Il Consiglio dei ministri del 23 gennaio ha infatti stabilito con decreto legge la revisione dei criteri per l’Imu sui terreni agricoli relativi al 2014. Via dunque la classificazione basata sull’altitudine del municipio che avrebbe finito col penalizzare tanti terreni agricoli posizionati più in alto rispetto alla sede del Comune a valle, e avanti con l’applicazione dei criteri di montanità elaborati dall’Istat. In sintesi: saranno esentati dall’imposta tutti i terreni agricoli nei comuni classificati “montani” e solo i terreni di proprietà o in affitto a coltivatori diretti (Cd) e imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola (Iap) nei comuni “parzialmente montani”.
Con i nuovi criteri 3546 Comuni saranno totalmente esenti e 655 parzialmente esenti. Il termine di pagamento per chi non rientra nei parametri di esenzione è posticipato al 10 febbraio.
“Abbiamo lavorato per una soluzione definitiva e strutturale della vicenda Imu sui terreni montani – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina - Con il decreto di oggi abbiamo risolto i problemi amministrativi sopravvenuti e tutelato ancora di più coloro che vivono di agricoltura nei territori rurali".
“E’ un intervento decisivo che incide molto sullo sviluppo delle aree agricole montane”: è il commento di Giuseppe Castiglione, sottosegretario di Stato alle politiche agricole alimentari e forestali.
“Un risultato che è frutto di un lavoro di squadra - ha continuato Castiglione - che crede nel ruolo assolto dall’agricoltura in aree penalizzate dal punto di vista pedo-morfologico in cui le attività agricole spesso stentano ad assolvere a quel ruolo strategico sia contro il dissesto idrogeologico sia contro l’esodo rurale".
Anche Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione agricoltura della Camera e deputato Pd, ha commentato positivamente la risoluzione: "Si tratta di una scelta responsabile che raccoglie le sollecitazioni del Parlamento, delle associazioni di categoria e degli enti locali". Per poi concludere: "Era una tassa iniqua ed inopportuna".
Meno soddisfatte le organizzazioni agricole. Secondo Franco Verrascina, presidente di Copagri, il decreto "non può essere una soluzione positiva, non risolve assolutamente la questione e, anzi, l'agricoltura si trova a pagare la necessità di fare cassa non per proprie responsabilità".
Verrascina ribadisce la posizione della sua organizzazione: "Quella di non toccare un settore che produce, dà lavoro e può fare ancora di più e meglio se orientato da adeguate politiche e continuiamo a non capire come si possano tassare beni e strumenti che servono per svolgere ordinariamente un'attività d'impresa. Ciò a maggior ragione quando s'invoca da più parti la ripartenza dell'imprenditoria italiana. Chiedevamo chiarezza definitiva ma non certo in una direzione che penalizza non poco il settore. Lo sforzo profuso per i terreni montani o parzialmente montani non è, dunque, sufficiente; è l'intero sistema agricolo a uscire male da questa partita”.
Agrinsieme, il Coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, "prende atto" della decisione del Governo che.
“Siamo lieti che sia stata fatta maggiore chiarezza - rimarca Agrinsieme - resta il fatto però che aziende agricole, che operano in una vasta area del Paese, continuano ad essere caricate di un onere fiscale che non si possono permettere. Inoltre, rileviamo che parte delle risorse per la copertura finanziaria del provvedimento vengono sottratte al ‘pacchetto agricolo’".
Agrinsieme ritiene iniquo "gravare di ulteriori balzelli aziende in difficoltà che hanno tra l'altro il grande merito di operare per la difesa del paesaggio ed essere spesso anche l'unico bastione contro il dissesto idrogeologico del territorio. Per questo il Governo avrebbe dovuto compiere uno sforzo più coraggioso, esentando totalmente dagli oneri fiscali le aree ex svantaggiate almeno per il 2014".
Agrinsieme aggiunge inoltre che i termini del pagamento al 10 febbraio, per quei terreni che non rientrano nei parametri dell’esenzione, sono estremamente stretti.
Alle prese col rebus Imu anche le organizzazioni agricole locali, che devono fare i conti con i paradossi del territori. Un esempio lo porta Confagricoltura Bologna: "Pur adottando la classificazione dell’Istat, nei comuni “parzialmente montani” come Castel San Pietro, Valsamoggia, Pianoro, San Lazzaro, Ozzano Emilia e Bologna verrebbero per la prima volta tassati gli agricoltori non rientranti nella categoria coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali”.
“Il paradosso inoltre – conclude Confagricoltura Bologna – si accanisce anche sugli ex comuni della Valsamoggia come Savigno che in base alla classificazione Istat sarebbe rientrato di diritto tra i Comuni montani ma ora, dopo la fusione, perde questa connotazione”.
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Fonte: Agronotizie