"La vera falla che porta l’Italia a una continua “emergenza maltempo”, che spesso purtroppo si trasforma in tragedia, è la totale assenza di una politica di difesa e conservazione del suolo".

Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori a proposito di quanto accaduto in Veneto, dove è straripato il torrente Lierza, provocando la devastazione di una struttura che ospitava una festa e la morte di quattro persone.

"I vigneti e più in generale tutti i terreni coltivati, assieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione delle acque, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno - spiega la Cia - Sfortunatamente, però, la cementificazione costante non solo ha divorato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo a ritmi vertiginosi (oltre 11 ettari l’ora, quasi 2000 alla settimana e oltre 8000 al mese), ma questo processo molte volte non è neanche stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque".

"Per questo non si può ancora attendere - osserva la Cia - Al Paese servono nuove e adeguate politiche di prevenzione del territorio, a cui affiancare una puntuale azione di vigilanza e controllo delle situazioni a rischio che deve coinvolgere in primis gli agricoltori. Ecco perché sollecitiamo la ripresa della discussione sull’uso e consumo di suolo, che è ferma da tempo alla Camera nonostante i numerosi disegni di legge presentati".
In particolare, la Cia chiede di definire al più presto norme operative, che vedano un’azione in partenariato pubblico-privato.

"Il rischio idrogeologico in Italia coinvolge il 9,8 per cento della superficie nazionale e riguarda 6.633 Comuni - evidenzia la Cia - Vuol dire che oggi quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni e frane".