria, presidente nazionale Movimento turismo del vino - "vengono completate le prime disposizioni in materia già introdotte con la legge di Bilancio del 2018 ma rimaste ancora inapplicate in assenza dello specifico decreto. Ora, viene data finalmente una puntuale definizione di 'enoturismo', vengono completate alcune semplificazioni fiscali per le aziende agricole, e vengono definiti anche degli standard minimi di qualità dei servizi offerti. Inoltre - rileva D'Auria - il settore viene dotato di un quadro normativo completo e armonizzato a livello nazionale".

La partita ora si sposta al ministero delle Politiche agricole. L'auspicio di entrambi è infatti che adesso "il ministro Gian Marco Centinaio firmi al più presto il decreto, così da renderlo quanto prima operativo".

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