Sicurezza alimentare, il Parlamento europeo chiede l'indicazione d'origine delle carni utilizzate in alimenti trasformati. Un recente studio della Commissione europea registra il favore dei consumatori europei, ma i costi di realizzazione restano troppo alti. Il testo non ha valore legislativo ma costituisce una chiara indicazione politica. Ad oggi l'indicazione obbligatoria c'è solo per le carni fresche bovine e, da aprile 2015, per quelle suine, ovine, caprine e di pollame.
Indicazione di origine per le carni trasformate
Lo chiede il Parlamento europeo con l'approvazione della risoluzione “Indicazione del paese di origine nell'etichettatura per gli ingredienti carnei contenuti nei prodotti alimentari trasformati”. Il testo non ha valore legislativo bensì di indirizzo politico rivolto alla Commissione europea che, eventualmente, può proporre modifiche all'attuale regolamento in vigore. Con questa risoluzione, gli eurodeputati chiedono che “le carni utilizzate come ingrediente nei prodotti alimentari trasformati, come ad esempio le lasagne, dovrebbero prevedere l'indicazione del paese di origine sulle etichette, come avviene già per le carni bovine fresche”.
Indicazione "Ue/non-Ue" non basta
Gli eurodeputati considerano anche l'obbligo di indicare sull'etichetta l'origine europea o meno di un prodotto contenente carne trasformata come un'alternativa economicamente meno costosa ma, come sottolineato da una ricerca dell'Ufficio europeo delle unioni dei consumatori (Beuc), non accettabile per i consumatori.
Commissione europea: troppo alti i costi di questa indicazione
In un rapporto di fine 2013, l'esecutivo di Bruxelles evidenzia i costi non sostenibili di una simile indicazione per le aziende. A seconda dello Stato membro, infatti, dal 30 al 50 per cento delle carni macellate sono trasformate in ingredienti a base di carne per alimenti, preparati di carne e prodotti a base di carne. Inoltre le aziende di cibi pronti non si riforniscono sempre dagli stessi allevatori e quindi sarebbero tenute a cambiare le confezioni ogni volta che cambiano fornitore, con conseguenti problemi di costi e di organizzazione del lavoro. A questo va aggiunto che il 90 per cento delle imprese che operano nel settore della trasformazione delle carni sono Pmi.
Eurocommerce: "Poca protezione per i consumatori, molti costi per i produttori"
Secondo la confederazione dei commercianti europei, l'indicazione obbligatoria in etichetta costituirebbe un vantaggio minimo per i consumatori soprattutto in termini di sicurezza alimentare. Invece si tradurrebbe in enormi costi aggiuntivi per gli addetti al settore che sarebbero così costretti ad alzare i prezzi.
Giovanni La Via: “Ce lo chiedono i consumatori”
“Oltre il 90% dei cittadini ritiene importante che ci sia una etichetta di provenienza delle carni anche nei prodotti trasformati ”, ha dichiarato Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, secondo il quale il provvedimento è necessario perché il "30-50 per cento del volume totale delle carni macellate a livello nazionale diventa un ingrediente” e perché una etichettatura più precisa permetterebbe di “riconquistare la fiducia dei consumatori europei, che dopo lo scandalo della carne di cavallo trovata in alcune lasagne auspicano regole più severe”.
Da aprile 2015 obbligatoria l'indicazione di origine per carni suine, ovine, caprine e di pollame
Nel frattempo, il Regolamento UE 1169 del 2011, approvato definitivamente lo scorso 13 dicembre, prevede l'obbligo di scrivere in etichetta da dove vengono queste tipologie di carni così come attualmente accade per le carni bovine, a sua volta applicata in conseguenza delle infezioni diffuse, da morbo della “mucca pazza”.
13 febbraio 2015 Economia e politica