L’incremento del fatturato è legato all’aumento dei prezzi alla produzione registrato all’inizio della campagna produttiva 2012-2013. Rincari che sono andati progressivamente esaurendosi nel corso del 2013 sino a riportare nell’ultimo quarto dell’anno il prezzo del vino su livelli decisamente inferiori all’anno precedente.
Quasi tutte le tipologie hanno subito una flessione dei quantitativi esportati accanto una progressione dei corrispettivi monetari, dicotomia particolarmente evidente nel caso dei vini sfusi (+11% in valore vs -12% in quantità).
Unica voce fuori dal coro, gli spumanti che hanno ottenuto oltre all’aumento dell’export in valore (+18%) anche un’eccellente performance in termini quantitativi (+13%). In questo segmento a trainare la domanda estera è stata la voce “altri spumanti Dop” (che comprende il Prosecco), con incrementi in volume e in valore di circa il 27%. Meno dinamico l’Asti che in volume si è fermato a un più 3%, affiancato da un più 16% degli introiti.
Tra i principali mercati di destinazione delle bollicine italiane, spicca il Regno Unito che, con un balzo in avanti del 40% degli ordinativi, diviene il primo acquirente sotto l’aspetto quantitativo. Gli Usa mantengono invece il primato tra i big spender con un incremento della domanda del 13% e della relativa spesa del 18%. La Germania, attualmente terzo cliente per importanza sempre parlando di bollicine, ha invece ridotto del 16% le sue richieste, a fronte di una domanda russa molto dinamica (+29% in quantità, +53% in valore). Cresce, infine, anche l’apprezzamento nei mercati scandinavi e nei Paesi Baltici.
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Fonte: Ismea