Dopo che il Regno Unito ha deciso di lasciare l'Unione europea chi sa far di conto si inquieta.
Secondo i dati presentati da Nomisma all'ultimo Agrifood Monitor, il Regno Unito rappresenta il quarto mercato per l'export alimentare italiano per un importo superiore ai 3 miliardi di euro. Per alcuni prodotti o regioni italiane gli inglesi valgono anche di più.
Parliamo di prodotti come il prosecco (il 40% dell'enorme export è indirizzato in Inghilterra), i pelati e le polpe di pomodoro (20% in valore) o di regioni come la Campania, il Veneto e la Basilicata per le quali l'export in Uk vale il 15% del totale.
Storicamente il Regno Unito rappresenta un forte importatore di prodotti alimentari: con un valore di circa 56 miliardi di euro è il sesto mercato al mondo per l'import di prodotti agroalimentari e il secondo per consumi a livello europeo (250 miliardi di euro nel 2017).
Si tratta di un paese dove l'autosufficienza alimentare non supera il 50% e per tale motivo è fortemente dipendente dalle importazioni, in particolare dagli (ancora) partner europei: dall'Unione arriva 70% delle forniture agroalimentari.
L'Italia figura come il sesto fornitore globale con una quota a valore vicina al 6% dell'import britannico. Per l'Italia la Gran Bretagna è invece il quarto cliente alimentare dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Un mercato che nell'ultimo decennio ha aumentato i propri acquisti di prodotti del "made in Italy" di ben il 43%.
Piatto ricco mi ci ficco – anzi, ci rimango. Sarà quindi il caso che ci si organizzi sia dal punto di vista diplomatico sia da quello commerciale e del marketing. Si può supporre che i tanti competitori internazionali abbiano oggi gli occhi ben puntati sull'Inghilterra; pensiamo per esempio ai produttori di vino sudafricani e australiani o ancora cileni che non vedono l'ora di aumentare l'export dei loro bianchi, oppure ai turchi con le loro conserve di pomodoro che magicamente prenderanno nomi "italian sounding" e sbandiereranno tricolori.
La battaglia commerciale d'Inghilterra è già aperta.
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